Come chiudere in bellezza, tra i più che meritati applausi. Virginia Raffaele ha salutato il pubblico di Rai1, ieri sera, con la 3a e ultima puntata di Colpo di Luna, one woman show andato in onda per 3 venerdì consecutivi. Tra un’imitazione e un’ospitata di Sabrina Ferilli, e dopo essersi già concessa un potentissimo monologo contro la transfobia, Raffaele ha bissato con uno strepitoso monologo tutto dedicato all’amore queer e all’odio sociale, intitolato “autoscontri“.
Una storia ambientata ai bordi del quartiere Sancelino, all’ombra di un edificio stinto, con condomini ululanti sulle scale. Fino a quando un bel giorno, affacciandosi alle finestre, non videro chi c’era seduto su una panchina dietro il biancospino, “perché li stava il casino“. Ovvero Camillo, 16 anni, figlio dei Cecconi, e Karim, 17 anni, e molto musulmano. “Ma mica si menavano, no, e neanche spacciavano. Stavano appiccicati stretti, le mani come fermagli tra i capelli. E si baciavano“. Creando sconcerto tra i condomini, “perché l’orrore era evidente. Due maschi, etnicamente differenziati, se ne stavano appiccicati come il bollo alla raccomandata“. Camillo fuggì, mentre Karim rimase paralizzato, racconta Virginia, con alle spalle due ballerini su una panchina gialla, ad interpretare i due innamorati adolescenti. “Lui era una minaccia, una bomba con la miccia, e il suo bacio un accendino“.
“Tutto stava per saltare quando all’improvviso arrivò la bomba vera. Si srotolò dall’est, un siluro con le alette dietro e un filo di fumo che sembrava un cero. Una bomba piena di viti e di paura. Con una lucetta rossa che brillava. Arrivò la polizia stradale, gli artificieri, ma l’ordigno non si disinnescava“.
E nessuno più tornò. La bomba restò lì, “ma siccome nessuno voleva far visita al creatore, l’odio era solo simulato“. Il signor Cecconi si affacciò a vedere il razzo e gli venne un’idea: “Ma quanto siamo bravi, a far esplodere le bombe sociali. Ma quando arrivano quelle vere, le altre si disfano come la neve. Diventano piccine, misere“.
E dopo che successe?
“La vita riprese a ronzare. E andò come doveva andare. Camillo e Karim si sedettero sulla panchina, con la brezza e con la brina. A luglio tra l’odio generale e ad agosto suscitarono rabbia. A settembre disagio, a ottobre fastidio. A novembre noncuranza. A natale tenerezza. Finché a Capodanno Karim venne invitato a cena dai Cecconi. Si presentò con i fiori. Niente spumante, che quello faceva rumore. Ma i fuochi d’artificio sì, scoppiarono nella testa di Camillo, quando Karim di nascosto, gli sfiorò la mano”.
Grazie Virginia, per averci ricordato cosa sia e cosa dovrebbe continuare ad essere il servizio pubblico.
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