Vita al massimo per Vladimir Luxuria, che dopo l’esperienza come parlamentare (seconda nel mondo, prima in Europa) e la vittoria all’Isola dei famosi torna a cimentarsi come scrittrice a due anni di distanza da Chi ha paura della Muccassassina?. Se il primo rientrava nella categoria della saggista autobiografica adesso Luxuria entra nel territorio per lei inesplorato della narrativa con un’antologia di fiabe intitolata Le favole non dette appena pubblicata da Bompiani nella collana Narratori italiani (Pagine 192, Prezzo € 16,50). Ne abbiamo parlato con l’autrice, che lo ha appena presentato alla Fiera del Libro di Torino.
Emozionata per il debutto in una veste inedita?
È il mio primo libro di narrativa, per cui è un po’ la mia prima volta perchè l’altro era biografico-politico questo invece è un libro di racconti.
Di chi è stata l’idea?
L’editore mi ha proposto di scrivere qualcosa di narrativa e insieme abbiamo pensato a delle favole, quindi a parlare d’infanzia. Mi è tornato in mente il film La mia vita in rosa di Alain Berliner e ho pensato di parlare dell’infanzia transgender attraverso le favole, perché appunto il topos della favola, quella che Vladimir Prop definirebbe la funzione della favola, è il desiderio della trasformazione, il cambiamento e il desiderio di essere altro. Per l’infanzia trans naturalmente questo rappresenta anche il desiderio di trasformare il proprio corpo. Quindi ho immaginato un percorso che parte da un eroe che lotta contro una serie di difficoltà esterne per diventare l’eroina.
Quale è la struttura del libro?
Ci sono tre favole reinterpretate, il Pinocchio di Collodi, La Sirenetta e Il Brutto Anatraccolo di Hans Christian Andersen, e poi ci sono tre storie originali. Una (Il triste cantore) è ambientata intorno al 600 ed è una storia di voci bianche. Un’altra (La donna uomo) è dedicata ai fenomeni da baraccone e poi c’è una storia ambientata in Sicilia (Iddu) che esplora il fenomeno delle drag queen. Il titolo deriva dal fatto che a Stromboli definivano il vulcano Iddu, cioè Lui, la divinità. Per questo l’ho immaginato parlante, il grande padre, perché c’è questo rispetto molto sentito nei confronti di un vulcano attivo.
Da piccola le leggevano fiabe?
Sì me ne hanno lette. Poi ne ho sentite tante anche in Parlamento, purtroppo, tipo quella sulle unioni civili… C’è chi le favole le racconta dentro il parlamento. Io almeno ho aspettato dopo essere uscita!
Anche il suo libro precedente, sorta di viaggio da Foggia a Montecitorio, riguardava una storia di trasformazione, per cui in quello che scrive sembra esserci sempre un po’ di lei.
Sì, io sono stata transgender su più livelli, una transgender al cubo. Non parlo solo della trasformazione del mio corpo ma anche delle trasformazioni nella mia vita: parlamentare, attrice, scrittrice. Tramite la favola si puo’ parlare di alcuni desideri che si sono realizzati. Ma non credo nel "vissero felici e contenti", nel senso che la felicità dev’essere conquistata giorno per giorno. Ripensando a uno spettacolo che ho visto di recente, la vita potrebbe essere ridotta a due punti: nascita e morte. Invece vogliamo dare un significato alla vita cercando di creare più punti possibili tra questi due.
A che fascia di pubblico è indirizzato il libro?
Dai sedici anni in poi. Non tanto per i temi trattati quanto per la comprensibilità del testo. Non sono come la favole di Madonna, che hanno una grande semplicità di linguaggio.
Della sua parentesi parlamentare cosa ritiene essere stata la cosa migliore e quella peggiore? La migliore l’aver dimostrato che anche una trans, annunciata come una specie di fenomeno da baraccone, può sedere in parlamento e ottenere la stima anche dei colleghi dell’altro schieramento. La cosa peggiore è che ti accorgi che ci sono cose più grandi di te e quindi quella che è stata l’impossibilità di applaudire una legge che avrebbe riconosciuto giuridicamente il diritto alla nostra affettività e alla progettualità della vita in due. Oppure quella contro le discriminazioni, molto osteggiata dal centro-destra. Ma in positivo c’è stata la votazione per l’attuazione di una direttiva europea sul diritto d’asilo e status di rifugiato per orientamento sessuale e identità di genere, perchè ci sono persone che scappano da nazioni nei quali rischi il carcere semplicemente per essere gay, lesbica o trans. A questo proposito penso che i respingimenti che sono stati fatti di recente costituiscano un triste precedente. Mi chiedo quanti a seguito di questo nuovo decreto sulla sicurezza non potranno più sentire l’Italia come una nazione pronta a proteggere ed accogliere secondo quella direttiva che tutto l’arco parlamentare aveva votato.
Ha criticato Gianfranco Fini per aver incontrato le associazioni gay e lesbiche ma non trans. Ritiene sia stato un incontro diciamo pre-elettorale? Mi è dispiaciuto soprattutto che all’incontro con Fini non fosse presente neanche una persona delle associazioni trans. Mi voglio augurare che in un’eventuale legge contro le discriminazioni venga inclusa anche l’identità di genere. Per quanto riguarda Fini credo che stia veramente facendo una sua elaborazione culturale e sia una persona che si è posta dei dubbi e stia riflettendo su alcune cose. Forse è il più sincero e il più coraggioso fra tutti. Il problema è il centro-destra nel suo complesso. Io sono stata in Commissione Giustizia e ho seguito l’iter sull’allargamento della legge Mancino per includere nelle aggravanti d’incitamento all’odio anche orientamento sessuale e identità di genere. Il centro-destra ha fatto le barricate, con pochissime eccezioni tra le quali posso citare Giulia Bongiorno che ha una mentalità un po’ più aperta su questi temi. Per Fini il problema sarà convincere i suoi, visto che prima si sono opposti a un provvedimenti contro omofobia e discriminazioni.
Regalera’ il libro a qualcuno dei suoi ex colleghi parlamentari?
Non credo, alcune copie che ho le regalo agli amici, alle persone che sento davvero vicino.