Erin Parisi è un’alpinista transessuale che ha scalato la vetta più alta dell’Antartide, lo scorso 26 dicembre, per piantare una bandiera dell’Orgoglio transgender. Erin ha raggiunto la punta del Massiccio Vinson, ovvero una delle Sette Vette del Pianeta, per completare la sua impresa e dedicarla alla “resilienza della comunità trans” che “mi ha accolto quando non avevo speranza”.
Parisi ha sottolineato come le persone trans “mi hanno mostrato che è meglio essere visibili e liberi, che vivere in un esilio autoimposto, e che lo stigma appassisce quando abbracciamo visibilmente la nostra verità”. La scalatrice ha poi aggiunto:
“Siamo state spinte verso il basso, spesso anche picchiate, e abbiamo affrontato ogni tipo di freddezza nelle nostre vite, ma la nostra resilienza ci fa raggiungere la cima”. “Insieme abbiamo forgiato un 2021 durante il quale il mondo ha cercato di negarci la dignità nell’assistenza sanitaria, il diritto a mantenere un lavoro, il diritto a praticare sport, perpetuando lo stigma attraverso comici e podcaster sui canali più popolari del mondo e ha continuato a intensificare la violenza contro di noi. Abbiamo reagito in un modo che non dovrebbe essere considerato una battaglia: vivendo le nostre vite nel migliore dei modi. Questa è la mia risposta a un mondo che si è scagliato contro le vite trans nel 2021. Puoi provare a spingermi in fondo al mondo e io troverò comunque un modo per arrivare in cima. Non mi accontenterò di essere spinta nell’ombra”.
Parisi ambisce a diventare la prima donna apertamente trans a completare le famigerate “Sette Cime”. Il Massiccio Vinson è stata la quinta delle sette vette da lei conquistate: le mancano ancora il Monte Denali, in Alaska, e l’Everest, la vetta più alta del mondo.
Nel luglio del 2020, quando aveva scalato quattro delle sette vette, Parisi aveva così parlato del proprio sogno sportivo, via PinkNews: “Quando guardo l’Everest, lo vedo davvero come il nostro modo per essere resilienti e mostrare la nostra storia di forza, recupero e resilienza”. Nell’estate del 2018, quando ha scalato il Monte Elbrus in Russia, Erin non ha potuto sventolare alcuna bandiera dell’orgoglio trans, sulla vetta, perché sarebbe stata considerata “propaganda LGBT”. Non potendosi permettere di finire in galera, Erin si è limitata a fare il simbolo della T con le mani, una volta raggiunta la vetta. “Quella T è stata una specie di mia piccola ribellione, della serie “sai, sono trans e sono in cima a questa montagna, il punto più alto d’Europa, e questo è quello che sono”.
Parisi ha inoltre scalato l’Aconcagua in Argentina, nel 2019; il Kilimangiaro in Tanazania, l’8 marzo del 2018; e il Monte Kosciuszko in Australia, sempre nel 2018. Su ogni vetta, Russia esclusa, Erin ha sempre portato con sè la bandiera dell’orgoglio transgender. Aspettando il mitologico Everest, sempre più vicino…
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