Un trionfo annunciato.
Grande favorita della vigilia, l’israeliana Netta è entrata ed è uscita Papa dall’arena di Lisbona che l’ha vista conquistare l’Eurovision 2018. 20 anni dopo Diva di Dana International, la manifestazione tornerà in Israele, con Gerusalemme e Tel Aviv pronti a contendersi lo show del 2019. Autore del brano vincitore Doron Medalie, compositore gay che ha co-scritto la canzone con il produttore nonché partner Stav Beger. Pezzo di assoluto ‘girl power’, perfettamente in linea con il movimento #MeToo esploso negli ultimi mesi, dal ritmo incalzante, radiofonico e con la formosa Netta ipnotica protagonista. Dietro di lei la travolgente Eleni Foureira, Beyoncé di Cipro, e l’austriaco Cesár Sampson, 35enne ex modello poi corista ed ora cantante solista.
Bene, benissimo l’Italia, rispetto alle nefaste previsioni della vigilia, con Fabrizio Moro ed Ermal Meta. Snobbati dalle giurie, i vincitori del Festival di Sanremo hanno conquistato il televoto internazionale, arrivando così quinti al conteggio finale. Solo sedicesima l’Irlanda, che ha celebrato l’amore LGBT sul palco tra le note di Ryan O’Shaughnessy, mentre Saara Aalto, finlandese nonché lesbica dichiarata, si è classificata penultima. Fuori dalla finale, come dimenticarlo, l’omofoba Russia.
Show di altissimo livello, con conteggio voto thrilling e puntuale ‘cavallo pazzo’ che ha invaso il palco durante il live del Regno Unito, con la 29enne SuRie bravissima a mantenere saldo il controllo e a riprendersi il microfono, scippatole dall’invasore. Per il Bel Paese, come detto, un piazzamento più che degno, anche se la vittoria manca ormai da quasi 30 anni. 1990, con Toto Cutugno. Quando toccherà a noi organizzare la manifestazione canora più LGBT e spettacolare del Pianeta?