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Day Hospital per la disforia di genere, Titti de Simone chiede l’intervento della Regione Puglia

La Consigliera, Titti de Simone, raccoglie le richieste di numerose associazioni lgbtqia+ pugliesi. “Andiamo nel concreto oltre i bla bla bla: da un po’ di tempo occorre un intervento regionale per stabilizzare il Day Hospital per la disforia di genere del Policlinico”.

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Da Titti de Simoneattuale Consigliera al Presidente della Regione Puglia, arriva una lettera aperta rivolta al Direttore dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Bari e a chi in Regione tutela la Sanità. La richiesta è di porre l’accento sul Day Hospital per i Disturbi dell’identità di genere” , servizio che in Puglia esiste da molti anni, ma che presenta gravi disfunzioni.

Titti de Simone
Titti de Simone, Consigliera del Presidente della Regione Puglia per l’attuazione del programma di governo.

 

“Il diritto alla salute è un diritto universale.
La Puglia sa e deve distinguersi dal panorama nazionale, offrendo accoglienza, inclusione per le persone lgbtq+. […] Ho scritto ai vertici della Sanità pugliese per farmi carico di quello che tantissime associazioni chiedono da tempo: porre attenzione e cura ad un servizio necessario che va migliorato, ad un diritto da garantire”

 

Titti de Simone, giornalista e attivista lgbtqia+, raccoglie le richieste di numerose associazioni sul territorio pugliese e chiede di migliorare un servizio diventato riferimento non solo in Regione ma in tutto il Mezzogiorno. Il Day Hospital, tra i pochi nel nostro Paese, prendere in carico persone che lamentano disagio legato all’identità di genere e si occupa della ricerca su questo tema.

Sono essenzialmente due le questioni su cui verte l’analisi e la richiesta di de Simone. Il servizio attualmente presenta una notevole “instabilità” e discontinuità, dovute allo scadere dei contratti a tempo determinato – come quelli degli psicologi – e alla non disponibilità di una equipe clinica stabile. Come specificato nella lettera, questa disfunzione

“reca un notevole disagio ai numerosi utenti già seguiti, alle loro famiglie, obbliga talvolta a rivolgersi a centri di altre regioni italiane, con aggravio peraltro anche dei costi a carico della sanità regionale”.

Altra questione cruciale è il linguaggio. La Consigliera chiede che sia riformulata la dicitura “Day Hospital per i Disturbi dell’identità di genere” con “Day Hospital per la disforia di genere“, come correttamente viene denominato in moltissime altre regioni.

“Generare culture non violente, non discriminatorie e inclusive, significa anche utilizzare un linguaggio libero da stigmatizzazioni e pregiudizi”.

Queste richieste sono sostenute anche in una proposta di legge depositata pochi giorni fa e sottoscritta da 25 Consiglieri regionali, “Disposizioni per garantire il principio di pari opportunità e parità di trattamento in riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alle variazioni nelle caratteristiche di sesso“.

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