Forse, la sua candidatura al Senato aveva dato fastidio alle persone sbagliate. È su questo movente che procedono le indagini per l’omicidio di Samantha Gómez Fonseca, attivista e politica transgender messicana freddata con cinque colpi di pistola domenica scorsa.
Una vera e propria esecuzione, che si inserisce nel tristemente noto contesto di violenze in Messico, teatro di continui conflitti tra Stato e forze paramilitari di narcotrafficanti e contrabbandieri intenzionate a prenderne il controllo.
L’omicidio
Il cadavere di Gómez Fonseca, 37 anni è stato rinvenuto domenica all’interno una macchina a noleggio a Xochimilco, distretto sud di Città del Messico. I paramedici accorsi sul posto non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.
Secondo le prime ricostruzioni, l’assalto al veicolo dove viaggiava la donna sarebbe avvenuto poco dopo una visita al penitenziario Reclusorio Sud. La macchina avrebbe rallentato per un dosso, e un uomo si sarebbe accostato per poi sparare cinque colpi di pistola rivolti esclusivamente a Gómez Fonseca.
L’attivista visitava spesso il carcere di Reclusorio Sur per condurre workshop e campagne di sensibilizzazione volte a migliorare le condizioni di vita dei detenuti, da cui però ultimamente aveva ricevuto pesanti minacce a sfondo omobitransfobico.
L’omicidio è quindi stato ufficialmente categorizzato come femminicidio: le autorità sono convinte che l’identità di genere della donna possa essere correlata alla sua tragica fine.
Una vita dedicata all’attivismo
Già ben prima di ponderare la propria candidatura al Senato con il partito di maggioranza Morena, Samantha Gomez Fonseca aveva dedicato la sua vita alle battaglie per i diritti civili, in un percorso di attivismo che l’aveva resa consulente strategica per vari politici nella promozione e l’attuazione di legislazioni a sostegno della comunità LGBTQIA+
Un’”amica e collega preziosa” e una “donna brillante” – come la descrive Temístocles Villanueva, deputato al Congresso di Città del Messico – che nei mesi precedenti al suo omicidio aveva ricevuto un riconoscimento ufficiale dal governo per il suo instancabile lavoro in ambito di diritti umani.
Gomez Fonseca lottava per una maggiore rappresentazione della comunità trans nel panorama politico messicano, ed era fervente difensora dei diritti dei detenuti. La sua era una battaglia intersezionale contro qualsiasi forma di discriminazione.
Poche ore prima di essere uccisa, aveva pubblicato un post per promuovere un corteo di protesta per i diritti e la dignità della comunità T, previsto per lunedì. La sua morte fa seguito a quella di Miriam Noemi Ríos, altra politica transgender messicana uccisa a Jacona, nel Michoacán.
Messico: uno dei paesi più pericolosi al mondo
Samantha Gomez Fonseca rappresentava la legalità e uno spirito di fratellanza che non trova purtroppo posto in un Messico dilaniato da continui conflitti interni in ogni angolo del paese, considerato uno dei più pericolosi al mondo in cui vivere.
Se la situazione non è ancora classificabile come una guerra civile nel senso tradizionale, il paese sta infatti affrontando gravissimi problemi di violenza legati principalmente ai cartelli della droga e al contrabbando di risorse, ed episodi simili sono ormai all’ordine del giorno.
Tra gennaio e settembre 2023, si contano infatti oltre 350 massacri, che spesso coinvolgono anche cittadini comuni.
Un’ondata che non accenna a fermarsi, e che si sta diffondendo a macchia d’olio dalle zone rurali fino alla capitale.
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