FORLI’ – Come è noto il responsabile dei condilomi (forse l’infezione sessualmente trasmessa più frequente nel mondo) è un virus chiamato HPV che si trasmette per contatto diretto durante i rapporti sessuali (contatto diretto significa che non è necessario il passaggio di sperma o di secrezioni vaginali ma è sufficiente il contatto cutaneo o mucoso e questo è uno dei motivi che spiegano perché il preservativo può non proteggere del tutto da questa infezione). Di questo virus esistono più di un centinaio di sierotipi distinti con un numero (HPV1, HPV2,ecc) e di questi sierotipi ce ne sono 2 (l’HPV16 ed il 18) responsabili del tumore della cervice uterina ed altri 2 (il tipo 6 ed 11) responsabili dei condilomi genitali.
Da diversi anni si tenta di preparare dei vaccini sia preventivi (cioè che prevengano l’infezione in chi non l’ha mai avuta e quindi che riguardano le ragazze ed i ragazzi che non hanno ancora avuto rapporti sessuali) che curativi (per chi invece l’infezione l’abbia già contratta). Pochi giorni fa durante un Congresso che si è tenuto a Roma sono stati presentati i risultati preliminari di uno studio di fase III (cioè di uno studio su esseri umani) condotto su oltre 5.000 donne di tutto il mondo (compresi 4 centri italiani: Roma, Palermo, Brescia e Napoli) di un vaccino che essendo diretto contro tutti e quattro i sierotipi (6, 11, 16 e 18) riveste una particolare importanza perché potrebbe interessare sia le donne (comprese, ovviamente, le lesbiche) sia i maschi (compresi, ovviamente, i gay) mentre gli studi precedenti riguardavano solo le donne essendo vaccini diretti o solo contro l’HPV16 o contro il 16 ed il 18.
I risultati presentati sembrano molto incoraggianti anche se non mancano i problemi da risolvere (per esempio: quanto tempo dura la protezione vaccinale? non c’è il rischio che eliminando certi sierotipi possano diffondersi più facilmente gli altri sierotipi? ecc.). In fiduciosa attesa che siano presentati i dati definitivi degli studi in corso è opportuno ricordare quello che già ora può essere fatto per evitare che, nelle donne infette, si passi dall’infezione al tumore della cervice uterina: tutte le donne sessualmente attive debbono fare ogni 5 anni (per le donne HIVpositive ogni anno) un Pap Test (preferibilmente associato ad un HPV test) anche se è bene chiarire che solo una minoranza delle donne infette da HPV svilupperà un tumore.
Ma dato che parliamo di vaccinazione e di malattie sessualmente trasmesse colgo l’occasione per ricordare ancora una volta a tutti quelli che non l’hanno già fatto che è fortemente raccomandato vaccinarsi contro due virus che possono essere trasmessi anche per via sessuale: l’HBV e l’HAV responsabili rispettivamente dell’Epatite B e dell’Epatite A. Per vaccinarsi basta rivolgersi all’Ufficio di Sanità Pubblica della propria AUSL.
di Francesco Allegrini
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.