Sono state documentate, in particolare negli ultimi vent’anni, pratiche omosessuali – dai giochi sessuali a veri e propri comportamenti genitoriali – in circa 1500 specie animali (in cattività quanto nell’ambiente naturale), anche se per molti scienziati il numero potrebbe essere ampiamente sottostimato.
Non sempre si può parlare di omosessualità tout court, perché gli animali usano il sesso – a prescindere dall’orientamento sessuale – per piacere, per riprodursi, per cementificare le relazioni, per proteggere e per risolvere conflitti: c’è un animale, però, le cui tendenze omosessuali sono capaci di manifestarsi per una vita intera.
Fino all’8% dei montoni domestici (i maschi delle pecore) può dimostrare la sua preferenza nei confronti di un altro maschio anche quando nei dintorni albergano una o più femmine fertili. E può farlo per tutta la vita, anche con più maschi (non trattandosi di un animale monogamo). Un gruppo di neuroscienziati aveva rilevato nel 2004 che una parte del loro cervello, l’ipotalamo (responsabile del rilascio degli ormoni sessuali), era più piccola nei montoni omosessuali che in quelli eterosessuali. Ma già nel 1991 il neuroscienziato Simon LeVay, ipotizzando peraltro una simile distinzione anche tra gli umani, aveva sottolineato che l’omosessualità di alcuni montoni avrebbe potuto generare dei vantaggi per le… sorelle degli stessi montoni omosessuali. In quale modo? Lo stesso gene renderebbe infatti le pecore più fertili o incrementerebbe il loro desiderio di accoppiamento, arrivando dunque a produrre più figli rispetto alla media. Per dirla in poche parole: l’omosessualità – anche negli animali – serve eccome.
Non è ancora chiaro se la stessa tendenza sia riscontrabile in egual misura anche nelle pecore che vivono in natura e, se la spiegazione di LeVay è corretta, allora probabilmente no. Il sospetto, a oggi ancora non confermato in via ufficiale, è che le tecniche di allevamento (agli allevatori interessa avere a disposizione buone fattrici) abbiano causato una generica predisposizione all’omosessualità nei montoni domestici.
Con buona pace delle pecore e dei montoni.
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