In Irlanda, lo sapete, il 22 maggio ci sarà un referendum con il quale gli elettori sono chiamati a dire sì o no al matrimonio egualitario. Ed egualitario, va da sé, significa anche la possibilità per le coppie gay e lesbiche di avere figli e di adottarne. Il dibattito è acceso, le campagne sono moltissime e la stampa irlandese affronta la questione quotidianamente. Sul numero di oggi dell’Irish Times, è apparsa la lettera di una lettrice che affronta proprio la questione della genitorialità e del famoso “per crescere un bambino servono un uomo e una donna”.
Vi consigliamo di leggerla.
Caro direttore,
io non credo che siano necessari un uomo e una donna per crescere un bambino. Ho iniziato la mia vita in un orfanotrofio cattolico gestito da suore: un posto felice. Per 10 anni ho frequentato una scuola gestita da suore
cattoliche e ho amato ogni momento di quel periodo. La mia borsa era pronta per tornare a scuola una settimana prima che finissero le vacanze. La mia madre adottiva è rimasta vedova quando io avevo sei anni, ha lavorato per tutta la vita e si è sposata solo quando ho compiuto 19 anni. Quindi, tutta gli anni della mia formazione sono trascorsi senza che un uomo facesse parte della mia vita.
Ho una domanda da fare: se essere cresciuti da un uomo e una donna è così importante, perché la chiesa non fa in modo che i bambini e le bambini come me vengano cresciuti così in quegli istituti? Perché le suore e i preti o i frati che gestiscono questi istituti devono vivere in comunità, in questi istituti? Per il bene dei bambini e per una migliore informazione, naturalmente.
Mi sarebbe piaciuto avere mio padre per tutta la vita ed ho amato il mio padre adottivo. Ma non ho avuto bisogno di nessuno dei due per crescere bene. È l’amore che conta, che i genitori siano single, omosessuali o eterosessuali.
Saluti,
Gail Grossman Freyne
Gail è una terapeuta della famiglia e counsellor, ha due figlie ed è tra i fondatori del The Family Therapy & Counselling Centre
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