Il cammino per il superamento di timori e pregiudizi è iniziato nella direzione giusta, "ma il nostro è un cammino ancora lungo e difficile". E’ quello che ha dichiarato il presidente della Camera Gianfranco Fini questa mattina durante la presentazione dei dati dell’indagine svolta dall’Istat intitolata "La popolazione omosessuale nella società italiana". In occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia, l’istituto di ricerca ha presentato i dati raccolti presso la sala Mappamondo della Camera alla presenza di Fini e di alcuni rappresentati della comunità lgbt.
Rifacendosi all’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza dei cittadini a prescindere dal sesso, dal credo, dala razza, dal credo politico o religioso e dalla condizione sociale, il Presidente della Camera ha poi osservato come "l’azione contro l’omofobia deve tradursi nella condanna, in tutte le sedi, non solo di ogni forma di violenza come è ovvio, ma anche di ogni atto di prepotenza e di ogni provocazione capace di alimentare la cultura dell’intolleranza; e questo è assai meno scontato".
Secondo i dati rilevati, la grande maggioranza degli italiani condanna le discriminazioni contro gli omosessuali e ma quasi il 56 per cento sostiene che gay e lesbiche dovrebbero essere più discreti per essere meglio accettati. Il matrimonio fra le persone dello stesso sesso è, invece, accettato dal 43,9 per cento mentre il 41,4 è contro la possibilità che un gay possa insegnare alla scuola elementare, il 28,1 per cento non ritiene che un gay possa fare il medico, mentre lo stesso vale per il 24,8 per cento se si parla di rivestire un ruolo politico. A proposito delle unioni, invece, il 62,8% ritiene che sia "giusto che una coppia di omosessuali che convive possa per legge avere gli stessi diritti di una coppia sposata" ma solo per il 43,9% "e’ giusto che una coppia omosessuale si sposi, se lo desidera", ma solo uno su cinque è a favore delle adozione fatte da parte di omosessuali.
Gli italiani, comunque, dimostrano di essere abbastanza consapevoli delle discriminazioni cui i gay sono sottoposti.
Il 61,3 per cento dei cittadini tra i 18 e i 74 anni, infatti, ritiene che in Italia gli omosessuali sono molto o abbastanza discriminati, l’80,3 per cento che lo sono le persone transessuali. Il 73 per cento, poi, condanna chi non assume una persona o non gli affitta un appartamento perché omosessuale, mentre il 74,8 per cento della popolazione non è d’accordo con l’affermazione "l’omosessualità è una malattia", il 73 per cento con "l’omosessualità è immorale", il 74,8 per cento con "l’omosessualità è una minaccia per la famiglia".
Al contrario, Il 65,8 per cento è d’accordo con l’affermazione "si può amare una persona dell’altro sesso oppure una dello stesso sesso: l’importante è amare". La maggioranza dei rispondenti ritiene accettabile che un uomo abbia una relazione affettiva e sessuale con un altro uomo o che una donna abbia una relazione affettiva e sessuale con un’altra donna. Ma il 55,9 per cento pensano che gli omosessuali dovrebbero essere più discreti per essere accettati, mentre per il 29,7 per cento pensa che la scelta migliore per un gay sia non fare coming out. Un dato curioso è quello secondo il quale le donne, i giovani e i residenti nel Centro Italia mostrano una maggiore apertura nei confronti degli omosessuali.
Circa un milione di persone, si legge ancora nel rapporto Istat, si è dichiarato omosessuale o bisessuale, più tra gli uomini, i giovani e nell’Italia Centrale. Altri due milioni circa hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l’innamoramento o i rapporti sessuali o l’attrazione sessuale per persone dello stesso sesso. La ricerca conferma poi che forti difficoltà emergono per gli omosessuali/bisessuali in famiglia e sono più facilmente i fratelli che non i genitori a sapere dell’omosessualità del loro familiare, ma la famiglia viene superata dagli amici (77,4 per cento) e dai colleghi di lavoro.
Secondo i gay e i bise xintervistati, poi, le maggiori discriminazioni si subiscono sul posto di lavoro, a scuola o all’università (rispettivamente 21 e 24 per cento). Il 29,5 per cento si è sentito discriminato nella ricerca di lavoro e se si considerano tutti e tre questi ambiti, il 40,3 per cento degli omosessuali/bisessuali dichiara di essere stato discriminato, contro il 27,9 per cento degli eterosessuali. Si arriva al 53,7 per cento aggiungendo le discriminazioni subite nella ricerca di una casa, nei rapporti con i vicini, nell’accesso a servizi sanitari oppure in locali, uffici pubblici o mezzi di trasporto.
Nel ringraziare l’Istat per la prima fotografia della condizione delle persone lgbt in Italia, la deputata del Pd Anna Paola Concia, presente all’incontro, sottolinea ciò che id ati evidenziano ovvero che "la società italiana è molto più avanti della politica, con un 62 per cento che si schiera a favore della regolamentazione delle unioni fra persone dello stesso sesso" ed auspica che "indagini di questo tipo diventino appuntamenti periodici". Inoltre, secondo la deputata, appare evidente che "se ci fossero più donne e giovani nelle istituzioni così come ai vertici della società civile, l’Italia sarebbe un paese di certo più inclusivo e moderno".
Alla luce dei dati dell’Istat, poi, Arcigay si chiede "cosa aspetti il Parlamento per regalare al Paese quelle leggi che gli italiani attendono e che sanciscano finalmente la fine di odiose discriminazioni".
Durante l’incontro, l’associazione Certi Diritti ha consegnato a Fini le 7000 firme raccolte a Roma per una proposta di Delibera di Iniziativa popolare per il riconoscimento delle Unioni civili. "Il Presidente della Camera dei deputati nel suo intervento di questa mattina, richiamandosi al libro bianco europeo contro l’omofobia – si legge in una nota dell’associazione – ha fatto un importante richiamo all’esigenza che le amministrazioni locali intervengano per rimuovere le barriere discriminatorie nei confronti delle persone omosessuali" ragione che spinge l’associazione a impegnarsi nella racoclta di firme nelle singole città. Inoltre Certi Diritti ha consegnato a Fini una lettera "rivolta alle Istituzioni ed alla classe dirigente del paese affinchè al più presto le parole si tramutino in leggi e programmi, unico modo per debellare ogni forma di omofobia e transfobia nel paese che determinano violenze e discriminazioni".
Secondo Franco Grillini, responsabile dei diritti civili di IdV, i dati della ricerca Istat dimostrano che "al di la’ dei ritardi e delle chiusure dalla politica, la risoluzione dei diritti civili, quindi, è solo questione di tempo e di pensionamento di omofobi e clericofascisti”.