Valerio Scanu è più che mai “presente”, esattamente come il titolo del nuovo singolo uscito lo scorso 19 gennaio. Un brano dedicato alla memoria del padre, scomparso a fine 2020 a causa del Covid-19, e all’importanza di vivere il qui e ora. Il brano dà il titolo al disco in uscita prossimamente, il primo a 6 anni dall’ultimo lavoro di inediti. A Gay.it l’artista – che pochi mesi fa si è unito civilmente a Luigi Calcara – racconta il nuovo capitolo del proprio percorso artistico che da oltre 10 anni si muove nel campo della discografia indipendente, e svela perché in questi anni non ha più calcato il palco del Festival di Sanremo.
Torni sulle scene dopo 6 anni dall’ultimo progetto di inediti. In questo periodo è successo di tutto, che Valerio ritroviamo?
Più vecchio (ride, ndr). A livello artistico sono abbastanza coerente, non trovi un Valerio che fa reggaeton, sono sempre io musicalmente parlando. Poi certo ne son successe tante ma più a livello umano, e il cambiamento va a riflettersi anche nella musica.
Nel nuovo singolo Presente canti: “Sto diventando un po’ più grande anche se non vorrei”. Crescere ti spaventa?
No, c’è sempre la chirurgia a portata di mano (scherza di nuovo, ndr). Si cresce nel momento in cui ti ritrovi a dover coprire dei ruoli che prima copriva qualcun altro. Nel mio caso mio padre che era il capofamiglia. Per anzianità tocca a me adesso.
Il brano è anche un monito a ricordarsi di vivere il qui e ora. È stato difficile per te fare questo passo?
In generale sono uno che spesso si aggrappa ai ricordi per cui è complicato, però purtroppo in certe situazioni bisogna andare avanti perché la vita è una. È anche una sorta di sopravvivenza.
Presente dà il titolo all’album di prossima uscita. Stai esplorando nuovi approcci alla lavorazione del disco rispetto al passato?
No, ho sempre ascoltato quel che mi veniva proposto dai miei collaboratori. Il mio approccio è aprire le orecchie e non farmi condizionare da altre cose. A me interessa la bella canzone, non l’autore figo.
Hai superato il traguardo dei dieci anni da indipendente.
Il bel traguardo di questi tempi è continuare ad esserci, che è la cosa più complicata, ed è una grande soddisfazione.
Hai mai pensato di mollare?
No, perché ho sempre fatto questo nella vita. A volte ci sono momenti in cui uno si rompe di combattere. Non sono abituato a scalciare, mi piace dimostrare ma senza necessariamente dover calpestare i piedi a nessuno, e invece spesso i piedi mi vengono calpestati, però vado avanti lo stesso. In questi giorni ad esempio ho ricevuto un messaggio di critiche pesanti sul singolo da una persona che si spacciava per critico musicale. A questo pseudo Luzzatto Fegiz de noantri ho detto che io canto da quando avevo 8 anni. Ciò non significa che sia Stevie Wonder ma ho sempre fatto questo e continuerò a farlo, in piccolo o in grande. Devi abbattermi per farmi smettere di cantare.
Malgrado gli alti e bassi del tuo percorso i fan non ti hanno mai abbandonato. Quale pensi sia il segreto di questa vostra connessione?
Non so in realtà quale sia il segreto. Sono stato sempre me stesso. Ho avuto anche io quelli che sono spariti, però certo c’è un bel gruppo di persone che rimane a sostenermi.
Da pochi mesi sei sposato, che cosa ha aggiunto il matrimonio alla tua vita?
È il momento della maturità. Quando si decide di mettere su famiglia è così che si fa. Abbiamo voluto scrivere che siamo una famiglia anche a livello legale.
La prima fotografia che ti viene in mente di quel giorno?
La mia ovviamente! Scherzi a parte, quando ci siamo incontrati al Campidoglio.
In questi primi mesi ci sono state scaramucce tipiche dei coniugi?
C’erano anche prima, io sono molto disordinato e lui preciso e ordinato. Ma sono stato sempre coerentemente disordinato, non l’ha scoperto adesso.
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Sanremo è alle porte, che cosa pensi dei Festival di Amadeus?
Sono stati indubbiamente dei grandi successi.
Ti sarebbe piaciuto prenderne parte?
Non credo fosse il momento per me.
Ti senti poco allineato alla proposta musicale di questi anni?
Sì, poco.
Per quale motivo?
Con tutte le cose che ci sono state negli ultimi anni, quando uno va a Sanremo deve avere un certo tipo di struttura e io al momento sarei stato solo un numero, non avrei lasciato qualcosa.
In gara ci sarà anche Alessandra Amoroso, tua compagna di scuola ai tempi di Amici.
Non ci sentiamo da tanto, ci siamo un po’ persi di vista.
Che ricordi hai dei tuoi Sanremo, sei legato ancora alle canzoni che hai presentato su quel palco?
Assolutamente sì, sono quelle che anche il pubblico canta sempre. Ricordo la frenesia di quei giorni, perché Sanremo non è soltanto l’esibizione ma è tutto ciò che gira intorno, l’essere sbattuto per interviste da una parte all’altra.
Un’esperienza che rifaresti?
Per ora no, però in futuro non lo escludo.
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