Franco e Gianni, prima unione civile a Torino: “Avevamo già fatto testamento. Lo Stato è stato lento, ma ora è fatta”

L'intervista di Repubblica: "I nostri amici erano tutti coppie gay, come Giorgio e Armando. Sono morti tutti: se solo la legge fosse arrivata prima...".

Franco e Gianni, prima unione civile a Torino: "Avevamo già fatto testamento. Lo Stato è stato lento, ma ora è fatta" - unione torino - Gay.it
3 min. di lettura

Si sposeranno sabato mattina e saranno la prima unione civile celebrata a Torino. Franco ha 83 anni e Gianni 79. Insieme da 52 anni, una vita. Sono stati intervistati proprio oggi da Repubblica. Una bellissima e toccante intervista, in cui hanno raccontato il loro punto di vista privilegiato di coppia omosessuale che ha attraversato tutto il Secondo Novecento e questi primi decenni del terzo millennio. Parole eleganti e piene di quotidianità e di consapevolezza. Parole di chi ha vissuto a lungo senza diritti, anche se mai nascondendosi.

Due anni fa avevano scritto a Renzi per chieder di velocizzare l’approvazione del decreto sulle unioni civili e ora finalmente di dicono felici: Ci farà ridiventare cittadini di serie A, anche se noi ci siamo sempre considerati tali. E se anche il Vaticano o l’arcivescovo di Torino dicono che la famiglia è una sola, noi ci siamo sempre sentiti famiglia. Il nostro rapporto a due diventerà tale di fronte al mondo. Il primo motivo dunque è l’affetto. Il secondo è l’aspetto patrimoniale, la reversibilità della pensione, la successione. Uno di noi, Franco, soffre di salute e ha subito sette interventi chirurgici: tutte le volte abbiamo dovuto dichiarare che eravamo insieme per non essere sbattuti fuori dall’ospedale. I giovani hanno la vita davanti, noi quel poco di vecchiaia che ci resta”.

Sono credenti Franco e Gianni, ma non molto praticanti: “anche se qualche affidamento dell’anima al cielo, alla nostra età, lo facciamo. A settembre non potremo essere all’unione civile di Stefano (il ragazzo che li ha aiutati nel disbrigo delle pratiche con l’anagrafe, ndr) perché saremo a Lourdes.  Sull’argomento “figli” hanno parlato schiettamente: hanno detto di non aver mai sentito l’esigenza di averne e che hanno “qualche dubbio” sulle adozioni per le coppie gay: Va fatto con molta intelligenza e attenzione nei confronti dei ragazzini. Che, va detto, si fanno molti meno problemi degli adulti“.

Franco e Gianni si sono conosciuti nel 1964: “un 14 luglio, giorno della presa della Bastiglia. Era un lunedì. Una festa a casa di amici in collina. Avevamo 26 e 31 anni. Non c’erano ancora i locali. Nell’ambito gay ci si trovava nelle case. C’erano giri di amici, ci si conosceva e ci si incontrava“. Racconti davvero suggestivi e preziosi, che evocano altri tempi, atmosfere completamente diverse da quelle odierne.

Sono andati a vivere insieme due anni dopo essersi conosciuti e le difficoltà non sono mancate: “Trovare casa è stata un’impresa. Quando l’agenzia o i proprietari vedevano arrivare due uomini ci mandavano a stendere. Non lo dicevano mai chiaramente, ma accampavano scuse. Alla fine ci siamo riusciti. Ed è iniziata la nostra convivenza. Con gli anni abbiamo anche comprato casa con il mutuo. Come una coppia qualsiasi”Coi vicini non hanno mai avuto problemi: “Mai storie, reazioni scomposte o negative”. Neppure sul lavoro, dicono: “Io – annota Franco – ero impiegato tecnico Fiat. Gianni direttore di un negozio in piazza Statuto. Alle spalle poteva capitare la battuta, ma mai oltre. Non abbiamo mai attaccato i manifesti, né siamo stati gay politicamente impegnati, ma non abbiamo mai negato la nostra identità a chi chiedeva. Mai fatto “finta di”.

Ricette per far durare la coppia così tanto tempo non ne sanno dare: Non c’è nulla di diverso dalle coppie che arrivano a vivere molto tempo assieme. E si accetta di non dare sberle a tutte le mosche. Ruoli ben precisi però non ce ne sono. Uno ha il compito della lavastoviglie, l’altro della lavatrice“. Hanno iniziato a pensare di sposarsi tempo fa, “quando si è cominciato a parlare dei Pacs”. Anche se, con tutte le peripezie dello scenario politico italiano: dopo anni non pensavamo più di farcela. Avevamo già fatto testamento. Lo Stato è stato lento, carente. Con rabbia vedevamo l’Europa andare avanti e l’Italia restare ferma. I nostri amici erano tutti coppie gay, come Giorgio e Armando. Sono morti tutti: se solo la legge fosse arrivata prima…“. 

Riguardo alla cerimonia di sabato si dicono felici “anche se un po’ stanchi. È un’emozione molto forte. Quelle piccole cose che un novello sposo fa quasi senza accorgersene, come comprare gli anelli, provare gli abiti, decidere gli invitati alla cerimonia o il ristorante sono state tutte nuove ed emozionanti“. Il giorno dopo, domenica, già sanno che dormiranno tutto il giorno, per recuperare dopo questo periodo straordinario e molto intenso. “E lunedì ricomincia la nostra vita di sempre, ma con un qualcosa in più: non avremo più bisogno di dimostrare al mondo chi siamo“.

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dan 4.8.16 - 19:35

Ogni augurio possibile!!! - - - - Purtroppo, gli italiani rimangono vittime del sistema e della sua volubilità. Noi cittadini non abbiamo il controllo su NESSUNA legge e, come già successo molte volte in altri campi, la classe intoccabile dei politici potranno annullare ogni valenza di legge quando vogliono.

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Giovanni Di Colere 4.8.16 - 18:57

Che belli! Finalmente una legge tutela milioni di persone. Era veramente ora!

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