“C’è il fortissimo rischio che Monica Cirinnà non sia eletta nel prossimo Parlamento. Le è infatti stato proposto a Roma un collegio uninominale perdente. Non averla nel prossimo Parlamento sarebbe un danno gravissimo per le battaglie che Monica porta avanti da anni, per i diritti e le libertà di tutte e tutti. La destra sarà contenta.”
Sono le parole espresse su Instagram da Franco Grillini, storico padre nobile del movimento italiano per la liberazione delle persone LGBTQIA+.
Monica Cirinnà si avvia a concludere la sua seconda legislatura in Parlamento. Attualmente senatrice PD, madre nel 2016 della legge sulle Unioni Civili voluta dall’allora premier Matteo Renzi, nelle ultime settimane, dopo che anche Gay.it lo aveva pubblicamente chiesto al PD, Cirinnà si era spesa per includere il matrimonio egualitario nel programma del Partito Democratico. Soltanto due giorni fa il segretario del PD Enrico Letta ha annunciato che il matrimonio egualitario sarà nel programma, insieme allo ius scholae.
La doccia gelata è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri 14 Agosto. A lanciarla Simone Alliva dalla propria pagina personale di Facebook, dalla quale Alliva parla di una non candidatura.
“Il PD non candiderà Monica Cirinnà, la madrina delle Unioni civili e responsabile del Dipartimento Diritti del Partito Democratico. Una delle persone più vicine alla comunità Lgbt degli ultimi anni. Ma non era il partito dei diritti?” scrive Alliva, che aggiunge: “Così non ‘vincono le idee’ ma le correnti. La senatrice Cirinnà vittima di una delle care regole del partito: se sei di qualcuno ti attaccano ma se non sei di nessuno ti eliminano.”
Successivamente, nel corso delle ore, si apprende che non c’è una chiara intenzione di non candidare Cirinnà. In verità il PD pare intenzionato a posizionare Monica Cirinnà in un collegio fortemente a rischio, nel quale facilmente la senatrice madre delle Unioni Civili finirebbe per non essere eletta. Qualcuno dirà: il popolo è sovrano, se gli elettori vogliono Cirinnà in Parlamento, la eleggeranno anche in un collegio difficile. Ma le cose non stanno esattamente così. Per due motivi.
Il primo motivo è che Cirinnà è una figura carica di significato politico per una comunità di minoranza come quella LGBTQIA+. Questo significa che la sua candidatura raccoglie un forte consenso presso quella minoranza che, in quanto tale, esprime grandi numeri elettorali soltanto su base nazionale. Per semplificare: in qualsiasi collegio italiano, le persone e i temi LGBTQIA+ difficilmente raccoglieranno voti locali sufficienti per maturare un’elezione in quel collegio. È invece auspicabile che un grande partito che si faccia carico delle battaglie sui diritti civili protegga la candidatura di Cirinnà in un collegio sicuro, per garantire rappresentanza parlamentare alla minoranza di riferimento.
Il secondo motivo è che – in verità – questa legge elettorale per le politiche 2022 funziona attraverso un meccanismo misto e complicato, che lascia ai partiti piena titolarità di decidere chi finirà in Parlamento, e agli elettori non resta che la possibilità di scegliere il partito, senza praticamente alcun controllo sulle persone a cui dare il voto.
Nei prossimi giorni si chiuderanno le liste, che dovranno essere consegnate entro il 22 Agosto. Vedremo se il Partito Democratico saprà proteggere una candidatura importante per la comunità LGBTQIA+ italiana. Se così non fosse, sarebbe auspicabile che Cirinnà rinunci a una qualsiasi candidatura a rischio, o peggio ancora di furbizia da ripescaggio proporzionale. Dal PD ci aspettiamo che la candidatura di Cirinnà sia orgogliosamente posizionata in un collegio blindato. (gf)
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Le pasionarie non mi sono mai piaciute. Dopo i tira e molla delle ultime ore: mi candido non mi candido, accetto non accetto, un partito per bene l'avrebbe già espulsa.