Sicuramente per la maggior parte delle persone un pornoattore è semplicemente una persona che rende pubblici i propri atti sessuali attraverso vari canali mediatici, rivolgendosi a un pubblico più o meno vasto che necessita di un complemento visivo per rendere più appaganti le proprie fantasie masturbatorie. Per gli esperti del settore il discorso è decisamente più ampio e la definizione sopracitata, oggi, non potrebbe risultare in alcun modo soddisfacente. Probabilmente aveva senso quando la pornografia era ancora clandestina (prima, cioè, della liberazione sessuale), e quando non aveva a disposizione grandi budget e non poteva permettersi il lusso di selezionare più di tanto i cast delle proprie produzioni.
Da allora, però, la pornografia è stata sdoganata dai cinema a luci rosse, dall’home-video e, infine, da internet, e ognuno di questi passaggi ha contribuito ad ampliare il suo pubblico e le sue potenzialità in maniera a dir poco esponenziale. Per lo stesso motivo è più o meno dagli anni ’90 che il termine pornoattore (o pornostar, per i professionisti più popolari) viene considerato troppo generico, visto che in teoria include anche tutti coloro che realizzano prodotti amatoriali, all-sex, gonzo (video girati in prima persona mentre si fa sesso), e – in teoria – comprenderebbe anche coloro che si fanno riprendere mentre praticano del semplice autoerotismo. Quando, fra gli anni ’80 e ’90, c’è stato il boom dell’home-video e una conseguente crescita della richiesta, i registi e le case di produzione che comunque preferivano puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità hanno iniziato ad usare il termine "attore hard" (abbreviazione di hardcore, "centralmente duro" ovvero "esplicito") per indicare i veri professionisti del settore.
Oggi, però, soprattutto per quel che riguarda l’ambito gay, il termine più usato per indicare i professionisti dell’hard è porn performer, nel senso di "individuo che esegue una performance". La scelta non è casuale, perché il termine inglese performance deriva dall’omonima parola francese che indica una "prestazione", ma si applica anche a tutte quelle forme d’arte dove l’azione di un individuo o di un gruppo costituiscono l’opera d’arte stessa. Oggi la pornografia di qualità mira a diventare una vera e propria forma d’arte? Non è certo questa la sede per disquisire sul concetto di arte, ma questa associazione di idee non è poi così sacrilega se pensiamo a come la storia dell’arte sia sempre caratterizzate da una buona dose di sollecitazioni erotiche (più o meno velate) e di scandali. Oltretutto dietro a un video hard di qualità c’è il lavoro di vari professionisti: registi (che spesso sono anche gli ideatori dei video), direttori della fotografia, truccatori specializzati, tecnici luci, scenografi e persino compositori.
Senza contare che, rimanendo sempre nell’ambito del porno di qualità, ci sono dei veri e propri soggetti e i gay porn performer devono – entro certi limiti – essere in grado di interpretare il ruolo che di volta in volta gli viene assegnato. Sia come sia, è indubbio che è questa nuova percezione della pornografia, e in particolare di quella gay, che sta portando un crescente numero di performers ad avere una visibilità impensabile fino a pochi anni fa, con tanto di apparizioni pubbliche nelle TV generaliste di diverse nazioni. Ma non sono solo i performers propriamente detti a farsi avanti. Negli USA il talk show pomeridiano condotto da Tyra Banks, ha appena parlato del fenomeno gay-for-pay, con tanto di veri gay-for-pay in studio. Non che ci sia bisogno di ribadirlo qui, ma è evidente che in un paese come il nostro, capace di censurare Brokeback Mountain in seconda serata, mancano gli spazi per sdoganare – anche in minima parte – certi argomenti o per intavolare un discorso sensato sul valore artistico, vero o presunto, della pornografia gay. A voi decidere se questo sia un bene o un male.
di Valeriano Elfodiluce
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.