Justin Bieber deve cantare nell’omofoba Arabia Saudita? Potrebbe farsi consigliare da Matteo Renzi

Salire su quel palco per tirare soavi bordate con erotica voce intimista e diffondere dolci messaggi di amore cristiano in terra di Maometto? Oppure gettare un'ondata di fango sul regime di Rihad?

justin bieber Hatice Cengiz Jamal Khashoggi
justin bieber Hatice Cengiz Jamal Khashoggi Matteo Renzi Mohammed Bin Salman
3 min. di lettura

Vai a sapere cosa è giusto. Prova a fare un articolo che sposti più avanti la questione. Metti insieme le notizie, e però guarda la realtà. Ché di questi tempi, più che mai, la verità non esiste ed è già tanto provare a raccontare la realtà.

Dopo che Hatice Cengiz, fidanzata di quel Jamal Khashoggi massacrato e smembrato ad Istanbul da killer sauditi su mandato del principe di Riad Mohammad Bin Salman (fonti: CIA e Casa Bianca), ha chiesto a Justin Bieber di cancellare e dunque boicottare il suo concerto di Gedda in Arabia Saudita, cosa deve fare l’unico vero principe della situa e cioè Justin Bieber?

La lettera di Hatice, pubblicata dal Washington Post, racconta l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, fidanzato di Hatice e penna scomoda per il regime, e nel suo toccante finale mette Justin Bieber all’angolo:

Per favore Justin, non esibirti nel paese che ha ucciso il mio fidanzato. (…) Tutte le forme di oppressione sono malvagie, non importa da dove arrivino. L’anno scorso tu hai scritto ai tuoi follower “Voglio usare la mia piattaforma per ricordare a tutti che il razzismo è il male ed è radicato nella nostra cultura”. Considerando questo tuo nobile intento di richiamare noi tutti a prendere posizione contro le ingiustizie, per favore ora è il momento di utilizzare la tua piattaforma per supportare la cauda dei diritti umani in Arabia Saudita. Quest’anno tu hai rilasciato un album che hai intitolato “Justice”. Una canzone ha il titolo “Freedom”. L’Arabia Saudita ha un gran bisogno di entrambi, giustizia e libertà.
Non cantare per gli assassini del mio amato Jamal, per favore grida a tutti e condanna Mohammed bin Salman, il suo killer (mandante secondo la CIA ndr). La tua voce sarà ascoltata da milioni di persone. Se tu rifiuterai di fare questo concerto, il tuo messaggio sarà forte e chiaro: io non mi esibisco per i dittatori. Io scelgo la giustizia e la libertà al posto del denaro.

Ora, Justin Bieber ci ha abituati a capovolte, fughe in avanti e marce indietro che fanno certamente onore a una star che della fluidità dei nostri tempi ha fatto uno stile di vita e di fragilità da raccontare nel proprio percorso artistico. E’ possibile che, con la stessa capacità con cui nel 2017 cancellò decine di date del suo multimilionario “Purpose Tour” perché doveva disintossicarsi – successivamente abbiamo saputo che Bieber era sostanzialmente sul punto di morire di intossicazione da droghe sintetiche – la popstar canadese prenda il coraggio in mano e compia un clamoroso gesto di cancellazione della data di Gedda, buttando all’aria milioni di euro (sappiamo che può permetterselo) e dia al mondo un forte segnale di discredito rispetto all’Arabia Saudita.

Diritti Umani in Arabia Saudita >

Seguendo da tempo immemore ogni mossa e ritrosia di Justin – chi scrive è conclamato belieber -, Bieber potrebbe tirare dritto e decidere di scommettere su quel palco, farsi calare dal cielo e tirare soavi bordate con la sua erotica voce intimista, diffondere dolci messaggi di amore cristiano, mettersi in ginocchio a pregare Cristo nel bel mezzo delle terre di Maometto, e quindi invocare la pace e la giustizia che tutti uniscono. Bieber potrebbe – perché è un “pesci”, direbbe un mio amico scrittore fissato di astrologia – confermare la data, presentarsi al concerto, prendere in mano la commovente lettera di Hatice Cengiz e rivolgersi a un non meglio definito “evil” (il male), condannandolo secondo le scritture del nuovo testamento.

Ma potrebbe accadere anche il contrario. Il suo manager, talent scout, mentore-eccetera Scooter Braun – nella cui scuderia troviamo anche Ariana Grande, Demi Lovato, Kanye West – è uno di quei produttori ebrei molto legati a Israele e molto sensibili alle cause geopolitiche di quella zona del mondo. Non possiamo escludere che Justin, profondamente cristiano, salti sull’onda di discredito che schiuma intorno al regime di Riad, e plani fino a guadagnare sufficiente forza per lanciare una memorabile ondata di fango sull’Arabia Saudita. Il paese che, secondo Matteo Renzi, sta gettando le basi per un neo-rinascimento. Che Justin Bieber debba chiedere consiglio a Matteo Renzi?

 

In Arabia Saudita l’attività omosessuale è illegale. Quando una persona incorra per due volte nel reato di omosessualità, la pena deve essere eseguita, e può consistere in fustigazioni, ergastolo, fino alla morte e alla deportazione.

In Arabia Saudita la discriminazione di persone LGBT sul lavoro è incoraggiata.

In Arabia Saudita le persone transgender sono associate all’omosessualità e perseguitate come tali.

In Arabia Saudita è vietato il crossdressing (dunque un uomo non può vestirsi da donna e viceversa).

In conseguenza dei limitati rapporti sessuali tra donne e uomini prima del matrimonio, persiste una certa abitudine alla bisessualità di persone non sposate, dunque prima del matrimonio.

Il Mutawwi’a, la polizia religiosa che presiede e controlla la propagazione e la prevenzione “del vizio” vede nella lotta all’omosessualità uno dei suoi principali ragion d’essere.

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arbo 23.11.21 - 15:29

Proposta: ognuno scelga una divinita' della sua mitologia prefererita e faccia un paio di rituali a favore di quella povera anima di Scooter Braun che deve smazzarsi Bieber, West e la Lovato. Si sara' anche fatto un disastro di soldi, ma non penso ci sia cifra abbastanza alta da ripagarlo per i traumi che deve aver passato lavorando con quei tre disgraziati...

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