Come aveva anticipato ieri Gay.it, le cronache di oggi confermano che la "persona" con cui sarebbe stato ripreso il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo è una trans.
Due cronisti di Repubblica sono riusciti a intervistare Natalì, una delle trans con cui spesso, a quanto pare, Marrazzo si incontrava. Racconta di un rapporto d’affetto Natalì, di come il presidente la chiamasse spesso, anche ieri, quando il caso è scoppiato, le avrebbe telefonato per dirle di non preoccuparsi, che non c’è alcun video e che lui, comunque, le vuole bene. Un’altra trans, Luana, racconta che tutte se lo contendevano: "Quando lo vedono passare i trans si tirano su le tette per essere scelte: lui paga molto, molto bene. Ci sono ragazze come Natalì che ci hanno fatto una fortuna, decine di migliaia di euro".
Intanto, nella notte si sono moltiplicate le perquisizioni nelle abitazioni di alcune trans di via Gradoli, compresa quella di Natalì prima che lei, originaria del Brasile, riuscisse ad andarsene come aveva annunciato alla stampa. Lei non c’entra, spiega, con il video, ma racconta di quei carabinieri d’accordo, pare, con uno spacciatore di coca della zona. "Quei carabinieri lo lasciavano lavorare a patto che lui li avvertisse sempre della consegna e della situazione – spiega Natalì -: quando la giudicavano interessante facevano irruzione e ci rapinavano, si prendevano droga e soldi ricattando i clienti".
Il video incriminato, che dura circa un paio di minuti, sarebbe stato girato a luglio scorso quando due dei carabinieri accusati di estorsione, ricettazione, violazione della privacy e violazione del domicilio, su soffiata di una fonte anonima, dichiarano, fanno irruzione nella casa di una trans sulla Cassia e trovano Marrazzo in camicia e una trans che si ricopre frettolosamente il petto. Su un tavolo, il portafogli del presidente, il suo tesserino per entrare negli uffici della Regione e una striscia di coca. I carabinieri negano di avere girato il video, ma le immagini riprese con un telefonino, sembrerebbero essere perfettamente coerenti con le circostanze dell’irruzione, della quale, però, non c’è traccia nei registri di servizio.
Il Presidente della Regione, dal canto suo, non nega di essere stato in quella casa, ma è convinto che la coca nell’appartamento l’abbiano introdotto gli uomini dell’Arma che, con modi intimidatori, gli avrebbero anche sottratto due mila euro che aveva nel portafogli e lo avrebbero indotto a staccare due assegni per un valore di 20.000 euro, mai riscossi.
Quello che ancora Marrazzo non sembra aver spiegato agli inquirenti è perché abbia deciso di tacere il ricatto fino a questo momento, quando le minacce di diffondere il video sarebbero cominciate e cosa sia successo da luglio ad ora.
Sul fronte politico, molte pressioni arrivano a Piero Marrazzo perché si dimetta. Sia dalla sua maggioranza, i Verdi, Di Pietro e Sinistra e Libertà, sia dal Pd, anche se Franceschini, che vorrebbe le dimissioni, ha fatto sapere che ogni decisione sarà condivisa con Bersani, Marino e il gruppo consiliare del Pd.
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