Jakub Jankto e il coming out: “Non devo più nascondermi, anche con i ragazzi. Ora sono felice”

A 10 mesi dal coming out il calciatore del Cagliari rivendica con orgoglio quanto fatto, ma chiede più coraggio al mondo del pallone. "Il calcio era, e credo che sia, un po' omofobo. È così, non posso cambiarlo".

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Jakub Jankto e il coming out: "Non devo più nascondermi, anche con i ragazzi. Ora sono felice" - Jakub Jankto 3 - Gay.it
Jakub Jankto, la foto social
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Poco meno di un anno fa Jakub Jankto scriveva una pagina di storia calcistica diventando il primo calciatore professionista ancora in attività e di un certo peso a fare coming out, 30 anni dopo Justin Fasanu, morto suicida nel 1998 dopo anni di omofobia vissuta sulla propria pelle.

Nato a Praga nel 1996, figlio di un meccanico e di una commessa, Jakub Jankto – soprannominato Kuba – è entrato nello Slavia Praga all’età di 6 anni, è cresciuto guardando e ammirando Pavel Nedvěd, Pallone d’Oro nel 2003, per poi arrivare in Italia nel 2015, ad Ascoli, passare all’Udinese, andare alla Sampdoria, finire al Getafe, allo Sparta Praga e tornare in Serie A grazie al Cagliari.

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Jakub Jankto, la foto social

Jakub è così diventato il primo storico calciatore dichiaratamente gay del nostro massimo campionato di calcio. Ancora a secco di goal in questa stagione, Jankto, 45 presenze con la maglia della propria nazionale, si è concesso una lunga intervista ad ESPN, in cui è tornato ad affrontare non solo il coming out, ma anche la sua “nuova vita“, più libera e felice.

Non ho avuto paura quando ho fatto coming out lo scorso febbraio, avevo paura a 18, 19 anni”. “La gente mi chiede: ‘Sei cambiato? È successo qualcosa?’. Non funziona così. Sono nato con la mia sessualità. A 13, 14 anni, ho sentito qualcosa di… diverso. Ma a quell’età non ci pensi troppo“. A 22 anni Jakub ha avuto un figlio, David, con la sua fidanzata dell’epoca, Markéta Ottomanská. All’età di 25 anni Jankto ha fatto coming out con la compagna, che con il tempo non solo l’ha accettato ma si è detta orgogliosa di lui.

C’erano momenti in cui volevo iniziare ad uscire con dei ragazzi, in cui il sesso diventava un argomento, non volevo più nascondermi. Guardi un video su YouTube o un TikTok, mandi messaggi a qualcuno, o stai uscendo con ragazzi e hai paura che qualcuno lo veda. Nascondi il tuo telefono. Io non volevo doverlo fare, era una brutta sensazione. Se uscivo con un ragazzo dovevo nascondermi anche io. Non eri sicuro che non avrebbero scritto di te. Non potevo fare quello che volevo della mia vita, e ho deciso che dovevo parlare“.

E così è stato. “Ero tipo: ‘OK, smettila, devi dirlo a tutti'”. “Forse sarà dura, ma una volta che lo dico al mondo starò bene. Ora non devo più fare tutte quelle cose; questa è la differenza. Mi sento bene. Se sono libero, posso uscire, rilassarmi, ascoltare musica, divertirmi. Ne ho bisogno.”

Il video del coming out, pubblicato sui social, dura 39 secondi ed è stato girato da un suo amico, František Dumek,, in un’unica ripresa. “Ho semplicemente detto: ‘Andiamo a fare il video’. E poi lo abbiamo fatto”. Il resto è storia. Quel video ha fatto il giro del mondo, diventando il filmato più visto di sempre in Repubblica Ceca. D’altronde un coming out nel mondo del calcio è ancora oggi una notizia, perché di omosessualità si parla sempre poco, tra i calciatori professionisti.

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Jakub Jankto, la foto social

Il calcio era, e credo che sia, un po’ omofobo. È così, non posso cambiarlo“, ha amaramente sottolineato Jakub. “Ovunque ci sono mentalità diverse; in alcuni posti è più normale. Sono sorpreso di essere stato il primo a dirlo, come se fosse una cosa nuova; forse ora non dovrebbe più essere così. Siamo nel 2023, non voglio che i calciatori debbano dare spiegazioni. Il primo motivo per cui ho fatto coming out è stato per me stesso, poi forse per aiutare qualcuno che stava attraversando la stessa cosa. Forse è una novità nel calcio, ma non è qualcosa di brutto, penso che sia normale, e penso di aver dato davvero un buon esempio, un grande esempio, e ora forse la gente vede che non c’è motivo di nascondersi. Penso che sia stato d’aiuto per molte persone. Lo rifarei, anche se all’inizio è stata dura. Una volta espresso il messaggio, volevo smettere di parlarne. A febbraio doveva finire lì. Non volevo più parlare di sessualità con l’allenatore, i dirigenti, i tifosi, i giocatori, chiunque. Voglio lavorare, parlare di calcio, dare il 100%. La gente vuole che io sia il capitano di una certa comunità. Dico sempre: guarda, io rispetto tutti, tutta la comunità, tutti quanti. Ma io voglio concentrarmi solo su me stesso, sulla mia squadra, sul Cagliari, magari sulla Nazionale. Non posso decidere per le altre persone. Se vogliono parlare, OK, parlino. Volevo solo dare un messaggio a tutti. Penso che sia andata davvero, davvero bene. È finita lì. Volevo solo dare un messaggio e, sì, ora andiamo avanti.”

