L’amore sarà pure universale, ma le relazioni etero e gay non sono uguali. Ovviamente, costruire un rapporto sentimentale significativo e sano non è affatto semplice, e questo prescinde dall’orientamento sessuale di ciascun individuo. Tuttavia, risulta miope affermare che “l’amore è amore”. La scomoda verità è che per noi esistono difficoltà addizionali per instaurare e mantenere un rapporto sentimentale soddisfacente e duraturo. Le complicazioni iniziano già dal primo incontro.
Immaginiamo la scena. Due uomini si trovano in chat e dopo lo scambio di vari messaggi decidono di vedersi dal vivo. Entrambi sono in cerca di qualcosa di più, per cui l’intenzione dell’uscita assieme è quella di chiacchierare e fare due passi. Partiamo dal fatto che nessuno dei due ha un chiaro riferimento di come dovrebbe essere una relazione d’amore, a causa dell’assenza di modelli di riferimento socialmente stabiliti. Molto probabilmente entrambi arriveranno corazzati di diffidenza, paura e cautela fin da subito, con il cuore a pezzi o anestetizzato dopo l’ennesima delusione amorosa. A tutto questo aggiungiamo il fatto che i due ragazzi sono cresciuti in un contesto in cui hanno sperimentato colpa, vergogna, discriminazione e rigetto (in famiglia, a scuola o a lavoro). Negli anni hanno dunque imparato a reprimersi emotivamente, mostrando solo una piccola parte di ciò che sono. Solo in questo modo la realtà circostante gli ha perdonato la loro omosessualità. Non potendo mostrarsi vulnerabili, quindi, si sono acclimatati a nascondere la propria essenza, rinchiudendosi in un gomitolo di affetti mancati e ferite non guarite. Con questa possente armatura mascherata da comfort zone, possiamo già trarre la conclusione che il sentiero per la conoscenza reciproca parte conflittuale e tortuoso già dal primo appuntamento.
È vero che non esiste un manuale di istruzioni su come costruire una relazione. Tuttavia, se per una persona eterosessuale l’iter amoroso da seguire è più o meno chiaro, per noi è come vagare in una dark room. Se sei etero li conosci già i passi da fare quando si tratta di vivere in coppia: conoscenza, presentazione ad amici e parenti, convivenza, fidanzamento, matrimonio e figli. Per noi invece non è così, poiché ci troviamo a dover discutere e negoziare ogni cosa, immersi in un magma di pregiudizi sociali e accompagnati da quell’insostenibile tensione di fondo che ci fa vivere in uno stato di vigilanza costante. Cosa ci si aspetta davvero da noi nella vita di coppia? Che tipo di relazione amorosa vogliamo? Dobbiamo presentare il partner ai genitori omofobi? E se ci apriamo all’altro e la nostra fiducia viene tradita per l’ennesima volta? Tutte queste domande sono ulteriore legna gettata sul fuoco ardente della confusione, rendendo così più difficile per la nostra comunità intraprendere un rapporto sentimentale stabile e appagante.
Persino il modo di vivere il sesso è diverso tra etero e gay. Nella maggior parte dei casi, per una persona omosessuale la sfera erotica inizia ad essere vissuta molto prima del coming out, quando la propria dimensione emotiva non è stata ancora elaborata internamente. In altre parole, per noi la scoperta del sesso è solita arrivare di gran lunga prima della presa di coscienza della nostra identità. Come conseguenza, le nostre esperienze erotiche iniziano in modo conflittuale, tra godimento e senso di colpa, desiderio e paura, istinto e riservatezza. La maniera in cui ci affacciamo al sesso non si manifesta, perciò, come conseguenza di un tranquillo e naturale processo di maturazione psicologica. Questo fatto rimane invariato per molti di noi, che rimangono intrappolati in una seconda adolescenza duranti quegli anni in cui ormai ci si aspetta di essere adulti, maturi e responsabili. Molti Peter Pan gay, infatti, continuano a esercitare la propria sessualità senza raggiungere la piena consapevolezza di sé, cadendo in una spirale edonistica compulsiva e sprovvista di contenuti. Questo è il motivo per cui è più facile per noi aprire la zip dei pantaloni che il nostro cuore.
Il punto è che manca un vocabolario affettivo che ci permetta esprimere ciò che sentiamo in maniera libera e autentica. Più che di educazione sessuale, abbiamo bisogno di un’educazione sentimentale. C’è la necessità di creare un tessuto sociale che insegni a trovare le parole per dirlo, perché altrimenti quella domanda “cosa siamo noi?” continuerà a farci paura e quel “ti amo” che vorremmo tanto dire rimarrà strozzato in gola. Ricordiamoci, tuttavia, che Il cambiamento inizia da noi, facendo della nostra vita un esempio di responsabilità, coraggio e volontà. Perciò lasciamo alle spalle le scuse e le paure personali. Allontaniamo le nostre insicurezze. Accettiamo la nostra fragilità e le nostre splendide imperfezioni. Torniamo a dare fiducia e confidiamo che questa volta andrà bene. Perché non sarà un cammino facile, ma l’amore vale la pena. Anzi, vale la gioia.
Foto: © Stanley Dai, Unsplash
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