Il caso di Andrea Giuliano è diventato noto da qualche giorno, dopo che si è sparsa la notizia delle minacce di morte che il ragazzo ha subito per il suo impegno per i diritti delle persone LGBT in Ungheria, dove lavora.
Lo abbiamo contattato e ci siamo fatti raccontare la sua esperienza in Ungheria e il suo attivismo “schietto”, così lo definisce Andrea, che negli ultimi mesi gli ha causato non pochi problemi.
Oggi è ancora lì, a Budapest, dove è seguito legalmente dell’associazione TASZ (Unione Ungherese per i Diritti Civili). Nonostante le ovvie preoccupazioni (o forse proprio a causa di queste), all’attivista italiano non manca il senso dell’humour: “Chiesero 10.000 dollari per la mia testa… vivo o morto… credo non sia un gran mistero il fatto che sia ancora qui: non ci fai un cazzo con 10.000 dollari. Tra l’altro li devi pure cambiare”.
LA POLITICA CHIEDE IL RISPETTO DEI DIRITTI E LA TUTELA DI ANDREA
Del suo caso si sono interessati in tanti. Il gruppo del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo aveva rivolto, per bocca dell”eurodeputato Ignazio Corrao, un appello al presidente dell’Ungheria Orban perché tutelasse il giovane. Sempre da Strasburgo, si è alzata la voce di Daniele Viotti, eletto a Strasburgo nelle file del PD. Anche Viotti aveva chiesto a Orban, presente in parlamento per parlare dei diritti umani in Ungheria, di condannare le minacce lanciate contro Andrea.
Dal canto suo, l’Ambasciata italiana a Budapest ha fatto sapere che farà tutto il possibile per sostenere Andrea in quella che hanno definito “una battaglia di civiltà” alla quale il corpo diplomatico italiano in Ungheria intende dare la massima collaborazione.
LE ASSOCIAZIONI ITALIANE SI MOBILITANO
In Italia, le associazioni lgbt si sono mobilitate. In una nota congiunta Agedo, Arcigay, ArciLesbica, Associazione Radicale Certi Diritti, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno e Mit “chiedono che il Governo italiano intervenga urgentemente nei confronti di quello ungherese, affinché l’incolumità di Andrea sia garantita. In Ungheria il premier Viktor Orbàn si è distinto per le sue leggi e campagne xenofobe e razziste, l’Ue sta svolgendo diverse indagini sulla violazione dei diritti umani in quel paese, per tutto questo noi pensiamo che il nostro Governo debba agire in modo risoluto e chiaro”.
Anche il Circolo Mario Mieli di Roma si rivolge al governo e ne chiede l’intervento. “Sollecitiamo il Governo e il Ministero degli Esteri ad attivarsi per garantire l’incolumità di Andrea – ha dichiarato il presidente, Andrea Maccarrone – chiediamo un intervento chiaro e deciso delle autorità locali e dell’Unione Europea perché sia garantita la libertà di espressione in tutto il territorio comunitario e la protezione e la sicurezza per Andrea e per tutte le persone lgbt”.
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