L’ennesimo scontro frontale, senza vinti nè vincitori. In commissione giustizia al Senato i capigruppo di Lega, Forza Italia, Pd, M5S, Leu e Iv hanno provato ancora una volta a confrontarsi sul DDL Zan, già approvato alla Camera, senza arrivare ad alcun punto d’incontro. Il testo base è rimasto quello limato e discusso per un anno a Montecitorio, con la Lega a traino Andrea Ostellari, presidente di Commissione nonché relatore della legge contro l’omotransfobia, che ha provato ad abbinarci l’impresentabile ddl Ronzulli, ideato e realizzato unicamente per affossare il DDL Zan. Richiesta respinta fermamente da Pd, 5 Stelle e LeU. Le posizioni tra partiti sono però rimaste inalterate.
«Si riparte dal testo base del Ddl Zan. Poi il 6 si vota il calendario e il 13 per noi si va in Aula», ha ribadito la capogruppo di Leu al Senato Loredana De Petris, mentre i leghisti hanno proposto l’opzione audizioni in Commissione, da settimane al centro di un indecoroso dibattito. Entro venerdì Forza Italia, Lega e Italia Viva dovranno presentare al presidente Andrea Ostellari le rispettive richieste di modifiche al testo Zan, per poi ritrovarsi martedì 6 luglio alle ore 11, alla disperata (e impossibile?) ricerca di “un’ipotesi condivisa”. Richieste di modifica che potranno essere accolte e/o cestinate. Nel pomeriggio, alle ore 16:30, lo sbarco in aula per la calendarizzazione.
Anche i renziani avrebbero avanzato delle proposte emendative, fa sapere IlGiornale, sulle quali Lega e Forza Italia sarebbero pronte a trattare. In caso contrario si rischierebbe il “pantano parlamentare“. Un’apparente minaccia, perché al segreto del voto in aula potrebbe accadere di tutto, smentita dal senatore IV Davide Faraone: “Il tavolo politico che abbiamo fortemente voluto si è rivelato utile come avevamo detto perché ogni forza politica ha potuto esprimere il proprio pensiero e confrontarsi con gli altri“. “È importante che il ddl Zan abbia un iter veloce e sicuro perché si approvi una legge che serve al Paese e per non impantanare il Senato che dovrà trattare ad ora sette decreti prima della pausa estiva. In ogni caso, se non dovesse trovarsi un’intesa, Italia Viva conferma che voterà per portare in aula la legge“.
“Abbiamo lavorato e continueremo a lavorare, ci rivediamo il 6 e poi vediamo che succede“, ha annunciato il leghista Andrea Ostellari. “Farò una raccolta delle varie proposte e ne parleremo tutti assieme martedì. Oggi, fondamentalmente, sono gli articoli 1, 4 e 7 quelli più toccati“. Praticamente 1/3 del DDL, a rischio smembramento.
“Trovata convergenza su testo base e ora ci siamo dati un po’ di tempo perché tutti possano presentare proposte in maniera informale sulle quali il relatore proverà a trovare una sintesi e ci rivediamo martedì”, ha annunciato il senatore M5s Andrea Cioffi. “Il Movimento 5s pensa che dobbiamo lavorare su quello che c’è e dobbiamo fare una legge il prima possibile”.
“Vorrei ricordare che come M5S siamo pronti dal 4 maggio per attivare l’articolo 77. Stiamo ascoltando, ma i patti sono di votare il calendario il 6 e di andare in aula per il 16“, ha insistito la senatrice Alessandra Maiorino.
“Siamo un gruppo unito, nel centrodestra. Abbiamo chiesto di non fare ammoina. Ogni giorno ci dice che c’è la necessità di affrontare certi temi, che aiutino veramente a superare i pregiudizi e alla non discriminazione. Proponiamo delle modifiche, noi riteniamo che alcuni aspetti di questa legge siano incomprensibili, oggetto di interpretazione, che rischiano di diventare pericolosi. Il parlamento deve essere responsabile, coraggioso, portando la legge ad un risultato vero. Se la forzatura sul calendario porterà la legge a cadere in aula, questa legge non sarà stata uccisa da noi ma da chi ha fatto questa forzatura, perché noi siamo disponibilissimi al dialogo“, ha continuato la senatrice di Forza Italia Anna Maria Bernini.
“Le distanze restano siderali, la mediazione continua ad apparire molto difficile e non c’è chiarezza sulla necessità di chiudere il provvedimento al più presto, cosa che abbiamo chiesto come priorità“, ha fatto sapere ad AdnKronos Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Giusizia al Senato. “E resta il legittimo sospetto che sia l’ennesimo tentativo di Ostellari e della Lega di perdere tempo. Quando uno come Malan si siede al tavolo per trovare una mediazione e si alza poco dopo per andare a una conferenza stampa dal titolo ‘La legge Zan viola il Concordato’, diciamo che i motivi per sospettare ci sono tutti“.
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