Un addio che fa rumore quello di Bologna: era il circolo più grande di Arcilesbica. Ora si chiamerà ‘Lesbiche Bologna’.
Con 41 voti su 41 il circolo di Bologna si disaffilia ufficialmente da Arcilesbica Nazionale. È solo l’ultimo addio in ordine di tempo che segue il congresso dell’associazione lesbica, che mesi fa aveva segnato la maldigerita svolta femminista radicale, mettendo al centro della propria azione politica la lotta universale alla gestazione per altri.
Il circolo emiliano, entrato ora nell’Arci, segue quelli autosospesi di Perugia, Udine e la fuoriuscita di Bergamo, a cui va aggiunto anche lo scioglimento di quello di Treviso.
“Ci riconosciamo in un orientamento politico molto diverso da quello della segreteria attuale dell’associazione Arcilesbica Nazionale – si legge nel comunicato dell’associazione bolognese – Noi non ci riconosciamo nel documento votato dalla maggioranza delle delegate al Congresso e rifiutiamo con fermezza di firmare un documento che ci vincoli per il tesseramento 2018 consegnato dalla Segreteria dell’associazione Arcilesbica Nazionale al Direttivo dell’associazione Arcilesbica Bologna perché lo riteniamo antidemocratico e illegittimo. Pensiamo che sia inaccettabile la richiesta di non poter esprimere le nostre opinioni politiche, ovvero non poterci dissociare dai contenuti delle tesi congressuali”.
Dalla propria pagina Facebook non è mancata la risposta piccata della segreteria di Arcilesbica Nazionale, un addio che non sembra porsi grossi problemi: “È arrivato anche in Italia il momento di scegliere fra un lesbismo pop, gradito all’impostazione neoliberale che sta furoreggiando nel movimento lgbt, e uno radicale ed anticapitalistico – scrive Lucia Giansiracusa – La decisione di allontanarsi da ArciLesbica da parte di alcuni circoli locali appare come il prevedibile, tardo strascico della loro sconfitta congressuale e contribuisce a rendere ancora più coerente il nostro attivismo”.
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