Fase 2 e Congiunti, il Governo dimentica le famiglie Arcobaleno

"Non sono in sé il sangue né il vincolo giuridico a costituire una famiglia, ma una libera scelta affettiva. “È l’amore che crea una famiglia”, ricorda Sergio Lo Giudice.

famiglie arcobaleno
4 min. di lettura

Ieri sera il premier Giuseppe Conte ha delineato i contorni della Fase 2, che dovrebbe accompagnarci verso un graduale ritorno ad una pseudo normalità, alla convivenza con il Coronavirus. Dopo 50 giorni di isolamento forzato le aspettative erano altissime, per tutti, come se il 4 maggio il Covid-19 potesse magicamente sparire dal giorno alla notte, e non a caso le critiche piovute sul nuovo DPCM sono state tante, e bipartisan.

Si potrà tornare a fare attività sportiva all’aperto, nei parchi e a distanza di sicurezza, si potrà comprare cibo da asporto, e ovviamente anche venderlo, ma soprattutto si potranno andare a trovare i ‘congiunti‘, da poche ore diventato l’aggettivo più chiacchierato d’Italia. Perché per congiunti si intende “gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti“. Ed è qui che subentrano le limitazioni e le discriminazioni per le famiglie arcobaleno, come sottolineato su Facebook da Sergio Lo Giudice, ex senatore della Repubblica.

Dal 4 maggio fare visita a nonni, fratelli, zii e nipoti sarà annoverato fra le motivazioni idonee ad uscire di casa. Ma ci sono tanti ma. Tante relazioni forti, familiari, non rientrano in questa categoria. Il caso che brucia di più è quello di qualche migliaio di bambini a cui la legge non riconosce il rapporto di filiazione con la seconda mamma o il secondo papá, il “genitore sociale”. Molte famiglie arcobaleno, fra cui la mia, hanno risolto – in parte – il problema ottenendo l’adozione da un Tribunale, ma non tutti i Tribunali italiani si muovono allo stesso modo. In particolare, le coppie lesbiche o gay separate senza il doppio riconoscimento genitoriale già da settimane sfidano decreti e ordinanze per vedere i propri figli, portarseli a casa, svolgere il loro ruolo di genitori. Poi ci sono i nonni e gli zii di questi stessi bambini, riconosciuti attraverso un’adozione particolare che riguarda solo il nuovo (per la legge) genitore, ma non il suo asse familiare.

Una realtà tristemente nota che la politica italiana continua a fingere di non conoscere, di non vedere, e che necessita di interventi immediati. Perché le famiglie arcobaleno, checché ne dicano i Lorenzo Fontana di turno, esistono, sono tra noi, insieme a quei bambini privati di diritti fondamentali. Un vuoto legislativo, rimasto tale dopo le unioni civili del 2016, che in periodo di Coronavirus torna immancabilmente alla ribalta.

“C’è poi la situazione di tanti e tanti giovani che sono stati cacciati da casa per via della loro omosessualità e che si sono rifatti altrove una vita e delle relazioni affettive forti, familiari ma senza vincoli di sangue”, sottolinea Lo Giudice. “E poi c’è il fenomeno, più generale, di uno spostamento superiore alla media di giovani Lgbti dal sud al nord, dalla provincia alle grandi città, in cerca di un’accoglienza sociale che nella città o nel paesino natio non c’era stata e che nella nuova città – come tanti altri italiani – hanno costruito nuove relazioni di tipo familiare”.

Chiaro che la formula magica per reagire ad una pandemia globale che ad oggi solo nel Bel Paese ha visto quasi 30.000 decessi, non esiste, ma è evidente che queste restrizioni finiranno per colpire solo alcuni, tendenzialmente ancor più deboli degli altri.

Parlo di questo spaccato d’Italia, ma ce ne sono tanti altri che mostrano che non sono in sé il sangue né il vincolo giuridico a costituire una famiglia, ma una libera scelta affettiva. “È l’amore che crea una famiglia” recita il motto di Famiglie Arcobaleno. Se questo è vero, allora sarebbe bene che i provvedimenti del Governo intervenissero sulla quantità delle relazioni sociali consentite dall’emergenza sanitaria, senza esprimere un’implicita valutazione sulla loro qualità. Guai se le misure, oggi necessarie, di contenimento dei rapporti umani si trascinassero dietro improprie connotazioni etiche. Guai se la temporanea perdita di libertà a cui tutte e tutti responsabilmente ci stiamo sottoponendo lasciasse in eredità, finita l’emergenza, un abbassamento del livello di civiltà giuridica e di consapevolezza sociale a cui a fatica eravamo arrivati prima della guerra al virus.

Un allarme da non sottovalutare, quello lanciato da Sergio Lo Giudice, con la consapevolezza che solo un’apertura graduale rispetto alle restrizioni totali fino ad oggi vissute, dinanzi ad una simile pandemia, potrà teoricamente accompagnarci ad un graduale ritorno alla ‘normalità’. Sull’argomento è intervenuta anche la senatrice Monica Cirinnà, madre delle unioni civili.

Condivido la prudenza del Governo nella scelta di graduare le aperture: sono ancora troppe le incertezze, e non possiamo rischiare una ripresa improvvisa dei contagi. Allo stesso tempo, non condivido la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto della pluralità delle esperienze e degli affetti. Esistono relazioni significative che vanno al di là dei legami giuridici e di sangue, e relazioni che attraversano i confini delle Regioni: penso innanzitutto alla situazione di alcune famiglie separate, alla condizione delle coppie non conviventi o delle famiglie arcobaleno non riconosciute, ma anche ai tanti legami di affetto tra persone sole, che vengono ignorati dal decreto. Se si decide di venire incontro, seppur limitatamente, a specifiche esigenze affettive, si deve farlo nel rispetto della pari dignità e dell’autodeterminazione delle persone. Le solitudini sono tante e diverse, e non possono essere ignorate. Mi auguro che si intervenga presto a precisare, anche solo in via interpretativa, la portata del decreto approvato ieri sera, su questo specifico punto e ferme restando tutte le necessarie precauzioni. La ritengo una assoluta priorità e mi batterò per questo.

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Franzc Dereck 27.4.20 - 13:59

Quando l'Italia uscirà dal Medioevo? Quando l'immagine del Papa di Roma , solo , in una piazza deserta non sarà dovuto solo ad una pandemia ? Solo allora si potrà affermare che l'"Uomo " è tornato al centro del Creato e non è più al servizio di sottane e turbanti.

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