Ricordate Lorenzo Fontana, 40enne veronese dal 2018 al 2019 contestatissimo Ministro per la famiglia e le disabilità e a seguire per 3 mesi Ministro per gli affari europei? Ebbene Fontana è stato nominato da Matteo Salvini “responsabile del dipartimento ’Famiglia e valori identitari’” della Lega.
“Mi sento investito di una grande responsabilità e dedicherò il massimo impegno in questo compito“, ha scritto sui social Fontana. “La tutela della famiglia, che è il principale nucleo sociale ed economico della società, e la difesa delle identità contro un globalismo omologante sono sfide centrali per il futuro“.
Per “difesa delle identità contro un globalismo omologante”, sembra evidente vista la sua recente storia politica, intende tutti noi, comunità LGBT che Fontana ha sempre incredibilmente attaccato. Proviamo a fare un dettagliato resoconto.
Nel 2016 Fontana prese parte ad un convegno firmato Pro-Vita, sottolineando come ci fosse “una deriva nichilista e relativista della società occidentale, ma la Russia è l’esempio che l’indirizzo ideologico e culturale in una società si può cambiare. Infatti se trent’anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa“.
Nel 2017, dinanzi ad una sentenza della Corte d’Appello di Trento che riconobbe due padri, tuonò: “Pezzi di Stato continuano nel tentativo di minare la famiglia tradizionale rendendo il peggior servizio alle nostre comunità, nate e cresciute proprio grazie a un modello di famiglia basato su madri e padri (senza i quali, è opportuno ricordarlo, in natura non è possibile generare una nuova vita)”. “Il tentativo, tutto ideologico, di mercificare la vita umana non è certo una conquista di civiltà, al contrario rappresenta un pericoloso precedente, che apre a scenari inquietanti”. Sempre nel 2017, non contento, la sfuriata social contro l’UNAR, (follemente) accusato di “promuovere la teoria del gender nelle scuole”. L’immancabile spettro del fantomatico gender. Un grande classico.
Diventato ministro ad appena 38anni, nell’estate del 2018 Fontana fece così il suo debutto: “Le famiglie gay non esistono. Perché esistono le famiglie arcobaleno?“. Travolto dalle critiche, scrisse una lettera di suo pugno per sottolineare come “la rivolta delle élite non ci spaventa e non ci spaventa affrontare la dittatura del pensiero unico. Andiamo avanti con grande motivazione, abbiamo tanti progetti da attuare”. Fortunatamente così non è stato.
Accolto in Senato da Monica Cirinnà con una maglia delle famiglie arcobaleno, Fontana non si mosse di un passo, ribadendo come “matrimonio è tra mamma e papà, le altre schifezze non le vogliamo sentire. La famiglia che riconosciamo è quella sancita e tutelata dalla Costituzione“. Nell’agosto del 2018 un’altra proposta choc: “abroghiamo la legge Mancino, che sanziona l’incitazione alla violenza e alla discriminazione“. Quella stessa legge che il DDL Zan va ad ampliare per contrastare l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo.
Esattamente due anni fa, poi, come dimenticare lo spot leghista all’indecoroso Congresso della Famiglia, con tanto di patrocinio del ministero in mano proprio a Fontana. Poco prima del suo addio, ebbe l’ardire di applaudire “la processione di riparazione al Modena Pride”, per poi difendersi dalle accuse di omotransfobia con queste parole: “Ma quale omofobo, ho amici gay che mi apprezzano anche dal punto di vista fisico”. Dove siano costoro, non è dato sapere.
Con la nomina di Fontana a “responsabile del dipartimento ’Famiglia e valori identitari’“, è facile immaginare quale strada voglia intraprendere la Lega sul piano dei diritti LGBT. La stessa cavalcata negli ultimi anni, sfacciatamente, quasi con orgoglio omotransfobico. Visto l’approdo in Senato del DDL Zan a inizio 2021, aspettiamoci di tutto.
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Impossibile dimenticare questo pericoloso crociato omofobo. Con la lega e fratelli d’Italia al governo finiremmo a stretto giro nella stessa situazione di Russia, Polonia, Ungheria e Brasile, quello è il loro modello di società, lo dichiarano apertamente. Teniamolo sempre a mente, soprattutto al momento del voto.