Il 18 febbraio 1934 nasceva la poetessa Audre Lorde, morta nel 1992. Oggi avrebbe 87 anni. Audre Lorde si era auto-definita “nera, lesbica, madre, guerriera, poetessa”. È stata un’icona del pensiero femminista, ma anche un punto di riferimento per la storia LGBT e una parte integrante della cultura lesbica del secolo scorso.
Nata ad Harlem (New York) da una coppia di genitori immigrati originari dei Caraibi, la piccola Audre ha imparato velocemente e leggere e a scrivere, dimostrando tutta la sua abilità e la passione per la letteratura. Tanto da scrivere e far pubblicare la sua prima poesia a 15 anni. Si è laureata all’Hunter College, nel 1959, e due anni dopo ha completato il master alla Columbia University. Nel 1968, esce anche la sua prima raccolta di poesie, The First Cities.
L’attivismo a 360 gradi di Audre Lorde
Al suo lavoro di bibliotecaria a New York (ottenuto dopo la conclusione degli studi) affiancava il suo attivismo. Era uno spirito libero, con un grande senso di giustizia e attenta ai diritti civili della comunità black e LGBT. Ingiustizie razziali e sociali, disuguaglianze di genere e identità femminile erano i temi al centro delle sue opere.
Prima delle rivolte di Stonewall del 1969, prima della nascita dei movimenti di liberazione, Audre Lorde si diceva apertamente lesbica. Nonostante il suo orientamento sessuale, nel 1962 si fidanzò e sposò Edwin Rollins, con il quale ebbe due figli. Dopo il divorzio, iniziò una serie di relazioni omosessuali. La più importante, quella con Frances Clayton, che durò dal 1968 al 1988. Altra storia importante fu con Gloria I. Joseph, scrittrice e accademica femminista nera, che la accompagnò fino alla morte, avvenuta il 17 novembre 1992, per un cancro al seno e successivamente al fegato.
Il fatto che siamo qui e che io pronunci queste parole è un tentativo di rompere quel silenzio e colmare alcune di quelle differenze tra noi, perché non è la differenza che ci immobilizza, ma il silenzio. E ci sono così tanti silenzi da rompere. Quando parliamo, abbiamo paura che le nostre parole non vengano ascoltate né accolte con favore, ma quando taciamo, abbiamo ancora paura, quindi è meglio parlare.
Presente alla celebre marcia nazionale del 1979 su Washington per i diritti di lesbiche e gay, col tempo è diventata anche una leader del movimento LGBT. Una figura importante nella rivendicazione dei diritti, dell’inclusione dell’uguaglianza per tutte le minoranze.
Le maggiori opere
Tra le opere da ricordare, quella che la vedeva come protagonista, nella sua battaglia contro il cancro. In The Cancer Journal (1980) prima e in Burst of Light (1989) poi, racconta infatti come ha combattuto contro il tumore al seno che poi si estese anche al fegato (visse per oltre 10 anni con questo male, decisa a non fare altri interventi).
Per l’identità di genere e il femminismo, scrisse From a Land Where Other People Live, terza raccolta di poesia del 1973. Con Coal nel 1976, divenne finalmente celebre. Nel 1978 era già molto conosciuta, e pubblicò The Black Unicorn (1978), riguardante la cultura africana.
Fondatrice negli anni ’80 della casa editrice Kitchen Table: Women of Color Press, nel 1982 si occupò anche dell’apartheid, con l’opera Zami: A New Spelling of My Name.
La strada della lotta per i diritti civili
Tutto il lavoro della sua vita ha incoraggiato la visibilità delle minoranze, il coraggio di mostrasi per quello che si è ha permesso il confronto per combattere le ingiustizie.
Audre Lorde non si è scusata per essere una donna nera, femminista e lesbica, nonostante la comunità LGBT (tra le altre minoranze) non era certo apprezzata dalla società. Audre è andata oltre ciò che ogni persona rappresenta tramite il proprio aspetto fisico. L’identità personale non è dato solo dall’orientamento sessuale o dal colore della pelle.
Audre Lorde ci ha spinto nella direzione giusta. Ma la strada da fare, per far si che il suo sogno si avveri, è anche molto lunga.