Uscirà domani nei cinema d’Italia La Petite di Guillaume Nicloux, film trainato dal solitamente straordinario Fabrice Luchini e Mara Taquin.
Luchini, icona di Francia, interpreta Joseph, uomo che viene a sapere che suo figlio e il suo compagno sono appena morti in un incidente. La coppia aspettava un bambino tramite gestazione per altri, con la madre surrogata che vive in Belgio. Cosa ne sarà del loro futuro bambino? Joseph è il nonno legittimo? Mosso dalla promessa di questa nascita che prolungherà l’esistenza di suo figlio, il sessantenne parte per incontrare la giovane ragazza fiamminga, che rivela un carattere fiero e indomabile.
“La GPA è eticamente accettata in Belgio ma senza un quadro giuridico, a differenza della Francia, dove la legge punisce severamente coloro che vi fanno ricorso, sia i genitori sia la madre surrogata“, ha sottolineato il regista Guillaume Nicloux, che ha qui adattato il romanzo «Le berceau» di Fanny Chesnel. “Ma quante sono in realtà queste persone che vorrebbero beneficiarne? Forse trecento coppie etero o omosessuali? E sotto pretesto di un eventuale pericolo di commercializzazione dei corpi, queste persone sofferenti si vedono private della possibilità di avere un figlio. Trovo strano che i legislatori impongano un rifiuto in nome di una morale senza sfumature. La GPA è un atto abbastanza delicato e personale fanno ricorso ripensato in modo sereno e caso per caso“.
Mara Taquin, che interpreta la mamma surrogata, ha sottolineato come il suo personaggio non sia “una vittima, anche se subisce qualcosa di simile. È ovviamente toccata da ciò che accade, ma non si lascia sopraffare: è lei a dettare le sue decisioni. Mi piace il suo carattere – duro e dolce allo stesso tempo. Rita non è solo una ragazza arrabbiata, ed era importante umanizzarla. Mi piacciono i racconti di donne che lottano mantenendo una forma di gioia. Trovo importante che il film non renda invisibile il problema mostrando che alcune persone sono favorevoli alla gestazione per altri e altre no. Personalmente, in questo campo, penso che l’umano debba avere la priorità”.
“Quando andavo a cena da alcuni miei amici non capivo cosa provassero quando mi parlavano del miracolo di essere nonni“, ha aggiunto Fabrice Luchini. “L’ho capito grazie a questo film: avere un nipotino ti mette allegria, dà un’energia straordinaria! È così semplice e Guillaume Nicloux lo illustra attraverso la storia di quest’uomo un po’ misantropo, che non aveva rapporti facili con il figlio, e che l’arrivo di un nipotino farà rinascere. Se vogliamo filosofare, è un patto con l’eternità. Un patto a lungo proibito agli omosessuali. Come avrebbero potuto immaginare, negli anni Settanta, che sarebbe stato possibile per loro avere figli? Roland Barthes diceva: «Non sono sposato, sono omosessuale, non ho figli: sono una generazione sprecata.» È meraviglioso poter fare ciò ora“.
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