A volte mi viene da pensare che certe persone devono avere qualche problema. Nei forum, si sa, il tono è spesso eccessivo. Ma che uno finisca per insinuare che le lettere d’amore riportate la scorsa settimana siano “farlocche”, che le abbia scritte io e che mi sia messo ad aggiungere gli errori apposta per essere credibile, più che a prendermela mi induce a chiedere se ci sia un medico in sala.
Per fortuna c’è anche chi si limita a consigliarmi di “tornare a parlare di sesso, narcisismo, culi, peli, e quant’altro, piuttosto che snaturarti così tanto. Ognuno, per prima cosa, deve mostrare ciò che è”. Non mi sembra troppo un complimento, ma condivido. Più gentile invece il ragazzo che mi invita a insistere con l’amore: “Forse qualcuno si sveglierà e la smetterà di dire ca….. e saprà senza bisogno di chiederlo a te cosa deve fare”. Pur ringraziandolo, preferisco seguire il primo consiglio, anzi precederlo, visto che l’ho letto alle 2 e 30 di notte, ben nove ore e mezza dopo la fine del blocco del traffico.
Sì, perché a Roma domenica 27 gennaio c’è stato il blocco del traffico e lo spettacolo che sono andato a vedere è cominciato con cinquantacinque minuti di ritardo. Nell’attesa, a me e all’unico coinquilino che riesco a trascinare a teatro, non è rimasto altro da fare che guardare i maschi nel foyer: uno snervante gioco di sguardi, non necessariamente reciproco (a volte ci si può contentare di fissare uno che ci piace molto, perfino se lui non ci degna di uno sguardo), una perlustrazione prima discreta, poi più insistita e a un certo punto decisamente sfacciata, con l’occhio che inevitabilmente finisce lì: sul ‘pacco’.
“E’ molto più eccitante guardare un bel pacco che un bel c…o”, ha riconosciuto il mio coinquilino – vero esperto nel settore. Come dargli torto? (mi rivolgo ovviamente a quella minoranza di voi interessata alle dimensioni, poiché sappiamo gli altri mossi esclusivamente da esigenze dello spirito). Immagino che anche voi (mi rivolgo sempre alla minoranza) conosciate bene il fascino di certi rigonfiamenti…
Dopo di che sappiamo anche quanto l’apparenza possa ingannare, quanto conti il tipo di pantaloni che si indossa, quanto certi attrezzi, all’apparenza minuti, riescano a sorprenderci una volta eretti. E purtroppo anche quanto certi bozzi vistosi si rivelino fuochi di paglia e tutto si concluda una volta aperto il pacco. Abbiamo una lunga tradizione di fregature, però…
Però bisogna guardare in faccia la realtà: non possiamo non notarli. Sono pacchi che si muovono, ci guardano, ci parlano. Pacchi che passeggiano e ci irretiscono come fanciulli ingenui, la bocca aperta e la palpebra bloccata. Se ci viene detto allora che tutto, proprio tutto è relativo, meglio ascoltare Sua Santità e porre un freno al relativismo dilagante. Il pacco resta un dogma.
Quando abbasso lo sguardo in quella direzione, non so perché, mi si mette in moto un meccanismo automatico che elabora i dati e fornisce coordinate attendibili e previsioni di vario genere su natura e intensità delle precipitazioni. E’ un’illusione, lo so, ma di illusioni si vive.
In treno, sull’autobus, per strada, perfino nel foyer del teatro…quanto sarei curioso di sapere com’era in realtà quel ragazzo di domenica scorsa! Curioso di scoprire chi, tra me e il mio coinquilino, aveva ragione e, già che ci siamo e sognare non costa, verificarne anche le variazioni in corso di erezione. Visto che però non è possibile, ci accontenteremo del ricordo di quel suo bozzo che, intrattenendoci per almeno quaranta dei cinquantacinque minuti di ritardo, ci ha meglio disposti nei confronti degli attori.
Sui pacchi si potrebbero raccontare milioni di aneddoti, se non fosse per quel senso di sconfitta che subentra, pensando che ormai in Italia suggeriscono solo Flavio Insinna e i milioni vinti a culo (anche questo con un altro significato). Una persona squisita, Insinna, simpaticissimo nella sua assoluta eterosessualità, però… senza offesa, preferisco altro. Anche se, quanto a pacco, mi pare che lui non lasci affatto a desiderare…
Flavio Mazzini, trentacinquenne giornalista, è autore di Quanti padri di famiglia (Castelvecchi, 2005), reportage sulla prostituzione maschile vista "dall’interno", e di E adesso chi lo dice a mamma? (Castelvecchi, 2006), sul coming out e sull’universo familiare di gay, lesbiche e trans.
Dal 1° gennaio 2006 tiene su Gay.it la rubrica Sesso.
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di Flavio Mazzini
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