Tra i miti intramontabili del mondo delle quattro ruote, quello della Mini è forse uno dei più longevi. Nata ufficialmente nel 1959, questa piccola da città ha conquistato il cuore di generazioni di appassionati ma ancora oggi continua ad essere una delle vetture più amate dagli automobilisti.
Tanto che il suo attuale produttore, la BMW, ha appena annunciato il lancio sul mercato di due nuovi modelli, la Mini One e la Cooper D. Le novità saranno presentate a marzo al salone di Ginevra e raggiungeranno i concessionari a partire da aprile 2007, per la gioia di tutti coloro che sono disposti a conquistarsi una passione per la modica cifra di 17.550 euro per la “One” e 20.950 per la “Cooper D”.
È vero, non si tratta di cifre basse per un modello di queste dimensioni, ma tenete presente che stiamo parlando di un vero e proprio mito. E poi questi due modelli, che completano la gamma della Mini seconda generazione finora composta dalle versioni sportive “Cooper” e “Cooper S”, vantano novità di rilievo. La “One” monterà un motore 1400 a benzina completamente nuovo, capace di portarvi a 100 km/h in soli 10,9 secondi e raggiungere velocità di 185 km/h con consumi più ridotti rispetto al passato del 15%.
La Cooper D, come fa intuire il nome, è la prima diesel della famiglia Cooper, e per lei ce ne vogliono solo 9,9 di secondi per arrivare a 100 km/h, mentre la velocità massima è di 195.
Insomma una storia di tutto rispetto che prosegue da anni, fin da quando, nei lontani anni ‘50, la British Motor Corporation, nata da poco, chiese al progettista di origine greca Alec Issigonis di ideare una vettura da città, piccola ed economica, ma in grado di trasportare almeno 4 persone. Nacquero così nel 1959 la Austin Seven e la Morris Mini Minor che con gradualità cominciarono a conquistarsi la loro fetta di mercato.
Due anni più tardi fu lanciata la Mini Cooper, cioè la versione elaborata dal patron di Formula 1 John Cooper, che vantava un notevole incremento della potenza, freni anteriori a disco e un nuovo assetto. Le incredibili prestazioni di questo modello, che portò a casa persino un rally di Montecarlo, convinsero anche i più scettici e decretarono il definitivo successo della Mini.
Dopo di allora si sono succeduti vari produttori e modelli…
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Dopo di allora si sono succeduti vari produttori e modelli: nel 1969 la “Mini” diventa una marca a sé stante, sganciata dalla originaria BMC, poi diventata British Leyland, e viene lanciata la Mini Clubman con frontale squadrato e allungato e plancia e sedili ridisegnati. Gli anni ‘70 e ‘80 sono tutto un fiorire di modelli e versioni della Clubman e della Mini Classica ma per avere cambiamenti significativi bisogna aspettare il 1991 quando la Austin Rover, nuovo nome della British Leyland, intervenne sulla sicurezza e sull’inquinamento rinforzando la scocca e adottando l’alimentazione a iniezione elettronica single point e la marmitta catalitica.
Nel 1994 la Austin Rover viene acquistata dalla BMW che propose tutta una serie di aggiustamenti: motore multipoint, airbag guida, barre nelle portiere, cinture di sicurezza con pretensionatore, radiatore frontale, nuovi interni. Ma la vera rivoluzione avviene nel 2000 quando vengono presentate le vetture di nuova generazione che ripercorrono anche nel design lo stile tradizionale ma realizzando delle auto davvero moderne. E oggi questa seconda generazione si arricchisce anche dei due nuovi modelli.
Nella lunga e gloriosa storia della Mini c’è da notare una curiosità: questa originale vettura è stata prodotta in molti paesi da realizzatori diversi. Anche in Italia c’è stata una versione molto particolare, prodotta tra il 1965 ed il 1975 dalla Innocenti di Milano. Rispetto alle originali inglesi le versioni Innocenti presentavano alcune differenze: non adottarono mai le sospensioni Hydrolastic e avevano interni più accessoriati e meglio rifiniti. Dalla meccanica della Mini originale la casa milanese trasse anche un modello totalmente separato, la Innocenti Nuova Mini. E, incredibile a dirsi, a qualcuno piaceva anche…
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