Ahmed Mahmoud accusa suo figlio Mahmood, ma forse vuole solo soldi, soldi, soldi

Una storia nella quale il patriarcato assume le sfuggenti ambiguità di un povero papà vittima di una manipolazione artistica.

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Mahmood_bambino_Ahmed Mahmoud
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Il padre di Mahmood, egiziano, all’anagrafe Ahmed Mahmoud, intima a suo figlio di cambiare cognome e minaccia di rivolgersi agli avvocati.

Nelle sue canzoni, e in molte interviste, Mahmood ha da sempre parlato del fatto che suo padre è andato via di casa quando lui aveva solo 5 anni. Tuttə noi avevamo conosciuto quest’uomo come colui che voleva solo soldi, per citare un verso tormentone di “Soldi” (2019). Ma a quanto racconta ora Ahmed, la situazione sarebbe diversa. Il signor Mahmoud ha rilasciato un’intervista al Quotidiano Nazionale.

L’uomo, 63 anni, spiega che è andato via di casa quando il figlio era piccolo, a causa della fine del matrimonio con la madre di Alessandro. Un evento, sottolinea, che accade spesso in molte famiglie.

Ahmed Mahmoud nella vita ha svolto una varietà di lavori, tra cui autotrasportatore, benzinaio e muratore. Oggi è felice di lavorare in un bar.

Nonostante la separazione, Ahmed Mahmoud sostiene di aver mantenuto un rapporto con il figlio. Cita fotografie che testimoniano momenti trascorsi insieme, come al parco o durante le vacanze, persino in Egitto. I due avrebbero condiviso momenti come “pranzi insieme”. E – cavoli! – persino una vacanza in Egitto.

Alessandro, secondo quanto detto dal padre ai giornalisti, è stato anche coinvolto nella vita della seconda famiglia di suo padre. Ha avuto quindi modo di conoscere la sua sorellina di 11 anni.

Apprendiamo anche dall’uomo che prima della partecipazione di Mahmood al Festival di Sanremo, suggellata poi dalla vittoria di “Soldi”, padre e figlio hanno preso un aperitivo insieme. Durante il quale, tuttavia, Mahmood non avrebbe minimamente parlato della sua imminente partecipazione al Festival: vorrà pur dire qualcosa, no?

L’uomo racconta inorridito che non era stato avvisato dal figlio neanche del fatto che due canzoni in particolare, “Gioventù bruciata” e “Soldi”, parlano senza mezzi termini di lui.

L’intervista è un saliscendi di ambiguità, un brodo ribollente di “dico, non-dico”. Secondo Ahmed, i rapporti con Alessandro non si sono mai davvero interrotti, contrariamente a quanto narrato dall’artista nei suoi versi, che hanno fatto il giro del mondo. Una storia nella quale il patriarcato assume le sfuggenti ambiguità di un povero papà vittima di una manipolazione artistica.

Il padre dice che non avrebbe mai immaginato che Alessandro si sentisse abbandonato (dai!), e che questo lo addolora parecchio (poverino). Questo padre è assai rattristato dal fatto che Mahmood, pardon, Alessando, non gli ha mai parlato di questo trauma da abbandono. Insomma se un bambino non dice “mi manchi” a suo padre, che colpa ne ha il padre?

L’intervista tutta è aberrante e completamente priva di contraddittorio. Il tono delle domande è accondiscendente rispetto alla posa da vittima assunta dall’uomo, che appare un padre fatto oggetto di una gogna attuata dal figlio.

Nella canzone “Gioventù Bruciata” i riferimenti al padre di Alessandro sono espliciti, attengono a fatti specifici della biografia in comune (poca) tra padre e figlio. Ad esempio, versi come “la sfinge vista a 8 anni. Ridevi ma mi hanno detto che a volte ridere è come fingere” e “ricordo bene quando mi dicesti resto” fanno riferimento a momenti vissuti insieme. Quando il padre ha ascoltato queste parole, ha ammesso di aver sofferto. Povera stella.

Accade, appunto, anche in “Soldi”. Nell’intervista, l’uomo dice di aver provato un dolore profondo ascoltando la hit arrivata seconda a Eurovision 2019. “Volevi solo soldi” dice Mahmood, ma suo padre Ahmed sottolinea che il suo interesse non è mai stato focalizzato esclusivamente sul denaro o sulle cose materiali, e che ha sempre cercato un dialogo aperto con suo figlio.

Da musulmano, il padre di Mahmood si vanta anche di aver accettato e rispettato i riti cattolici della famiglia sarda (di Orosei) della sua ex moglie, madre del cantautore.

Il padre rivela poi che ha affrontato gravi problemi di salute, inclusi ricoveri ospedalieri sia in Italia sia in Egitto durante la pandemia. Ha chiesto ad Alessandro di andare a trovarlo, ma il figlio pare non abbia mai risposto all’invito. Un’assenza, quella di Mahmood verso il padre toccato dalla malattia, che avrebbe profondamente ferito l’uomo. Un quadretto perfetto per distendere lunghe ombre sulla buonafede di Mahmood.

L’ultima volta che si sono sentiti, dice il signor Mahmoud a QN, è stato un anno fa, tramite un messaggio.

A fine intervista, l’uomo esprime il desiderio di riallacciare i rapporti con il figlio. Sottolinea affetto e orgoglio per il successo di Alessandro e per la sua carriera artistica.

Eppure, c’è un aspetto che lo turba profondamente. Se Alessandro crede veramente che il padre l’abbia abbandonato ed è sicuro di non voler più avere nulla a che fare con lui, allora che cambi il cognome. Questo desidera l’uomo.

Ahmed Mahmoud è riuscito a dire questo nell’intervista. Alessandro Mahmoud, che cambi il suo cognome! Pare che ne abbia parlato anche con il figlio. E che Mahmood abbia detto no grazie, non cambio il mio cognome.

Il padre ha quindi esplicitato l’intenzione di parlarne con un avvocato. E ha accusato il figlio di averlo messo a tacere, dicendogli, insieme a sua madre, di non parlare con i giornalisti “per non rovinargli il successo”. L’uomo ha anche detto chiaramente che suo figlio Alessandro è cambiato dopo il successo.

Non stupisce la puntualità con cui questa intervista, che vorrebbe essere scomoda per Mahmood, esca su un quotidiano filo-governativo. Il risultato è francamente patetico e c’è da sperare soltanto che Mahmood sorvoli pubblicamente e risolva tutto con l’unica cosa che probabilmente vuole suo padre: soldi, soldi, soldi.

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