Turchia, crociata contro la comunità queer: multe alle piattaforme streaming per contenuti omosessuali

Cosa sta succedendo in Turchia? Le sanzioni a Netflix, Amazon Prime Video e Disney+.

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Turchia crociata queer
"Modern Love", "Love Victor" e "Élite" vittime di censura in Turchia
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Sapevi che esiste un Paese, non molto distante dal nostro, nel quale i programmi televisivi, i film e le serie tv non possono contenere “relazioni omosessuali” o “contenuti contrari ai valori della famiglia“?

Ebbene sì, ti sembrerà strano, eppure è così. Quel Paese è la Turchia e già da diverso tempo – come abbiamo avuto modo di raccontarvi in passato – sta perseguendo una vera e propria crociata contro la comunità queer.

 

istanbul pride 2022 360 arresti erdogan
istanbul pride 2022 360 arresti erdogan turchia

 

Turchia: il provvedimento 6112

La patria di alcuni tra i prodotti audiovisivi più amati da noi italiani – come Daydreamer Bitter Sweet con Can Yaman, Demet Özdemir e Öznur Serçeler -, infatti, dal 2019 ha approvato il provvedimento 6112 che costringe le piattaforme che distribuiscono film e serie tv a livello digitale a dover ottenere una licenza da parte di Rtuk – Il Consiglio supremo per la Radio e la Televisione della Turchia.

I grandi colossi dello streaming, dunque, per poter trasmettere i loro prodotti audiovisivi sono costretti a passare per questo Organo dello Stato che ha l’incarico di monitorare i contenuti oltreché la possibilità di rimuoverli o di multare le emittenti nel caso in cui li ritenga inappropriati.

Negli anni gli effetti di questa legge hanno colpito non solo le piattaforme di streaming come Netflix, Prime Video e Disney+ ma anche i canali televisivi che propongono dibattiti politici non allineati con la retorica governativa che sono finiti al centro di inchieste e talvolta persino sanzionati dal Rtuk, il cui consiglio è principalmente formato da membri eletti dal partito Akp di Erdogan.

 

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Turchia: multe alle piattaforme streaming per contenuti omosessuali

D’altronde, non ci si poteva aspettare altrimenti dal presidente Recep Tayyip Erdogan che definisce i diritti LGBT come “una degenerazione della nostra struttura familiare”, e anzi le iniziative delle ultime settimane confermano la sua volontà di portare avanti una vera e propria crociata contro la comunità queer.

È notizia di queste roventi giornate estive, infatti, che le piattaforme di streaming Netflix, Disney+ e Amazon Prime sono finite nel mirino della censura perché accusate di trasmettere film e serie che promuovono le “relazioni omosessuali” e, quindi, “l’immoralità”, oltreché a proporre contenuti contrari ai valori della famiglia turca.

Per tali ragioni, come riportato dall’ANSA, il Consiglio supremo per la Radio e la Televisione di Turchia (Rtuk) ha sanzionato le popolari piattaforme costringendole a recarsi ad Ankara in settembre per discutere di “politiche relative alla trasmissione di contenuti riguardanti questioni sensibili come la struttura della famiglia turca, i valori morali nazionali e l’indivisibile integrità della Turchia“.

Questa volta, dunque, a finire nel mirino di Ankara sono state la serie tv “Love, Victor di Disney+ che secondo Rtuk contiene “comportamenti immorali che disturbano la società“, la serie “Modern Love trasmessa da Amazon Prime Video ritenuta “contraria ai valori morali della società e al principio di protezione della famiglia” e la serie tv di Netflix “Élite” e il film “Anne+” per avere mostrato “relazioni omosessuali“.

Secondo quanto riportato dal quotidiano laNazione.it, nella sezione Luce, Rtuk avrebbe multato anche la compagnia che distribuisce film online, con sede a Londra, Mubi – fondata dal turco Efe Cakarel – per la presenza nel suo catalogo dei film “Le Lycéen” e “Room in Rome” che violano “i valori nazionali e morali della società e la protezione della famiglia” e contengono “oscenità”.

Sanzioni amministrative sono state ordinate anche per la piattaforma di streaming turca Blu Tv a causa di “elementi Lgbtq+” presenti nella serie “The Book of the Queer”.

Insomma, non sappiamo quali potranno essere i prossimi passi del presidente Recep Tayyip Erdogan ma ciò che è certo è che a partire da settembre la cultura queer sarà sicuramente soggetta ad ulteriori restrizioni, per lo meno in Turchia.

 

 

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drivexxx 20.8.23 - 8:42

ma da quando in qua la Turchia sarebbe un paese democratico? diciamo che è un paese cuscinetto che fa comodo a molti, agli usa per l'appartenenza alla nato, a putin per gli stretti rapporti di amicizia tra i due premier (chiamiamoli così) e ad altri paesi vicini; teniamo anche presente che la Turchia occupa parte di uno dei paesi della UE. giustamente la UE, in modo ovviamente molto ipocrita, frappone infinite riserve all'ingresso, più volte richiesto dalla Turchia, nell'unione. basterebbe dire no, grazie, non siete agli standard di democrazia richiesti, e la questione si risolverebbe (in negativo per fortuna), e forse darebbe da ripensare alla leadership del paese. ma poi... perché mai la Turchia dovrebbe entrare nell'UE? è un paese asiatico, non democratico se non di facciata, imperialista, guerrafondaio... ci mancano i problemi nella UE?

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