NEW DELHI – Sembrava impossibile fino a poco tempo fa, eppure le scene cui siamo abituati ad assistere nelle capitali europee con uomini che ballano e si scambiano effusioni tra le luci di una discoteca cominciano a essere una consuetudine anche in India. Locali per gay nascono come funghi a Delhi, a Mumbai (ex Bombay) e soprattutto a Calcutta: club e discoteche, ma anche ber sono «il luogo migliore per rilassarsi col proprio compagno dopo una dura giornata di lavoro, per stare insieme senza problemi e senza essere giudicati» come spiega Achinta Vaidya, un omosessuale indiano di mezza età.
È il segno che qualcosa sta cambiando anche nella rigida società indiana, seppur lentamente. Molti ostacoli restano in piedi: la legislazione del paese in materia è ferma a un provvedimento emanato nel 1861 durante il periodo del colonialismo britannico, secondo il quale l’omosessualità è un crimine. «Stiamo cercando di decriminalizzare l’omosessualità – dichiara Anjali Gopalan, portavoce di un gruppo che si batte per la tutela dei diritti dei gay – lo Stato non dovrebbe interferire nelle preferenze di due adulti consenzienti».
Effettivamente, per quanto a rilento, sembra che qualcosa si stia muovendo: nello scorso aprile la Corte Suprema ha chiesto al Governo centrale di New Delhi di spiegare perché la vecchia legge britannica che vieta l’omosessualità non può essere abrogata. Secondo la norma del 1861 l’omosessualità è una offesa al pudore ed è punibile con una pena che può arrivare anche fino a dieci anni di carcere. Sono dozzine i gay arrestati, in esecuzione di quella legge, ogni anno, anche se poi la maggior parte di essi viene rilasciata a breve per mancanza di prove.
I gruppi che cercano di tutelare le ragioni dei gay stanno ora portando una nuova importante argomentazione a supporto della loro tesi: la lotta all’Aids. In India infatti ci sarebbero almeno 40-50 milioni di omosessuali a rischio Aids. Essendo l’omosessualità un reato, sono poche le coppie gay che si recano nelle strutture sanitarie per cercare informazioni sulla malattia e per fare le necessarie analisi. Nella maggior parte dei casi, infatti, farlo significherebbe dover uscire allo scoperto, rendere pubblica la loro condizione, con tutte le conseguenze del caso.
Le autorità sanitarie stanno cominciando a tenere conto della difficile situazione e stanno appoggiando in diverse parti del Paese le campagne dei gruppi che promuovono i diritti di gay e lesbiche. Anche la National Aids Control Organisation (Naco) sta appoggiando questa tendenza. L’India è attualmente il secondo Paese al mondo per numero di contagiati subito dopo il Sudafrica (con oltre cinque milioni di malati). Intanto, nel segno del cambiamento sociale, a Calcutta, ogni anno gay e lesbiche si riuniscono per una coloratissima parata, sotto gli occhi della polizia.
«L’omosessualità in India è ancora una zona grigia – dice Sanjeev Mitra, un attivista – ma ora è venuta l’ora di cambiare questo stato di cose».
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