In Turchia "scoraggiare l’esercito a mezzo stampa" è reato ed è punibile con una pena che arriva fino a 3 anni di reclusione. Per questa ragione, la famosa cantante transessuale Bulent Ersoy, una vera star per il pubblico turco, si trova adesso a dovere affrontare un processo. L’accusa? Avere detto, durante una trasmissione televisiva, che se avesse avuto un figlio non lo avrebbe mai fatto arruolare nell’esercito.
"Se avessi avuto un figlio – ha detto in un programma di intrattenimento a fine febbraio l’artista, proprio mentre l’esercito stava svolgendo l’ennesima operazione contro il popolo curdo nel nord del Paese – secondo voi, l’avrei portato alla tomba solo perché qualcuno seduto a un tavolo ha detto: ‘tu devi farlo, lui deve farlo’? Io non sono madre e non lo sarò mai, ma un essere umano sì. E mandarli a morire…". Non contenta di avere espresso un’opnione così chiara e netta, e probabilmente inconsapevole del rischio che stava correndo, la cantante ha poi aggiunto che secondo lei è un "cliché ingannatore" lo slogan "i martiri sono immortali, la patria è indivisibile" recitato durante i funerali dei soldati turchi.
La legge turca prevede che ogni cittadino, a partire dai 18 anni, deve servire lo Stato arruolandosi per 15 mesi in proporzione al suo livello di studio. La Turchia non riconosce il diritto all’obiezione di coscienza e i refrattari rischiano fino a cinque anni di prigione. Bulent Ersoy è prelevata con la forza durante le prove della sua fortunata tournée per partecipare alle udienze del processo, dato che il giudice ha ritenuto insifficiente la documentazione inviata dalla cantante per chiedere il rinvio delle sedute. Adesso, la star turca rischia fino a 3 anni di detenzione.
Da quando nel 1984 il PKK diede inizio alla ribellione del popolo curdo, l’esercito turco ha ingaggiato una guerra che ha provocato 37 mila morti. Solamente da febbraio scorso ad oggi si contano 240 ribelli trucidati dalle forze armate e 27 soldati morti durante gli scontri. Ecco un video con un’esibizione di Bulent Ersoy:
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