Dal 2018, il Ministero della Famiglia e dei Servizi Sociali turco ha inasprito le proprie politiche di censura nei confronti di materiali definiti “pubblicazioni oscene”, limitando la vendita di almeno 40 opere a tema LGBTQIA+.
I libri ritenuti inadatti sono vietati ai minori, possono essere venduti solo su ordinazione, e vengono consegnati sigillati in buste nere o pacchetti chiusi, una politica che ben riflette l’approccio silenziatorio volto a limitare la visibilità e l’espressione delle soggettività LGBTQIA+ del governo Erdogan.
Il motivo principale della censura, come riportato dai Rapporti sulla Libertà di Pubblicazione dell’Associazione degli Editori Turchi, sarebbe la presenza di temi legati al genere, all’identità LGBTQIA+ e alla salute sessuale – definiti “immorali”.
Solo pochi mesi fa, Erdogan, aveva infatti definito la comunità LGBTQIA+ “una minaccia per la famiglia tradizionale”. Sarà quindi per questo motivo che alcuni tomi specifici sul tema si sono salvati dalle limitazioni, ovvero quelli che dipingono le persone queer come il nemico da combattere.
Vicenda emblematica di questa contraddizione è quella che ha coinvolto la biblioteca municipale di Istanbul, costretta a ritirare dalla vendita alcuni libri che associavano l’omosessualità alla pedofilia non per direttive ufficiali, ma grazie a una reazione popolare e di un’indignazione collettiva esplosa sui social media.
Le associazioni e gli attivisti per i diritti delle persone LGBTQIA+ hanno colto l’occasione per segnalare la facilità con cui è possibile trovare pubblicazioni denigratorie nei confronti della comunità in vari punti vendita, inclusi gli scaffali delle biblioteche municipali, mentre i libri sull’educazione affettiva rivolti ai bambini vengono venduti in buste nere, alla stregua della letteratura erotica.
Tra i titoli più controversi vi sono “I pericoli dell’ideologia transgender”, “Il grande pericolo per gli adolescenti di oggi: l’orientamento sessuale” e “Guida per prevenire l’omosessualità nei propri bambini”, oltre a manuali che promuovono le cosiddette terapie di conversione e opere che, sotto la veste di letteratura scientifica, diffondono falsità sui “problemi di salute sessuale derivanti dallo stile di vita omosessuale”.
Nonostante alcuni di questi lavori si presentino con un’apparente base accademica, i contenuti veicolati non fanno altro che alimentare una retorica d’odio e di discriminazione, spesso riaffermando la falsa correlazione tra omosessualità e pedofilia – la cosiddetta groomer theory che spopola anche nelle retoriche ultraconservatrici statunitensi.
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