Con la sentenza la corte bolognese ha stabilito che Andrea, 32enne trans FtoM, potrà cambiare nome e sesso nello stesso momento, senza aspettare il completamento della riassegnazione chirurgica.
La decisione del tribunale di Bologna è una nuova vittoria per il movimento trans italiano, sulla scia della sentenza del 2015 della Cassazione, che ha affermato come anche in Italia le persone transgender non abbiano l’obbligo di cambiare sesso per chiedere la modifica dei documenti anagrafici.
Trattandosi però solo di una sentenza della Cassazione e non essendo una legge dello Stato, la sua applicazione nei tribunali è a macchia di leopardo. Paradossalmente proprio a Bologna, città sede del MIT – movimento italiano transgender, i giudici non si erano ancora pronunciati in questa direzione.
A seguire la vicenda di Andrea c’era l’avvocato di Gaylex Cathy La Torre, che ricorda: “Con la legge dell’82 chi voleva sottoporsi all’operazione chirurgica si sono trovati in una situazione svantaggiata: le persone transgender dovevano chiedere l’autorizzazione per operarsi al giudice, poi aspettare i tempi della sanità e infine tornare di nuovo in tribunale per ottenere il cambio del nome sui documenti”.
La vittoria però è prima di tutto di Andrea: “Sono molto contento – ha commentato – mi sento molto più leggero. Mi metterò in lista per fare l’operazione, di solito ci vogliono un paio d’anni, ma intanto, non appena la sentenza passerà in giudicato, potrò cambiare il mio nome sui documenti, potrò finalmente essere Andrea anche per lo Stato italiano. Non ci rende conto di quanto sia pesante, ogni volta, dare spiegazioni”.
La Torre sta seguendo molte situazioni simili e l’avvocata si è detta pronta a presentare altri venti casi al tribunale bolognese.
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