Quando finisco di leggere un libro mi sento come alla fine di una gita fuori porta, nel momento in cui si scende dal bus e ognuno inizia a cercare la propria valigia, dà gli ultimi abbracci e si avvia verso casa. Leggere è montare la tenda ogni volta in un posto diverso. Lo chiudo, ne sfioro la copertina e lo poso sul comodino. Ritrovo il mio modo di fare in una poesia di William Wordsworth, in cui il poeta racconta d’aver visto un bellissimo campo di narcisi e di aver lasciato che quella visione si depositasse pian pian dentro di lui e gli riempisse il cuore di gioia. Così ho lasciato la copia di ‘GEORGE’ di Alex Gino sul letto, nel posto accanto al mio e per qualche giorno mi sono completamente lasciato assorbire da tutt’altro. Poi venerdì sera ho avuto un’epifania mentre Drusilla Foer, a teatro, cantava una deliziosa versione di ‘Love is a losing game’, di Amy Winehouse: love is a fate resigned.
Per antitesi ho pensato alla storia di George che invece brilla di voglia di viverlo pienamente il proprio destino, con la dirompenza delle cascate: una storia che è, dall’alto, una storia di tutti o, almeno, una variante della stessa. Vista ad altezza occhi è invece la storia unica di una bambina di 10 anni. Melissa è una femmina, è palese, lo sa lei e lo capiamo tutti: si sistema i capelli davanti come fossero una frangetta nonostante siano corti, si chiude in bagno a leggere i segreti per l’estate di Ragazza Top e, quando la mamma non c’è, se ne prova abiti e collane. Il suo sogno è quello di recitare la parte del ragno Carlotta nello spettacolo teatrale che la scuola sta organizzando e che si basa sul grande classico per bambini di E. B. White, ‘La tela di Carlotta’. Ne conosce tutte le battute, il ritmo delle parole, gli attimi in cui esitare per mantenere il filo teso. L’unico particolare è che Melissa, agli occhi di chi la vive quotidianamente, appare come un maschietto di nome George. La mamma ne è sicura, l’ha vista nascere. Anche questo, poi, è davvero un problema? Fino al XVII secolo tutti i personaggi femminili erano interpretati da uomini e alcuni lo sono tutt’ora. La maestra Udell però non ne è convinta e pensa che l’audizione di Melissa sia solo uno scherzo di cattivo gusto. Eppure recitare nei panni di Carlotta sarebbe un’ottima occasione per far capire a tutti che è davvero una bambina, come fanno a non capirlo? Kelly, Scott, mamma, la maestra Udell, i compagni di scuola: tutti devono saperlo. Anche Jeff, il suo ex-migliore amico che ora la strattona e la prende in giro.
Melissa è una bambina transgender, lo sa. Conosce questa parola perché l’ha sentita in tv, da Tina, che ha detto che quello che ha tra le gambe ‘è un problema suo, del suo fidanzato e di nessun’altro’: è fortunata ad essere nata in un tempo in cui l’informazione subisce una censura minore ed è facilmente accessibile. Non è sola, sa anche questo. Fa parte di quella tipologia di persone per cui la parola ‘ragazze’ ha un fascino indescrivibile, un’attrazione magnetica, uno specchio che mostra il vero. ‘Maschi’, invece, come la scritta sulle porte dei bagni è un dolore, un pugno in volto, un trovarsi spaesati.
La sua storia è in parte il riflesso di quella di ognuno. Degli omosessuali, delle persone di colore, delle donne, degli immigrati, di un bambino qualunque. Di tutti coloro che hanno dovuto e che continuano a combattere per essere chi sono o semplicemente per far sì che gli altri lo riconoscano e lo rispettino. Un combattimento in cui non si avanza attaccando ma difendendosi. E in che modo possiamo difendere la nostra identità personale quando la nostra vita è così strettamente legata a quella degli altri se non continuando ad affermarla – ad affermarci – in ogni gesto e in ogni parola? Questa è la forza di George: essere Melissa ogni giorno, a scuola, a casa e a cena da Arnie, con un’innocenza e un coraggio straordinari, quasi un’indifferenza mi verrebbe da dire, ma un’indifferenza che nasce nel momento in cui si ha la consapevolezza che essere se stessi è tutto ciò che si può essere e Melissa lo è in un modo semplice, cristallino, sconvolgente. Nell’unica modalità che ha per raggiungere una completezza che la maggior parte di noi dà per scontato. ‘E se fossi davvero una femmina?’. ‘Io sono una femmina’.
Purtroppo è (quasi) scontato ammettere che la vita di Melissa non gode della stessa semplicità, subendo pesanti prese in giro e atti di vero e proprio bullismo. Secondo alcuni enti statistici sono proprio quelle le principali cause di abbandono scolastico degli adolescenti con disforia di genere i cui livelli sono diventati molto alti. Sono cause dovute all’ignoranza, ai pregiudizi e alla viltà di molti: fattori che negli anni non sembrano diminuire. In Italia infatti, esplorare la propria identità non è ancora facile, essendo il fenomeno continuamente considerato una specie di tabù, specialmente quando coinvolge bambini molto piccoli, per cui manca, inoltre, una letteratura ben fornita sul tema. Proprio questo è uno dei motivi che hanno spinto Alex Gino a scrivere una storia simile (iniziata 13 anni fa) in modo che i bambini ‘possano avere un libro che rifletta la loro vita ma contemporaneamente quella delle persone transessuali, anche se non lo sono loro in primis’.
La cosa che in qualche modo lascia più perplessi è il target di riferimento: bambini dai 10 anni. Lo fa a causa di un’abitudine di considerare un tema simile come esclusivo dell’età adulta, che lo analizza attraverso le categorie dovute all’esperienza, al (pre)giudizio e spesso anche alla paura. Un’analisi mediata, filtrata. Per me ad esempio, è stato un giro sulle montagne russe, quando a testa in giù ho (ri)visto la luce e il buio dei miei anni. I bambini dovrebbe viverlo, al contrario, con l’occhio della curiosità, del ‘perché è così? perché questo? perché?’, con quello spirito da grandi esploratori alla Capitan Nemo che a volte ci esaspera e molto più spesso ci sorprende. So però che è un’ipotesi legata ad un concetto di ‘giustizia’ non comune, quasi utopistica: quello che i più piccoli vivano serenamente i propri anni, educati nel rispetto comune.
George è una luce. Melissa anche, ovviamente. Una guida per molti che conoscono la duplice funzione della lettura: un modo per fuggire dal quotidiano ricordandosi, al termine, di portar sempre qualcosa indietro, un segreto, una lezione, un sogno, capaci di influenzare la propria realtà. Ed è una realtà che va cambiata adesso, ora, con la forza continua di affermar se stessi.
Il libro George di Alex Gino, nella traduzione di Matteo Colombo, è edito da Mondadori nella collana Contemporanea (152 p. – 15,00 €).
Il traduttore Matteo Colombo sarà presente martedì 21 giugno, alle ore 18, presso La Libreria dei Ragazzi (Via Tadino 53) per dialogare sul libro con il nostro direttore Giuliano Federico, Giulia Sbernini (autrice della serie Vite Divergenti su Real Time) e Monica Martinelli (Casa Editrice Settenove). Qui per l’evento Facebook.
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