Sconvolgono i commenti che hanno iniziato a imperversare sotto un post della pagina Facebook di We Are Tennis in cui si celebrava la vittoria di due giorni fa di Serena Williams, una delle tenniste più forti della storia, a Wimbledon. La Williams, che ha battuto 7-5, 6-3 in finale la tedesca Angelique Kerber, ha così raggiunto il suo 22esimo trionfo in uno Slam, eguagliando Steffi Graf, moglie di Agassi, al secondo posto della classifica di tutti i tempi.
L’odiosa sfilza di frasi sessiste e razziste hanno in comune il fatto di scagliarsi contro la Williams per l’immagine scarsamente femminile, per i suoi muscoli, per la potenza eccezionale. Per il fatto essere una donna “diversa”.
Lo sguardo predominante – anche quando a commentare sono donne a commentare – è evidentemente quello dell’uomo eterosessuale, bianco, sessualmente attivo. La donna, anche quando è una campionessa eccezionale come la Williams, viene alla fin fine ricondotta a una funzione dell’interesse maschile. Vale o non vale se soddisfa (o non soddisfa) i criteri imposti da quello sguardo.
Tra gli insulti che compaiono sotto al post troviamo: “trans”, “non vale un uomo contro una donna”, “gorilla iperdopato”, “mostro”, “non mi piace è brutta, sparisse”, “sembra Tyson”, “gran bravo tennista”, “donna Ercole”, “cafona”. E purtroppo questi sono alcuni.
Come troppo spesso succede sui social, lo schermo e la distanza del virtuale autorizzano l’emergere del peggio dei commentatori. Non sappiamo se tutti pensano quelle cose, facilmente si tratta di una gara scellerata a chi la spara più grossa. Ma la gravità resta tutta.
Insomma, una donna non può essere solo una grande atleta. Una sportiva deve sempre soddisfare almeno un doppio tema: deve essere sì una delle più grandi tenniste della storia, ma allo stesso tempo deve essere una femme fatale, un oggetto del desiderio, altrimenti merita di essere lapidata sulla pubblica piazza.
Come troppo spesso succede sui social, lo schermo e la distanza del virtuale autorizzano l’emergere del peggio dei commentatori. Non sappiamo se tutti pensano quelle cose, facilmente si tratta di una gara scellerata a chi la spara più grossa, in un demenziale effetto di contagio emotivo da web.
Ciononostante non avremmo mai valuto leggere tante scemenze grette e retrograde tutte insieme.
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Sono d'accordo ed ė anche per questo che avrei evitato di dire steffi graf che ha vinto 22titoli del grande slam, moglie di andre agassi, che ne ha vinti solo 8, visto che nell'articolo non c'entrava nulla la sua vita privata, e detta cosí lascia supporre che di lui ci ricordiamo piú che di lei.