Nel gennaio del 2019 il Governo Conte (a guida Movimento Cinque Stelle e Lega), con la decisione del vicepremier Matteo Salvini, il Ministero dell’Interno emise un decreto di natura ideologica che imponeva l’utilizzo dell’espressione “padre e madre” invece di “genitori” nelle carte d’identità dei minori. Dunque eseguì una modifica alla precedente espressione “genitori”, imponendo l’uso di padre e madre. Si ricorda il ministro dell’Interno Salvini ironizzare agitando lo spettro di “genitore 1” e “genitore 2”.
Due donne, assistite dall’avvocato Vincenzo Miri di Rete Lenford e dall’avvocato Federica Tempori, membro del gruppo legale dell’associazione Famiglie Arcobaleno, si erano opposte al decreto, ritenendo che esso violasse l’identità familiare della loro figlia e costringesse a indicare un nome femminile sotto la dicitura ‘padre’.
Il 14 Novembre del 2022, il Tribunale di Roma diede ragione alla coppia di donne, ordinando al ministero dell’Interno di emettere una carta d’identità con la dicitura “genitori” per entrambe le madri. La ministra della famiglia, delle pari opportunità e della natalità Roccella si era opposta strenuamente: “Sulle carte d’identità dei minori rimarrà madre e padre. Chi non è d’accordo faccia ricorso” aveva detto Roccella. Che due mesi dopo aveva rincarato la dose, spiegando in tv che “Dire che un bambino ha 2 papà o 2 mamme non è la verità“. Qui il documento di sentenza del Tribunale di Roma, che non fu impugnata dal ministero dell’Interno (il Governo Conte 1 diventò Governo Conte 2, fuori la Lega, dentro il PD con il M5S, e agli Interni fu fatta ministra Lamorgese al posto di Salvini).
Durante il periodo di insediamento del Governo Meloni, il Ministero dell’Interno guidato da Matteo Piantedosi, 135 giorni dopo la scadenza del termine previsto per l’impugnazione, decise invece di impugnare la decisione del Tribunale davanti alla Corte di appello di Roma. Un atto messo in opera al mero fine di ritardare ulteriormente l’emissione della carta d’identità.
Durante tutto questo processo controverso, le due madri si sono trovate in una situazione di stallo, e la loro figlia non ha potuto ottenere una carta d’identità che rispecchiasse la loro realtà familiare.
Questa mattina si è tenuta l’udienza presso la Corte d’Appello, che deve pronunciarsi sull’impugnazione del Governo Meloni. Le due madri non si sono limitate a chiedere il rigetto dell’impugnazione, ma hanno fatto richiesta anche di un risarcimento significativo da parte del Ministero, poiché ritengono inaccettabile che il governo italiano, anziché proteggere i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione, continui a ostacolare le famiglie composte da due madri o due padri con una tale determinazione. Dopo che tutte le parti hanno chiesto alla Corte d’Appello del Tribunale di Roma di formulare la decisione, quest’ultima si è “riservata di decidere”. Rimandata dunque la pronuncia, che potrebbe arrivare entro un mese.
Di seguito il post pubblicato da Rete Lenford su Facebook.