Come molti gruppi di attivisti e associazioni si aspettavano, l’ispezione al Careggi sembra essere stata non altro che il preambolo di un ennesimo, subdolo attacco alla comunità LGBTQIA+ da parte del governo Meloni.
In un comunicato congiunto del Ministero della Salute e del Ministero della Famiglia nelle figure dei ministri Orazio Schillaci ed Eugenia Roccella, viene infatti annunciato un tavolo tecnico per la valutazione dell’uso di triptorelina nell’approccio all’incongruenza di genere nei minori.
L’equipe è ancora in fase di composizione, ma – a quanto si apprende ad ora – nel comunicato non viene citato il coinvolgimento di realtà LGBTQIA+ e/o associazioni più specificatamente focalizzate sulla comunità T. L’obiettivo, però, è ben chiaro: sulle orme della Gran Bretagna di Rishi Sunak, si intende rivedere il protocollo di somministrazione del farmaco “alla luce di una ricognizione della letteratura scientifica e delle esperienze di altri Paesi”.
Letteratura scientifica che però ha più volte confermato i benefici e la sicurezza dell’impiego di triptorelina nelle terapie di affermazione – come abbiamo lungamente evidenziato qui – trattandosi di un farmaco già utilizzato sin dagli anni 80′ per bloccare la pubertà precoce e nel trattamento di altre patologie.
Come confermato da pediatri, endocrinologi, psicologi e neuropsichiatri infantili – nonché dagli stessi genitori di bambin* impiegat* in percorsi di affermazione di genere – la triptorelina è un vero e proprio farmaco “salva vita”, che previene l’insorgenza di disturbi quali la depressione, l’ansia e le ideazioni suicidarie nell* bambin* con incongruenza di genere. Ma, a quanto pare, l’ideologia non guarda in faccia nessuno.
“L’iniziativa – si legge ancora nella nota – fa seguito all’audizione, presso il Ministero della Salute, delle principali società scientifiche coinvolte nella problematica della disf*ria di genere negli adolescenti, e a un quesito avanzato al Comitato Nazionale di Bioetica per valutare l’opportunità di riesaminare la questione dell’uso della triptorelina nei casi di disf*ria di genere dei minori. Tale istanza è stata inoltre accompagnata, tra l’altro, dall’avvio di una ricognizione presso le Regioni relativamente al monitoraggio clinico e di spesa e alle prescrizioni di triptorelina per i casi di disf*ria, e alla richiesta di una relazione ad Aifa sulle indicazioni terapeutiche per la somministrazione del farmaco”.
Resta da attendere, nei prossimi giorni, la composizione ufficiale del tavolo tecnico. Impossibile però non domandarsi come mai un protocollo attivo dal 2019 e ben collaudato nel nostro e in altri paesi, venga messo in discussione solo oggi e solo da governi ultraconservatori già più volte ostili alla comunità LGBTQIA+ anche in altri ambiti.
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