Riferendosi a Taiwan, il leader cinese Xi Jinping ha ribadito più volte come l’obiettivo sia quello di riannettere il piccolo stato insulare alla madrepatria ed interrompere gli sforzi indipendentisti dei suoi leader democratici.
Xi è arrivato a definire il riassorbimento del “territorio sacro” di Taiwan come un “evento storico inevitabile”.
Eppure, le elezioni presidenziali e parlamentari di sabato scorso, che hanno consegnato per il terzo mandato consecutivo la guida del paese al Partito Progressista Democratico di Lai Ching-te, sembrano raccontare tutt’altra storia.
Ancora una volta, Taiwan sceglie un governo progressista, votato ai diritti civili, pro-LGBTQIA e in netta contrapposizione con la dittatura cinese. Ma quali saranno le implicazioni a breve e lungo termine?
Le elezioni a Taiwan
Dopo una serratissima campagna elettorale che ha visto ben tre partiti contendersi la guida del paese, Taiwan ha scelto di dare fiducia al Partito Progressista Democratico per la terza volta consecutiva.
Un segnale di continuazione della politica di distanziamento dalla Cina e della promozione dell’identità separata di questo piccolo stato insulare da sempre in lotta per la propria autodeterminazione.
Lai Ching-te, attuale vicepresidente della prima donna a guida del paese, Tsai Ing-wen e fervente separatista da Pechino, è stato eletto come prossimo leader di Taiwan con il 40% dei voti – una vittoria calmierata ma determinante.
I risultati elettorali rappresentano una chiara sfida all’autorità autoproclamata di Pechino, confermando ciò che molti avevano già intuito: le tattiche intimidatorie della Cina, sia economiche che militari, non hanno fatto altro che rafforzare la determinazione di Taiwan a mantenere la sua indipendenza de facto e a resistere al dominio cinese.
La recente evoluzione culturale e politica di Taiwan comporta però dei rischi. L’ufficio cinese per gli affari di Taiwan ha dichiarato sabato sera che le elezioni non cambieranno il corso delle relazioni tra le due sponde dello Stretto, suggerendo che nei prossimi mesi e anni le tensioni tra i due paesi saranno destinate a intensificarsi.
Dopo la sua vittoria, Lai ha però promesso di perseguire un approccio equilibrato nelle relazioni con Pechino.
Taiwan è diventata un punto di attrito tra la Cina e l’occidente, simbolo di sensibilità e visioni del mondo divergenti. Per Pechino, Taiwan è un residuo della guerra civile cinese, dove Stati Uniti ed occidente non dovrebbero intervenire. Per Washington, rappresenta un baluardo di democrazia e stabilità globale.
Le significative implicazioni conferiscono grande importanza a ogni dichiarazione o politica che Lai o il suo partito adotteranno ora e dopo il suo insediamento a maggio. Con la forte identità nazionale di Taiwan e le ambizioni della Cina in netto contrasto, è improbabile che Xi Jinping rimanga a guardare.
Il programma politico del Partito Progressista Democratico
Il Partito Democratico Progressista (DPP) di Taiwan è generalmente classificato come un partito di centrosinistra, le cui politiche a sfondo liberale e socialdemocratico cozzano distintamente con quelle della dittatura cinese.
Le politiche promosse dal DPP abbracciano un ampio spettro di questioni sociali. Tra queste vi sono politiche moderate di assistenza sociale che si rivolgono a diversi gruppi vulnerabili della società, inclusi donne, anziani, bambini, giovani, lavoratori, minoranze, comunità LGBTQIA+, popolazioni indigene e agricoltori.
Il partito pone inoltre una forte enfasi su un sistema giuridico e politico basato sui diritti umani e sulla democrazia, un’equilibrata gestione economico-finanziaria, un welfare sociale giusto e inclusivo, riforme nell’ambito dell’educazione e della cultura, nonché una politica estera pacifica e indipendente con particolare attenzione al rafforzamento dei legami con Stati Uniti e Giappone.
Il DPP è riconosciuto a livello internazionale per le sue posizioni progressiste, che includono il sostegno all’uguaglianza di genere e al matrimonio tra persone dello stesso sesso, politiche fortemente promosse sotto la guida di Tsai Ing-wen – che quest’anno passa il testimone a Lai Ching-te.
Le reazioni della comunità LGBTQIA+ taiwanese
In un comunicato ufficiale emesso a poche ore dalla vittoria di Lai, la Taiwan Gay Counseling Hotline Association – organizzazione LGBTQIA+ tra le più influenti del paese che quest’anno ha organizzato la più grande marcia Pride dell’Asia Orientale – propone un’analisi ponderata ed equilibrata del panorama politico taiwanese, con un occhio di riguardo verso le implicazioni per la comunità LGBTQIA+.
Al centro di questo esame, vi è il riconoscimento dei progressi significativi, ma anche delle sfide persistenti che caratterizzano il cammino verso l’uguaglianza dei diritti.
Un elemento di rilievo è l’elezione di Huang Jie, appartenente al Partito Democratico Progressista, nel ruolo di legislatore per il 6° distretto di Kaohsiung, la cui vittoria rappresenta un momento storico: si tratta del primo legislatore taiwanese apertamente LGBTQIA+.
Tuttavia, l’associazione non manca di esprimere delusione per la mancata elezione o rielezione di alcuni candidati precedentemente impegnati a favore dei diritti LGBTQIA+.
Si riscontra tuttavia un plauso per i progressi compiuti durante l’ottoennio sotto la presidenza di Tsai Ing-wen e il DPP, che includono traguardi importanti come l’approvazione del matrimonio egualitario, l’adozione congiunta per coppie dello stesso sesso e leggi più inclusive sul fronte della violenza domestica.
L’attenzione viene poi rivolta alle politiche proposte dal neoeletto presidente e dalla vicepresidente Yao Meiqin. Le loro campagne hanno incluso punti focali di rilevanza per la comunità LGBTQIA, tra cui l’inserimento di quesiti relativi all’orientamento sessuale e all’identità di genere nel censimento nazionale, l’impulso a un’educazione sessuale più inclusiva e la discussione sul tema della GPA.
“In qualità di organizzazione della società civile che da molti anni si preoccupa della situazione e dei bisogni delle persone LGBT – si legge nel comunicato – continueremo a monitorare se le politiche nazionali rispondono positivamente alla situazione e ai bisogni delle persone LGBT in tutti gli aspetti della vita (compresi il posto di lavoro, l’assistenza sociale, istruzione, lavoro, ecc.) in modo che i cittadini LGBT possano essere visti e curati nella governance nazionale. Non vediamo l’ora di lavorare con i prossimi legislatori per promuovere leggi più LGBT-friendly.”.
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