Dopo il messaggio di Tiziano Ferro, la sindaca di Latina Matilde Celentano (Fratelli d’Italia) ha concesso il patrocinio al Lazio Pride, previsto per l’8 Luglio proprio nella città fondata dal Duce, che è anche città di origine di Ferro. Ma il patrocinio è nulla, se non è accompagnato dalla promessa di disobbedire al Governo Meloni e quindi registrare gli atti anagrafici dei figli delle coppie omogenitoriali.
Tiziano Ferro durante un concerto ha invitato i suoi fan a partecipare al Lazio Pride a Latina. La sindaca di Fratelli d’Italia, partito che sta conducendo la battaglia per rendere la maternità surrogata mediante gestazione per altri un reato universale, ha capziosamente colto la palla al balzo, per invitare Tiziano ad unirsi al Lazio Pride e a portare il proprio concerto a Latina, con la non troppo velata insinuazione: se tieni tanto alla tua città, perché non vieni qui a cantare?
È Pietro Turano, attore, attivista, vice-presidente Arcigay Roma e portavoce del Lazio Pride, a sottolineare il corto-circuito di cui Ferro, padre con suo marito Victor Allen di due bimbə, è stato prezioso innesco. “Sono pronta a fare tutto quello che la legge mi consentirà di fare, senza pregiudizi né riserve da parte mai “, aveva scritto la sindaca, in risposta alla richiesta di Ferro di tutelare le coppie omogenitoriali.
“Ma il problema è che la legge non regola – spiega Turano – non tutela e non protegge chiaramente le nostre famiglie, che anzi al momento sono letteralmente perseguitate dal governo (di cui il suo partito costituisce maggioranza). Dire ‘farò quello che la legge mi consente’ significa non fare niente e questo è quello contro cui stiamo lottando nei comuni dove lə sindacə hanno addirittura smesso di fare le trascrizioni”.
“Chiediamo a sindaci e sindache – prosegue Turano – di pretendere una legge che tuteli i figli e le figlie di questo paese e, nel frattempo, du usare il proprio potere per tutelare le famiglie nei propri comuni”
L’eloquente risposta data da Tiziano Ferro alla sindaca Matilde Celentano smuove le acque di un movimento LGBTQIA+ talvolta fossilizzato su vecchi schemi novecenteschi. Si osserva infatti come alcune frange dell’attivismo italiano siano particolarmente affezionate al mantenimento dello status quo, che fornisce loro possibilità di esistere, di avere una battaglia da combattere, finanziamenti pubblici e una professione.
Mi riferisco in particolare ad alcune “posizioni dominanti”, quasi sempre di orientamento politico a sinistra, che nella possibilità di migliorare la condizione delle persone LGBTQIA+ vedono purtroppo una minaccia alla propria ragion d’essere. Nel corso del racconto che Gay.it sta effettuando attraverso tutti i 53 Pride d’Italia, con interviste e cronache dal territorio, mi è capitato sovente di osservare una certa resistenza da parte dei comitati organizzatori locali a chiedere il patrocinio alle istituzioni. Il senso ideale di questo rifiuto è, più o meno, ascrivibile al seguente principio: “Il popolo queer non ha bisogno di autorizzazioni”.
È una sonora menzogna ideologica, giacché il popolo queer chiede piena cittadinanza a una società organizzata grazie a riconosciute istituzioni democratiche. Che vanno cambiate, partendo da un principio di rispetto verso quelle istituzioni. A meno di non volersi trasformare in movimento di sovversione: ad oggi non sembra questo l’orientamento della comunità LGBTQIA+ italiana, francamente.
È naturalmente legittimo manifestare senza patrocini, e ci mancherebbe. Ma è grazie alla costituzione e alle istituzioni democratiche che possiamo manifestare liberamente, senza patrocini. Ed è dunque nostro interesse coinvolgere il più possibile le istituzioni. Ogni Pride dovrebbe cercare il maggior numero di patrocini istituzionali possibili. Nel nostro viaggio attraverso i Pride d’Italia, senza fare nomi (giacché abbiamo evitato, forse sbagliando, di pubblicare tale stupidaggine), alla nostra domanda “come mai non avete chiesto patrocinio alla Regione?“, ci è stato risposto da un* portavoce di un comitato Pride locale: “E no, se poi ci danno patrocinio, si intestano la nostra manifestazione e loro sono di destra“. Il timore sottinteso è quello che, con un semplice patrocinio, la destra possa silenziare le proteste e le richieste del movimento LGBTQIA+. E magari svuotare di significato un certo numero di professionisti dello status quo.
Ma l’episodio di Tiziano Ferro e del Lazio Pride di Latina, che ha avuto il patrocinio della sindaca di destra Matilde Celentano, fornisce un esempio di come la collaborazione delle istituzioni democratiche possa aiutare a far emergere le contraddizioni delle istituzioni stesse. Ed è proprio questo che dobbiamo instancabilmente continuare a fare. Coinvolgere le istituzioni e quindi denunciarne le contraddizioni. Denunciare il vuoto normativo sulle famiglie omogenitoriali di cui sono storicamente responsabili la destra, quanto la sinistra.
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