L’ha fatta da padrona sicuramente la ricca retrospettiva horror, al 37° Torino Film Festival diretto da Emanuela Martini, conclusosi ieri con la vittoria del film scandinavo A White, White Day di Hlynur Palmason. E tra i Dracula e zombie di prammatica non è mancata – in persona vivissima – la regina dell’horror, Barbara Steele, oggi splendida 81enne, a cui è andato il Gran Premio Torino. Ma le cineproposte del TFF sono state alquanto variegate e non mancavano alcuni film queer: in concorso è passata l’opera prima argentina Fin de Siglo (Fine del secolo), una sorta di Breve incontro gay, dove i protagonisti Ocho e Javi (Juan Barberini e Ramon Pujol) si conoscono a Barcellona e scoprono di essersi già incontrati e piaciuti vent’anni prima.
Il film d’apertura, Jojo Rabbit di Taika Waititi, è un’intelligente commedia satirica in cui s’immagina che un ragazzino di dieci anni (Roman Griffin Davis, presente al festival) abbia come amico immaginario nientemeno che Hitler – il regista stesso – e desideri diventare un perfetto nazista. Con un tono fiabesco tra Wes Anderson e Benigni, si riflette sulle radici del male e su come il desiderio di fare gruppo possa condizionare le giovani menti. Commovente il ruolo materno di Scarlett Johansson. Si intravedono anche un capitano criptogay (Sam Rockwell) appassionato di drappeggi colorati e il suo fedelissimo assistente.
Nel thriller medio A Good Liar (sarà intitolato in italiano L’inganno perfetto) troviamo due bravi protagonisti, gli inossidabili Helen Mirren e Ian McKellen, nei rispettivi panni di una vedova facoltosa e di un abile truffatore pronto a sottrarle l’ingente patrimonio ma, ovviamente, non tutto è come sembra. Lei pare affezionata a un presunto nipote gay che sta lavorando a una tesi su Albert Speer ed è molto sospettoso nei confronti del nuovo amico. Teso a tratti, un po’ melenso nella parte di seduzione romantica a cui non si può credere, è complicato da un tortuoso flashback berlinese. L’omosessualità del nipote è svelata solo a fine film e non si capisce francamente bene il perché.
È invece terribile incappare nella visione del tedioserrimo Liberté di Albert Serra, praticamente una lunghissima, estenuante ammucchiata bisex notturna in una radura boschiva tra Potsdam e Berlino nel 1774, dove un gruppo di libertini sfugge all’oscurantista Luigi XVI protetto dal duca di Walchen (Helmut Berger, immobile come una statua). Per due ore e venti – pubblico in fuga alla chetichella – i libertini cercano di procurarsi piacere in tutti i modi possibili e dandosi un tono vagamente sadiano (frottage, bondage, pissing). Da evitare.
Tra i documentari spicca il brasiliano Indianara di Aude Chevalier-Beaumel e Marcelo Barbosa, un’attivista lgbt brasiliana che si autodefinisce “una puttana parlamentare, atea, anarchica e vegana”. Nata come Sergio Siqueira, questa “rivoluzionaria inclassificabile”, come viene definita sul programma, decide molto presto di diventare donna e inventa il suo nome in omaggio alle origini indigene di sua madre e a Nara, un’amica transgender che la supporta. Indianara ha fondato Casa Nem, un centro di accoglienza per transgender a Rio de Janeiro, ed è stata consigliere comunale insieme a Marielle Franco.
Nell’intenso Scream, Queen! My nightmare on Elm Street diretto da Roman Chimienti e Tyler Jensen si racconta l’odissea omofoba che ha perseguitato il protagonista gay del seguito di Nightmare, Mark Patton, (i detrattori hanno colto l’omoerotismo del film) e costretto a una sorta di esilio mediatico. Funziona in particolare il passaggio dalla vicenda umana di Patton alle problematiche della comunità lgbt (l’Aids in primis). Commovente l’incontro con lo sceneggiatore di Nightmare 2 che gli chiede perdono. Meriterebbe una distribuzione tradizionale.
La Giuria di Torino 37 – Concorso Internazionale Lungometraggi, presieduta da Cristina Comencini (Italia) e composta da Fabienne Babe (Francia), Bruce McDonald (Canada), Eran Riklis (Israele), Teona Strugar Mitevska (Macedonia) ha assegnato questi premi:
Miglior film (€18.000) a:
HVÍTUR, HVÍTUR DAGUR / A WHITE, WHITE DAY di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia)
Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (€ 7.000) a:
LE RÊVE DE NOURA di Hinde Boujemaa (Tunisia/Francia/Qatar)
Premio per la Miglior attrice a:
VIKTORIA MIROSHNICHENKO e VASILISA PERELYGINA, per il film Dylda / Beanpole di Kantemir Balagov (Russia)
Premio per il Miglior attore a:
GIUSEPPE BATTISTON e STEFANO FRESI per il film Il grande passo di Antonio Padovan (Italia)
Premio per la Miglior sceneggiatura a:
WET SEASON di Anthony Chen (Singapore /Taiwan)
Premio del Pubblico
MS. WHITE LIGHT di Paul Shoulberg (Stati Uniti)