A Catania la comunità LGBT+ si è radunata in piazza per gridare e cantare in tutela dei propri diritti. In qualsiasi forma si svolga il Pride, è sempre la celebrazione della comunità LGBT+. E’ il modo per far sentire la nostra voce e “fare rumore”, come ci ricordano i partecipanti accorsi da tutta la Sicilia. Ed è la nostra festa perché partecipiamo con gioia. Al Pride i diritti si dichiarano, si cantano, si ballano. Sempre rivendichiamo la libertà di essere ciò che siamo e di amare chi vogliamo.
In occasione del Rumore Pride di Catania, abbiamo intervistato il presidente dell’Arcigay di Catania, Armando Caravini.
Com’è nata l’idea di chiamarlo “Rumore Pride?”
“Rumore pride” è nato sia per commemorare Raffaella Carrà che per collegarlo all’aspetto politico di alzare la voce e farci sentire dai legislatori. Molti esponenti politic stanno cercando di affossare il DDL Zan, ma noi siamo del parere che piuttosto che una legge mutilata meglio niente.
Abbiamo preso una posizione chiara e pensiamo che è meglio perdere una battaglia e vincere la guerra piuttosto che vincere una battaglia e perdere la guerra.
Cerchiamo di non perdere quelle che sono le nostre battaglie storiche: il matrimonio egualitario – che non è l’unione civile -, le adozioni per le coppie omosessuali e il riconoscimento dei figli delle famiglie arcobaleno.
Sono certamente battaglie storiche importanti e aggiungiamo che alcuni esponenti politici vorrebbero eliminare del tutto le tutele in merito all’identità di genere. Questa sarebbe l’ennesima violenza verso le persone transgender, cosa ne pensi?
Io da uomo cisgender mi sento in dovere di difendere le persone transgender. Dobbiamo essere una vera comunità, la comunità LGBT+ non solo nelle sigle inclusive, ma anche nei fatti.
Il legislatore tende a dividerci, come la volta precedente quando hanno colpito le famiglie arcobaleno. Stavolta meglio niente che divisi. Vogliono metterci gli uni contro gli altri ma noi non vogliamo essere egoisti come omosessuali, combattiamo uniti per tutti.
E certamente anche le persone transgender supportano i diritti della comunità gay. Sia le persone transgender etero che quelle omosessuali, perché come abbiamo più volte spiegato nei nostri articoli, si può essere contemporamente transgender e gay o transgender e lesbiche. E’ un invito all’unità che piace a tutti, che ci ricorda che siamo una famiglia. Dividere la comunità non è più accettabile.
La legge Zan era già frutto di compromesso, era una buona legge così com’era. Adesso, se i legislatori non si prendono le proprie responsabilità non è una legge giusta.
Ho saputo che state ricevendo degli attacchi mediatici con il pretesto della pandemia. Cosa rispondete?
Siamo sotto attacco per via della pandemia, ma la maggior parte dei partecipanti avevano le mascherine e c’era un presidio dell’ASP per la vaccinazione durante il pride. Il sindacato delle discoteche per esempio, fa una guerra fra poveri, perché al Pride c’era musica. Noi ringraziamo la questura che ha compreso che non era semplicemente un evento ludico. Abbiamo rinunciato al corteo storico, con il percorso in via Etnea, piazza università, piazza Teatro Massimo e abbiamo scelto piazza Nettuno che è molto più arieggiata. Abbiamo delimitato il lungomare per 2km per evitare assembramenti. Lo abbiamo fatto in forma statica ma lo abbiamo reso un Pride.
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