Marco desidera essere amato, ma non riesce ad amarsi e combatte costantemente per ottenere conferme esterne. Vive con un bisogno disperato di colmare un vuoto affettivo mai soddisfatto. Nel tentativo di sopravvivere, si tuffa nel sesso, ma questa scelta diventa solo l’inizio di una caduta verso un abisso ancora più profondo.
“Love Me Tender” debutterà il 12 giugno. Scritto dalla drammaturga Renata Ciaravino in collaborazione con Shi Yang Shi, attore principale, affronta la tematica della dipendenza sessuale attraverso la lente della dipendenza affettiva, elemento comune a tutte le dipendenze.
Un disturbo spesso poco discusso, nonostante la diffusione su vasta scala. La dipendenza affettiva può coinvolgere chiunque, anche coloro che non ne sono consapevoli.
LOVE ME TENDER
Milano 12 / 16 GIUGNO 2023
Teatro Elfo Puccini, Sala Bausch
di Renata Ciaravino e Shi Yang Shi
regia di Marcela Serli
L’opera nasce in un contesto estremo, durante la pandemia globale, che ci ha costretti a condividere tempo e spazio con le stesse persone, isolandoci dal mondo esterno. La dipendenza affettiva si nutre dei bisogni e delle ansie latenti, generando un dolore così profondo che solo l’attaccamento morboso sembra placare.
Attraverso una profonda indagine sul campo, condotta anche in collaborazione con la S.I.I.Pa.C. di Bolzano, “Love Me Tender” si annuncia come un’opera teatrale intensa e provocatoria. Svela la complessità della dipendenza affettiva e sessuale, offrendo una prospettiva illuminante sulle dinamiche nascoste dietro questa sofferenza diffusa.
Abbiamo parlato proprio con Shi Yang Shi, fulcro di “Love Me Tender”, che condividerà con noi il suo processo di preparazione e le sfide incontrate durante la realizzazione dello spettacolo.
INTERVISTA A SHI YANG SHI
Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per interpretare il personaggio di Marco in “Love Me Tender”?
Per prepararmi al personaggio di Marco, il protagonista di “Love Me Tender”, mi sono ispirato alle interviste di 5 persone con dipendenza sessuale. Ho avuto la possibilità di intervistarli grazie alla collaborazione con la SIPAC di Bolzano (Società Italiana Intervento Patologie Compulsive).
Le loro storie, che coinvolgevano uomini gay ed eterosessuali, hanno avuto un impatto su di me. Inoltre, mi sono ispirato al mio stesso corpo perché sono di origine cinese e italiano, e ho cercato di esprimere la verità attraverso la mia personale esperienza corporea.
Puoi parlarci del processo di creazione e sviluppo dello spettacolo? Quali sono state le sfide più grandi durante la sua realizzazione?
Lo spettacolo è nato durante la pandemia, quando Renata Cervino ed io abbiamo deciso di esplorare e raccontare la dipendenza affettiva e sessuale. Sono stato interessato a indagare e poi narrare questa tematica. La regista Marcella Serli è entrata nel progetto con grande delicatezza ma anche con un’importante visione artistica. Siamo riusciti infine a portare lo spettacolo a Milano.
Durante la sua realizzazione, abbiamo affrontato numerose sfide. Da un lato, c’era la sfida artistica di evitare la stigmatizzazione e raccontare una questione che riguarda la salute sessuale. Dall’altro lato, c’era la sfida produttiva, in quanto si trattava di teatro indipendente e il tema stesso era considerato un tabù. Dopo due anni, ce l’abbiamo fatta. È stata un’esperienza molto significativa per noi.
“Love Me Tender” esplora i tabù legati alla dipendenza affettiva e alla dipendenza dal sesso. Quali sono, secondo te, le principali cause di questa sofferenza che ci lega al passato e ci impedisce di vivere appieno il presente?
Non sono un terapeuta, quindi non posso rispondere in termini clinici, ma durante questi due anni di spettacolo ho notato alcune cose comuni a tutti. Ad esempio, il rapporto con la madre è spesso un fattore importante. Inoltre, molte persone con dipendenza sessuale hanno un rapporto difficile con il padre, il che può essere ancora più complesso per gli uomini.
Altre cause includono il consumismo, la stigmatizzazione e la mancanza di rispetto verso il proprio corpo. È un mix di vergogna, desideri, consumo e mancanza di respiro.
Secondo te, nella comunità gay questo problema è più diffuso?
Credo che il problema sia molto diffuso anche nella comunità gay, più di quanto ci immaginiamo. Spesso mancano strutture adeguate e l’informazione non è abbastanza diffusa.
Confondiamo la libertà e i diritti che giustamente vogliamo con questa sorta di pseudo-libertà di consumare noi stessi, i nostri corpi, senza limiti e senza fermarci. Ma in realtà, non c’è libertà in tutto ciò. Questo è un problema che affligge molti individui.
Siamo nel mese del Pride: perché dobbiamo ancora lottare?
Esiste una vita senza lottare, sia durante il Pride che al di fuori di esso? Con il governo attuale, l’ambiente e il clima che ci circondano, dobbiamo lottare sempre. Questa è la mia rabbia, la mia isteria.
La cosa più difficile è ammettere che abbiamo bisogno di amare tutti incondizionatamente e di dare agli altri, iniziando da noi stessi. L’amore incondizionato è estremamente difficile. Dobbiamo lottare per avere il diritto di respirare liberamente, una vera libertà.
LOVE ME TENDER
Milano 12 / 16 GIUGNO 2023
Teatro Elfo Puccini, Sala Bausch
di Renata Ciaravino e Shi Yang Shi
regia di Marcela Serli
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