Grecia, Corte Suprema chiede di riconoscere i due papà di Elia nato da gestazione per altri

Il caso di una coppia che aveva avuto un figlio all'estero.

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In Grecia recentemente il Primo Ministro Kyriakos Mitsotakis ha annunciato di voler legalizzare il matrimonio egualitario, ma l’omobitransfobia nel paese è ancora strisciante e permea anche la cultura istituzionale del paese ellenico. Nel Dicembre 2015 la Grecia estese le unioni civili alle coppie omosessuali e nel 2018 fu consentita anche l’adozione per coppie dello stesso sesso. Una sentenza recente della Corte Suprema greca ha aperto il dibattito su un tema affine alla discussione italiana sulla trascrizione di figli di coppie arcobaleno, che recentemente ha visto il colpo di scena di Padova, con la Procura che chiama in causa la Corte Costituzionale.

Ma torniamo in Grecia, dove la Corte Suprema ha chiesto che vengano riconosciuti i due due papà di un bambino nato tramite gestazione per altri. Nella sua decisione n. 1099/2023, la Corte Suprema ha annullato una decisione della Corte d’Appello di Atene, che aveva respinto il riconoscimento di un tribunale sudafricano che designava una coppia di uomini come genitori di un bambino nato da una madre surrogata. La Corte d’Appello di Atene sosteneva che ciò fosse contrario alla politica pubblica greca. Ma la Corte Suprema ha deciso che la priorità di tutelare il bambino è superiore. Tuttavia, la Corte non ha indicato questo caso come precedente che autorizzi per le coppie omosessuali della Grecia adozione o genitorialità tramite gestazione per altri.

La storia.

Alexandros, di nazionalità greca, e Markos, di nazionalità americana (nomi di fantasia), hanno stipulato un’unione civile davanti a un notaio greco nel 2016, durante il periodo in cui risiedevano in un paese al di fuori dell’Unione Europea (Sudafrica). Nello stesso anno hanno redatto un accordo di maternità surrogata con una coppia eterosessuale in quel paese, accordo che è stato ratificato da una decisione del tribunale e che stabiliva che il bambino o i bambini nati in futuro dalla madre surrogata sarebbero stati figli congiunti dei due partner. Nel 2017 è nato Elio (nome di fantasia) grazie alla gestazione per altri.

Elio è stato battezzato come cristiano ortodosso e porta un cognome derivante dalla combinazione dei cognomi dei suoi due genitori. Sull’atto di nascita redatto in conformità alla legge del paese di nascita di Elio, il bambino è elencato come figlio congiunto di Alexander e Mark (che sono contrassegnati come “genitore B” e “genitore A” rispettivamente).

Nel luglio 2018, la famiglia si è trasferita, a seguito degli impegni professionali di Alexander (che è un funzionario pubblico di rappresentanza per la Grecia all’estero), in un paese dell’Unione Europea dove è stata legalmente riconosciuta come famiglia.

I problemi per la famiglia sono iniziati in Grecia, quando Alexander ha richiesto, sulla base dell’atto di nascita redatto in conformità alla legge del paese di nascita di Elio, che suo figlio fosse registrato presso il Registro Speciale di Atene. La registrazione del bambino è stata rifiutata con il pretesto che i genitori sono una coppia dello stesso sesso.

Di conseguenza, i genitori hanno presentato ricorso presso il Tribunale di Prima Istanza di Atene, chiedendo il riconoscimento della validità della decisione del tribunale straniero, in modo che il loro figlio avesse lo status legale di figlio comune in Grecia. La loro richiesta è stata respinta e successivamente i genitori hanno presentato appello contro la suddetta sentenza, che è stata respinta dalla Corte d’Appello di Atene, e hanno nuovamente presentato ricorso in cassazione davanti alla Corte Suprema.

Sia la decisione del Tribunale di Prima Istanza, sia quella della Corte d’Appello hanno basato il rifiuto dell’applicazione dei genitori dello stesso sesso sul concetto giuridico di opposizione all’ordine pubblico. In breve si sosteneva che la Grecia non può assorbire decisioni di altri stati, quando queste decisioni siano contrarie alle consuetudini prevalenti e alla politica pubblica greche.

Tuttavia, secondo la Corte Suprema, il fatto che la Grecia non preveda nella sua legislazione una particolare istituzione, non significa che questa istituzione sia fondamentalmente contraria al suo ordine pubblico (alle sue concezioni morali e sociali prevalenti, potremmo dire) e quindi non significa che sia impossibile da riconoscere.

Secondo la Corte, quello che conta, in breve, è considerare le conseguenze che il riconoscimento o il mancato riconoscimento avranno sull’ordinamento giuridico greco. E  il mancato riconoscimento significa che il figlio di una famiglia specifica viene lasciato esposto a situazioni di non tutela. Quindi secondo la Corte quest’atto non costituisce (purtroppo) automatica autorizzazione ad adozione o nascita di figli tramite GPA per coppie dello stesso sesso in Grecia.

Come ha recentemente affermato la decisione della Corte d’Appello di Salonicco (n. 159/2022):

“il modello di famiglia, la cui composizione dei membri è diversa da quelli consolidati, non sfida le percezioni sociali dominanti perché alla fine questa differenza non può essere a deterioramento dell’interesse reale del bambino, mentre la società greca è ora sufficientemente preparata per affrontare e gestire tali situazioni e sufficientemente progressista da accogliere armoniosamente tra le sue fila e tollerare”.

Accettando un motivo di appello “tipico”, la Corte Suprema quindi evita di rispondere a una questione chiave per le famiglie dello stesso sesso che vivono all’estero e al dibattito sull’omosessualità in generale. Tuttavia, il fatto che il dibattito rimanga “aperto” e non si concluda con un’accettazione negativa, giuridicamente equivalente all’omofobia che permea la società greca, è già un passo nella giusta direzione.

 

Grecia e diritti LGBTQIA+

Depenalizzazione dell’omosessualità: Nel 1951, la Grecia ha depenalizzato l’omosessualità, rendendola legale tra adulti consenzienti.

Leggi contro la discriminazione: La Grecia ha introdotto leggi contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Queste leggi vietano la discriminazione in vari settori, tra cui l’occupazione, l’istruzione e l’accesso ai servizi.

Unione civile: Nel 2015, la Grecia ha introdotto l’unione civile per le coppie dello stesso sesso, che offre loro alcuni dei diritti e delle protezioni legali precedentemente riservate alle coppie eterosessuali sposate, come l’assicurazione sanitaria congiunta e l’eredità.

Cambio di genere: La Grecia ha semplificato il processo di cambiamento di genere per le persone transgender, consentendo loro di cambiare il loro genere legale senza la necessità di una chirurgia di riassegnazione di genere.

Diritto all’adozione: Nel 2016, la Grecia ha aperto la possibilità per le coppie dello stesso sesso di adottare bambini.

Diritti contro la violenza e l’hate speech: La legge greca vieta l’incitamento all’odio o alla violenza basato sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, proteggendo così le persone LGBT+ dalla discriminazione e dalla violenza.

 

Testo redatto grazie al supporto dell’avvocato Elias Yiannatsis. Si ringrazia Andrea Morando.

Qui una fonte di approfondimento (lingua greca) nell’articolo di Marianna Kakaounaki del giornale “Kathimerini” intitolato “In Europa siamo una famiglia. Qui niente”.

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