Joey Barge, un ventenne del Backinghamshire che lavora in un call center, ha risposto in modo geniale al divieto di indossare pantaloncini sul lavoro.
Negli scorsi giorni Joey a causa del caldo è andato a lavoro in pantaloncini ma la sua azienda gli ha chiesto di tornare a casa a cambiarsi, ritenendo gli shorts non consoni al luogo di lavoro.
Il giorno dopo Joey è tornato a lavoro indossando un abito con la gonna, per sottolineare la discriminazione imposta agli uomini, costretti a coprirsi molto più delle loro colleghe anche nelle giornate più torride.
Da quello che si apprende ora nel call center in cui lavora Joey nelle giornate particolarmente calde gli uomini possono indossare pantaloni a 3/4, purché siano neri, blu o beige. Niente colori eclatanti insomma.
Il ragazzo ha documentato tutto Twitter, pubblicando le varie fasi della sua protesta.
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Quest episodio mi fa' venire in mente quando fui cacciato dalla università di Salerno per lo stesso motivo.. Dovevo convalidare un semplice laboratorio didattico, non si trattava di un esame ..e il prof mi invito' a ritornare dopo essermi andato a cambiare... Scrissi al rettore , preside di facoltà ma il prof fu appoggiato dai suoi colleghi , i giornalisti invece scrissero tanto per.. Ma niente di che.. Dovetti subire l imbarazzo e l umiliazione davanti a tutti e tornarmene a casa.. Cmq le regole vanno rispettate quando sono eque e non discriminatorie... Se ingiuste vanno cambiate come ci insegna la storia a favore dei diritti delle donne discriminate a lavoro lo stesso dovrebbe essere per i maschi.. Si cambiano le regole cosi come e stato fatto per le donne.. Ricordo mia nonna non ha mai indossato un pantalone in vita sua.. La donna doveva portare la sottana ricamata da sotto la gonna nera sino alle ginocchia.. Oggi invece una donna con la sottana come si portava una volta e' scandalosa..
Ottimo risultato e complimenti al coraggio. Le regole si fanno e se non sono corrette o se discriminano si cambiano. Un plauso anche all'azienda che ha saputo riconoscere la discriminazione. Stupido è il comportamento di chi pensa che le regole vanno rispettate sempre e comunque.
Io la penso diversamente: le regole vanno rispettate. Accetteremmo che un omofobo non rispetti una legge contro l'omofobia perché non è d'accordo, una volta che fosse approvata? Il codice di abbigliamento in azienda lo fa l'azienda, così come noi lo facciamo a casa nostra. E' proprio stupido, un boomerang chiedere una legislazione dei diritti, che sono regole a nostra tutela e poi non rispettare le regole.
Le regole per essere rispettate devono essere giuste... Cosa cazzo c entra l omofobia e i diritti lbgbt... I diritti LGBT garantiscono pari diritti a tutti e non tolgono niente a nessuno.. In questo caso invece vi e discriminazione del genere maschile e non e una regola equa.. Io mi sono sempre battuto per i diritti delle donne e contro il maschilismo di stampo catto fascista .. Ma I DIRITTI devono essere uguali e proporzionati..
C'era una regola aziendale sull'abbigliamento accettato e ritenuto rispettoso dell'ambiente lavorativo non c'era un codice che prevedeva l'apartheid. Le regole si rispettano. Se non si condividono si fanno cambiare ma noon si violano.
La persona in questione non ha violato nessuna regola. Ha indossato una gonna. Esiste una regola che lo vieta? E comunque le regole si cambiano con coraggio e determinazione, anche violandole. Chiaro il concetto?
Se mi risponde così significa che Lei non ha letto attentamente la notizia. Il ragazzo è andato in pantaloncini corti e l'azienda ha previsto un dress code preciso. Ha violato una regola: il regolamento lo stabilisce l'azienda. Poi un conoscente gli ha consigliato di andare in gonna così formalmente non avrebbe violato il regolamento. In effetti è stata una mossa intelligente. Ma avrebbe dovuto e potuto fare diversamente: chiedere di cambiare il regolamento e non violarlo.
Dammi pure del tu... non essere ridicolo. La notizia l'ho letta molto attentamente, forse ho letto con superficialità il tuo superficiale commento. Nessuno discute la facoltà di un'azienda di stabilire un regolamento interno, possibilmente regolato da un contratto. Tuttavia l'azienda sapeva molto bene che se il dipendente l'avesse citata in giudizio, con ogni probabilità avrebbe perso visto che la "regola" è discriminatoria... tant'è che la "regola" l'ha cambiata mettendo nero su bianco un dress code per i pantaloni corti. Ci sono un sacco di sentenze in favore dei lavoratori per questioni di questo tipo. Diverso sarebbe stato se il dipendente avesse avuto un ruolo di rappresentanza e/o un contatto fisico con i clienti. Se vuoi proseguire il discorso ti chiedo gentilmente di documentarti meglio... per piacere. Le regole sbagliate si cambiano con una civile disobbedienza perché chiedere per favore non basta... o forse basta nel tuo mondo.
La ringrazio. Buona giornata.
Come pensi che si siano combattute le discriminazioni razziali negli stati uniti? Ti dice nulla il nome di Rosa Parks?
Ma cosa c'entra: si tratta di un codice di abbigliamento deciso da una azienda. Che è libera di decidere a casa sua e così prevede la legge.
Sarebbe vero ciò che scrivi se anche alle donne s'imponessero gonne sotto al ginocchio e scarpe senza tacco.