Tornare in Italia, e proprio al Cagliari, squadra di un’intera Isola, di un intero popolo, è stata la scelta giusta per Jakub, accolto subito magnificamente. Stefano Melis, amministratore delegato del Cagliari, ha precisato:

“Questo club è davvero unico”. “Rappresentiamo davvero un solo popolo: è il club dell’isola, dei sardi nel mondo; c’è qualcosa di speciale in questo, di unificante. Abbiamo un progetto, Be As One, che difende l’uguaglianza e l’inclusione. È una sorta di manifesto, un insieme di valori, una sorta di stella polare che ci guida ogni giorno. Credo davvero che Jakub, esattamente come il resto della squadra, sia speciale. Il Cagliari sceglie i suoi giocatori dentro e fuori dal campo. Jakub è proprio uno di questi”.

Ad applaudire Jakub anche Claudio Ranieri, allenatore testaccino che ha vinto il più incredibile degli scudetti in Premier League con il Leicester dei miracoli. L’ex giallorosso aveva già allenato Jankto alla Sampdoria ed è stato felicissimo di ritrovarlo al Sant’Elia. “Jankto è un grande giocatore, un artista”, disse a inizio stagione. “È forte, corre come un diavolo, ha buoni piedi, ottimi diagonali, assist, gol… È un ragazzo d’oro”. “Ho guardato il suo profilo e lo spogliatoio, che è una famiglia; sono convinto che non ci sarà nessun problema”.

E così è stato. Ma il futuro di Jakub, quale sarà?

Sto arrivando ai 28 anni, la ‘mezza età’. Sono un ragazzo che pensa ad altre cose più di altri giocatori. Ho un’azienda di eSport e stiamo costruendo qualcosa di buono. La gente dice che sono un calciatore insolito, ma questo è quello che sono; sono felice con me stesso e non ho bisogno di cambiare. Ho anche sempre avuto l’idea che mi sarebbe piaciuto allenare, ma solo con i ragazzi. Penso di avere una buona testa, una buona mentalità, una buona educazione da parte dei miei genitori. Devo migliorare nell’inglese. Magari, chissà, quando sarò più grande andrò a vivere negli Stati Uniti. Ma per ora voglio solo giocare a calcio”. “Non voglio pensarci troppo. Sono concentrato al 100% sul Cagliari. La gente è buona e vedo un futuro brillante. Sapevamo che sarebbe stata dura perché veniamo dalla Serie B, ci sono squadre migliori, ma siamo un gruppo forte e con l’aiuto dei nostri tifosi speriamo di restare in Serie A. Farò tutto quello che posso e se le prestazioni saranno molto buone andrò anche in Nazionale“.

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L’ultima partita di Jankto con la maglia della Repubblica Ceca è stata contro la Spagna, nel Giugno del 2022. La squadra si è qualificata per gli Europei di Germania del 2024, e Jakub sogna di esserci. “In questi ultimi mesi mi sono concentrato maggiormente sulla mia famiglia. Nelle pause internazionali vado a Praga per stare con mio figlio, i miei genitori. È dura non stare con lui, mi manca, ma devi lavorare e ho un lavoro che mi permette di fare cose che gli altri non possono fare: andare a Disneyland, divertirci insieme. Se vuoi ricevere dalla vita, devi dare. Lui ha solo 4 anni; sa che sono un calciatore, ma è troppo piccolo per capire”. “Vuole solo vedere suo papà. Quando ti concentri di più sulla famiglia, forse non ti concentri troppo sulla Nazionale, ma di sicuro se il nuovo allenatore mi vede giocare e mi chiama, sono disponibile. D’altro canto sono felice con la mia famiglia”.

“La cosa peggiore del calcio? Non c’è niente di veramente brutto”, ha concluso Jakub. “Sicuramente non abbiamo scelto noi questa responsabilità, ma una volta che sei un professionista devi dare il buon esempio, cercare di dare un messaggio positivo. Facciamo del nostro meglio. Almeno io sto cercando di fare del mio meglio. Farò sicuramente degli errori – li ho fatti e li farò – ma ci sto provando. Sono felice.”

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tifososampdoriano 10.1.24 - 19:57

Forza Sampdoria❤️ Grande Jankto.. resterai per sempre uno di noi

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Fulvio Magni 22.12.23 - 18:52

Farò coming out quando avrò capito a cosa serve. Vagonate di like a parte.

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