Arcilesbica perde un nuovo pezzo: si autosospende il circolo di Udine in polemica con la nuova segreteria nazionale.
Non si placano le divisioni nel movimento lesbico italiano. Dopo il congresso che ha visto vincitrici le tesi del documento “A mali estremi, lesbiche estreme”, il circolo Arcilesbica di Udine ha annunciato di prendersi “un periodo di pausa” dall’associazione.
Il gruppo friulano segue la stessa decisione intrapresa dal circolo Omphalos di Perugia, tesserato sia Arcigay che Arcilesbica, autosospesosi proprio da quest’ultima. Il circolo di Bergamo invece ha reso noto che, in accordo con il voto della maggioranza delle proprie associate seguirà la linea politica espressa dalla tesi sconfitta “Riscoprire le relazioni”, in aperta contrapposizione dunque al nazionale di Arcilesbica.
Alla base di questa diaspora la nuova linea della segreteria nazionale, contro la Gpa in ogni sua forma, contro le istanze queer e non binarie e propugnatore di un malcelato separatismo tra donne biologiche e donne trans.
Una piattaforma afferente al cosiddetto Terf, femminismo radicale transescludente e spinta in particolare dal gruppo milanese Arcilesbica Zami, da cui proviene la nuova presidente nazionale Cristina Gramolini.
Il circolo Arcilesbica di Udine ha affidato la spiegazione della propria decisione a un post su Facebook: “Il direttivo ritiene che tale documento non rappresenti il circolo sia sotto l’aspetto politico che quello umano. Nelle tesi ci sono posizioni che il circolo non condivide e anzi ritiene inaccettabili”.
Il documento precisa poi come il circolo di Udine al contrario “creda nella libertà e autodeterminazione di tutte le donne, anche di chi decide di partorire per gli altri” e contesta il pensiero della segreteria nazionale di Arcilesbica sulla pericolosità del non binarismo per l’identità lesbica e sulla decisione di “aprire spazi dedicati alle donne”, biologiche, ça va sans dire.
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