Nel suo terzo episodio, il podcast di Le Radici dell’Orgoglio ci porta a scoprire dieci anni di storia LGBT italiana, negli anni della rivoluzione, del boom economico, e quando l’omosessualità faceva paura ed era preferibile fingere che non esistesse, anziché “combatterla”.
Gli anni che vanno dal 1960 al 1970 sono ricchi di avvenimenti, quasi tutti negativi per la comunità LGBT. Se da una parte gli italiani cercavano il benessere, dall’altra la politica cercava di “arginare” il problema dell’omosessualità, poiché si temeva potesse dilagare, proprio come fosse una malattia.
Si parla infatti di Apologia della condotta omosessuale. Questo il “reato” per cui si veniva arrestati e incriminati, nonostante non ci fosse una vera legge. Ma il rapporto omosessuale era sempre considerato un atto osceno in luogo pubblico.
Gli anni degli scandali
Gli anni ’60 sono stati anche il decennio degli scandali.
Lo scandalo Balletti Verdi
Questo nome proviene da “balletti”, ovvero il termine con il quale si indicavano gli scandali di natura sessuale, e “verdi”, come il colore del garofano all’occhiello di Oscar Wilde.
Il caso scoppia nell’ottobre del 1960. Un uomo nota la discreta somma di denaro che possiede il figlio. Messo alle strette, il ragazzo racconta che li ha guadagnati prostituendosi. Dalla denuncia dell’uomo, si scopre quello che avveniva a Roncadelle, in provincia di Brescia. Era infatti un luogo di prostituzione maschile. La notizia, in mano ai giornali, però, sfugge di mano. I media dell’epoca fanno nomi e cognomi, inserendo in prima pagina anche persone che non c’entrano niente con la prostituzione, ma colpevoli di andare a delle feste private. Anche nomi di un certo livello, tra cui Dario Fo, Mike Bongiorno, Franca Rame e Gino Bramieri.
Dopo 4 anni, nessuno degli inquisiti sconta la pena. Tra dichiarati innocenti e amnistia, si scoprono tutte le false notizie circolate in quegli anni, e anche i giornali correggono il tiro, classificando il tutto una montatura.
Paradossale invece l’effetto che ebbe sulla politica. Tutte le leggi anti-gay che si volevano approvare vennero abbandonate. Più facile non parlare dell’omosessualità, affermare che non esiste.
Caso Lavorini
Terribile, invece, il caso che coinvolge il piccolo Ermanno Lavorini. Il 31 gennaio 1969, dopo un giro in bici, non fece più ritorno a casa.
Il suo corpo venne trovato a Marina di Vecchiano, vicino alla pineta di Viareggio, quella conosciuta come luogo di perdizione, perché frequentata dagli omosessuali in cerca di rapporti. La stampa vide negli omosessuali i cattivi della storia, gli orchi che avevano ucciso Ermanno. Viareggio viene considerata la città più pervertita d’Italia, i nomi dei frequentatori della pineta sono pubblicati in prima pagina. Per la seconda volta, l’accanimento distrugge vite intere.
Una di queste, è quella di Adolfo Meggiani, individuato come un adescatore di bambini. Viene arrestato e incarcerato, ma è innocente. Non riesce a sopportare l’idea di essere visto come un pervertito. E si suicida.
Solo dopo si scopre che Lavorini era stato rapito da un gruppo di estrema destra, con lo scopo di chiedere il riscatto e racimolare soldi per fabbricare bombe.
Caso Braibanti
Aldo Braibanti è stato uno scrittore e drammaturgo italiano omosessuale. Nel 1968, dopo 4 anni di processo, viene condannato a sei anni di carcere (alla fine ne scontò due, essendo anche un partigiano) con l’accusa di plagio ai danni di Giovanni Sanfratello. Questo era un giovane di 23 anni, che Aldo aveva conosciuto a Piacenza.
La famiglia Sanfratello era ultra-conservatrice, fascista, e religiosa. Fu il padre di Giovanni, Ippolito, a denunciare Aldo, nel 1964. Lo accusò di aver plagiato il figlio, insegnandogli quei principi e valori che Ippolito non poteva accettare, tra cui l’omosessualità. Giovanni venne portato con la forza in una clinica privata per malattie nervose, poi in un manicomio di Verona. È qui che subì elettroshock e diversi shock insulinici. Dopo 15 mesi fu dimesso, ma era obbligato a vivere nella casa dei genitori e doveva leggere solo libri pubblicati non prima di 100 anni.
Durante il processo a Braibanti, tutte le dichiarazioni di Giovanni furono dichiarate nulle. In realtà, Braibanti fu il capro espiatorio, incolpato solo perché omosessuale.
L’omosessualità nell’arte: rivoluzione di libri, film, teatro e riviste
Per quanto riguarda il mondo dello spettacolo e della cultura, ci fu una rivoluzione. La censura era sempre in agguato, ma la cultura italiana venne “sconvolta” da libri e spettacoli riguardanti anche storie d’amore omosessuale.
Teatro
Ecco i primi spettacoli con un testo scottante. Sono storia d’amore gay, censurate già durante le prove. Ma il pubblico è interessato, perché vuole scoprire questo mondo, è curioso.
In realtà, si temeva che ogni scena fosse troppo spinta, e che ci fossero polemiche durante lo spettacolo.
Libri
Gli anni ’60 sono un periodo di apertura, di trasformazione. Lo si vede dai libri che vengono tradotti e pubblicati in Italia. Parliamo di “Gli occhiali d’oro” di Giorgo Bassani, “Valentino” di Natalia Ginzburg o “L’isola di Arturo” di Elsa Morante.
Molti libri smettono di parlare dell’omosessualità “problematizzata”, ma un semplice amore tra due ragazzi. È quello che succede con “L’anonimo lombardo” di Alberto Arbasino. Di omosessualità se ne parla, certo, ma senza citarla quasi. E soprattutto, senza definirla un problema.
Cinema
Si parla di sessualità, di tutti i generi. Qui nasce una vera rivoluzione. La censura fallisce, non cerca più di eliminare certi temi. Anche l’omosessualità non è più nascosta. Un esempio è “Parigi, o cara“, dove la protagonista va a Parigi a incontrare il fratello, chiaramente omosessuale.
Pier Paolo Pasolini intervista le persone, e in “Comizi d’amore” scopre che gli italiani non sono ancora pronti a parlare di divorzio e omosessualità.
Edicole
Nelle edicole, rivoluzione con l’arrivo delle riviste pornografiche (almeno per quegli anni). Ci sono donne in bikini, e nasce l’italiano Men, diretto da Adelina Tattilo e Saro Balsamo: cronaca, attualità, gossip, temi scottanti, e nudi (non integrali). Nel 1970, Men pubblica anche la rubrica “Il Salotto di Oscar W.“, per la prima volta compaiono anche dei nudi maschili, con molto successo da parte del pubblico omosessuale.
La rubrica di Men era gestita da Giò Stajano, un volto importantissimo di questi anni. Uno tra i primi personaggi dichiaratamente omosessuali in Italia, che fece la transizione del 1983. Da quell’anno, si fece chiamare Maria Gioacchina Stajano Starace Briganti di Panico. Il nonno era un gerarca fascista molto importante, Achille Starace.
Ascolta “Le Radici dell’Orgoglio Ep.#3 – Scandalosi quegli anni (1960-1970)” su Spreaker.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.