L’amministrazione Trump smantella altre eredità dell’epoca Obama, anche in materia di diritti LGBT.
L’ultima direttiva emessa dal procuratore generale Jeff Sessions sollecita infatti le agenzie governative a soddisfare chi rivendica la violazione delle proprie libertà religiose. Nello specifico il provvedimento potrebbe tradursi nella possibilità di eludere per motivi religiosi (e morali) le leggi e le tutele anti-discriminazione che fino a ieri hanno impedito per via legale di perseverare nelle stesse: gli ospedali cattolici potranno negare le cure, le imprese potranno non assumere o non prestare servizi.
Trump, che gode ormai di un indice di gradimento in caduta libera (circa il 39%), cerca così di appoggiare le istanze più radicali di una parte del suo elettorato: quella religiosa e integralista, in particolare gli evangelici.
Il tema non è nuovo e non manca di fare proseliti anche in Italia, dove alcuni sindaci hanno fatto leva su una fantomatica obiezione di coscienza per non celebrare (ma non riuscendoci) le unioni civili nei propri comuni.
A questa notizia, però, se ne aggiunge un’altra: il Washington Post ha riportato negli scorsi giorni che la Casa Bianca sta valutando la possibilità di annullare le tutele per gli LGBT che lavorano nel governo federale. Starebbe circolando, infatti, una bozza di potenziale ordine esecutivo con cui verrebbe revocata la direttiva firmata da Obama che vieta le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere fra i dipendenti federali e da parte dei soggetti a cui il governo assegna appalti.
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