È arrivato su Netflix in silenzio, alla vigilia del Transgender Day of Remembrance, The Dads di Luchina Fisher, breve documentario di 11 minuti che riflette a fondo su paternità, fratellanza e mascolinità.
Cinque padri di figliə trans (Peter Betz, Stephen Chukumba, Frank Gonzales, Wayne Maines e Jose Trujillo) si uniscono a Dennis Shepard (padre di Matthew Shepard, studente universitario gay brutalmente assassinato nel 1998), per un weekend all’insegna della pesca nelle campagne dell’Oklahoma. Mentre lanciano le loro lenze nel fiume, trovano un punto d’incontro su questioni etniche, geografiche e generazionali: l’amore incondizionato per i loro figli.
“Non vado a pesca dal 1998, fu l’ultima occasione per pescare con Matt”, ricorda amaramente Dennis Shepard, che mai ha dimenticato quel figlio ucciso dall’omofobia. “Sto in pensiero per mio figlio ogni volta che esce di casa, questo perché è nero, perché è trans e perché è un transessuale nero in America”, aggiunge Stephen, padre di Hobbs.
Questi uomini adulti, tra una pesca e l’altra, parlano di accettazione e di transfobia, di come il coming out dei propri figli abbia cambiato il loro mondo, con amici e conoscenti in fuga al cospetto di una persona transessuale. Padri che hanno avuto inizialmente difficoltà nell’accettare quella verità, per poi comprenderla, abbracciarla, in un’America sempre più divisa e transfobica. Dennis Shepard ricorda il giorno in cui ha dovuto riconoscere suo figlio, Matthew, all’obitorio, massacrato di botte. “Non importa se fosse etero o gay, era nostro figlio”. “Loro combattono la stessa battaglia, ma ora è più dura“, ammette Shepard rivolgendosi agli altri padri, consapevole di vivere in un Paese in cui la transfobia è diventata pura battaglia politica.
Una pesca di gruppo utilizzata come “pretesto per respirare un po’“, perché “molte famiglie di persone trans si sgretolano perché i padri non li accettano. Dovrebbero interrogarsi su che cosa li spaventi. Dovrebbero far sentire la propria voce e far sapere a tutti che appoggiano i propri figli al 100%. Non dobbiamo chinare la testa ma mostrare continuamente il nostro appoggio totale verso questo movimento. La gente deve sapere che noi ci siamo e che non rimarremo nell’ombra ma che sosterremo questa causa. Vogliamo che i nostri figli siano al sicuro“.
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