I rapidi, fugaci momenti gay dei fumetti italiani

Nel mondo dell'illustrazione "made in Italy" sono pochi e rari i personaggi omosesuali. I pochi che compaiono sono tormentati,p erseguitati e infelici. Con qualche rara eccezione di tutto rispetto.

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Il fatto che nei fumetti italiani si parli poco (e spesso male o a sproposito) dell’omosessualità non è una novità. I motivi sono tanti: dall’incompetenza degli sceneggiatori alla paura di sollevare polemiche, dalla mentalità arretrata degli editori al clima che caratterizza la nostra nazione. C’è poi il fatto che  da noi i fumetti da edicola sono praticamente solo per bambini o i cosiddetti "popolari", che mantengono quasi inalterata la loro formula dagli anni ’60. La concorrenza Made in Italy praticamente non esiste, e così è ormai da decenni che il mercato dei fumetti italiani che non si rivolgono ai giovanissimi è occupato sempre e solo dai vari albi Bonelli (Tex, Dylan Dog, ecc) e dai loro vari cloni, da quelli Astorina (Diabolik), dalla Max Bunker Press (Alan Ford) e da qualche ristampa. Chi glielo fa fare a questi signori, che ormai hanno colonizzato le rispettive nicchie di mercato senza una reale concorrenza, di puntare sull’argomento omosessualità di proposito?

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Intendiamoci: qualche tentativo sporadico di stare al passo coi tempi lo fanno, ma generalmente quando arriva un personaggio omosessuale è un animo tormentato e/o infelice, non fa una bella fine oppure è un personaggio negativo… Proprio a luglio, ad esempio, nella serie Julia tornerà la serial killer lesbica Myrna Harrod, storica nemesi della protagonista. Purtroppo, ancora nel 2009, quando un personaggio omosessuale compare nei fumetti popolari italiani stanno tutti ben attenti a non farlo diventare un esempio troppo positivo, tant’è che persino un personaggio brioso e allegro come l’avventuriera futuristica Legs Weaver è diventato cupo e travagliato giusto in tempo per vivere la sua prima relazione lesbica ufficiale (ovviamente dopo la chiusura della sua serie e durante le sue nuove avventure, che vengono proposte al ritmo di una all’anno quando va bene). Considerando il valore simbolico dei fumetti, e la loro capacità di riflettere la cultura e la mentalità dominante della nazione che li produce, può essere interessante analizzare anche un paio di recentissimi esempi in questo senso.

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Partiamo dal secondo numero del semestrale “Lilith”, realizzato da Luca Enoch. Questo autore è probabilmente il fumettista più gay-friendly del nostro panorama editoriale da vent’anni a questa parte: dopo averci deliziato con la serie “Sprayliz” negli anni ’90 (in cui comparivano ragazzi omosessuali grintosi e positivi), aveva inserito vari ammiccamenti gay anche nella sua serie “Gea” (recentemente conclusasi), e in particolare un comprimario fisso di nome Sigfrido (un simpatico muscle bear di ultima generazione). Ora che Gea è conclusa non ci è dato sapere quando rivedremo un personaggio del calibro di Sigfrido, ma già nel secondo numero di Lilith, Luca Enoch ha ripreso ad inserire parentesi gay-friendly decisamente educative. In questo secondo numero di Lilith, ambientato fra i pirati dei Caraibi, ha infatti inserito una pillolina di storia gay: dopo un arrembaggio un gruppo di pirati deve spartirsi il bottino, e poiché uno di loro è morto durante l’attacco la sua quota e le sue proprietà andranno al suo tristissimo ragazzo rimasto "vedovo", visto che i pirati (persino loro) riconoscevano le coppie di fatto. Un vero peccato che Luca Enoch rimanga un caso totalmente isolato nel nostro panorama editoriale.

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In compenso in questi giorni è in edicola un nuovo speciale che prosegue le avventure di Jonathan Steele, l’avventuriero che vive in una realtà alternativa dove leggende e paranormale sono entrate nella quotidianità. Anche se questo fumetto ha un discreto seguito fra i gay, complice il biondo protagonista, ammiccamenti gay non ce ne sono mai stati, anche se le donnine desnude non sono mai mancate, e in particolare Myriam (assistente e poi ragazza di Jonathan) e la sua ottava di seno sono diventate una specie di tormentone. In un contesto del genere, se di omosessualità si doveva parlare, non poteva che coinvolgere proprio Myriam… Che infatti, nel numero 11 della seconda serie, diventa l’oggetto del desiderio di Ruha: un’archeologa telepate di origine indiana che cerca di usare i suoi poteri per sedurla (ovviamente in un fumetto italiano gli omosessuali possono usare solo la forza per sedurre qualcuno…). Ebbene: nello speciale ora in edicola ricompare Ruha, provocando alla povera Myriam una specie di "incubo" in cui loro sono una coppia felice.

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Myriam si sveglia atterrita (ovviamente!) fra le braccia di Jonathan e si scopre che quella stessa notte Ruha è stata uccisa in un carcere indiano proprio a causa della sua omosessualità (evidentemente lo sceneggiatore non sapeva che in India l’omosessualità era in via di depenalizzazione). Fine. Insomma un altro bell’esempio del modo contraddittorio e pessimista con cui l’omosessualità viene rappresentata nei fumetti italiani. Forse l’intenzione era buona, ma il risultato non è affatto convincente. In ogni caso è da notare che a conclusione di questa storia Myriam interviene con un appello per sensibilizzare sul problema delle persecuzioni degli omosessuali nel mondo. Premesso che è comunque notevole il fatto che in un fumetto popolare italiano si parli di questo argomento, è stato riconfermato lo stereotipo dell’omosessualità infelice e perseguitata, e della rappresentabilità della stessa a patto che coinvolga due femmine procaci…

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Mai una volta che ci siano due maschi palestrati (e magari superdotati). Oltretutto, giusto per confermare la tradizione, l’albo si conclude con un test sul nostro rapporto con la censura. Meglio un corpo nudo o un corpo straziato? E ovviamente Myriam fa da testimonial col suo corpo nudo. Ma non aveva più senso fare un test sull’omofobia? Magari raffigurando Jonathan Steele che baciava un altro uomo, per poi chiedere ai lettori che effetto gli faceva? Per di più, in questo periodo in cui effettivamente in Italia l’omofobia sta avendo dei guizzi preoccupanti e in cui gli omosessuali italiani sono lasciati a se stessi, la storia di Ruha non ha lanciato esattamente un messaggio positivo all’eventuale omosessuale complessato e insicuro che l’ha letta. Voi che ne dite?

di Valeriano Elfodiluce

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