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Mosca: licenziato insegnante gay friendly “per il bene della scuola”

Partecipa ai sit-in contro l’approvazione della legge anti-gay, i genitori degli alunni lo segnalano al preside che lo licenzia. Intanto, il ministro degli esteri tedesco protesta con l’ambasciatore.

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I primi, devastanti, effetti della legge anti-gay russa cominciano a farsi sentire. Un insegnante di un liceo di Mosca è stato licenziato per aver partecipato all’ultimo picchetto di protesta davanti alla Duma contro l’approvazione della discussa norma che di fatto vieterà a livello nazionale manifestazioni pubbliche come il Gay Pride. A raccontarlo è stato lo stesso professore, Ilya Kolmanovsky, insegnante alla “Scuola numero due” di Mosca, e che tiene un blog sul sito di Radio Svoboda.
Venerdì scorso, durante la protesta organizzata in concomitanza con la prima lettura alla Duma del progetto di legge, Kolmanovsky era rimasto coinvolto negli scontri tra gli attivisti del movimento Lgtb e un gruppo di militanti ortodossi, favorevoli alla messa al bando della “propaganda gay”. Il suo nome, racconta il professore, era finito così sui giornali. Dopo averlo visto, alcuni genitori dei suoi studenti hanno presentato un esposto al preside del liceo, il quale ieri gli ha comunicato il licenziamento “per il bene della scuola”.

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La sua colpa sarebbe quella di essersi espresso contro ogni forma di repressione dell’omosessualità. “Ho detto che come padre e insegnante ritengo pericoloso che la nostra società spinga gli adolescenti gay a nascondersi, cosa che spesso porta al suicido – ha raccontato Kolmanovsky – ho poi aggiunto che questa legge mira a seminare odio tra le persone”. La nuova legge, approvata in prima lettura alla Duma, prevede multe per chi compie “atti di propaganda” in presenza di minori. In pratica, qualunque manifestazione o iniziativa pubblica rischia di essere soggetto a sanzioni amministrative se nelle vicinanze vi è un minore.
La legge, comunque, sta avendo un’eco internazionale e l’indignazione contro il testo ha valicato i confini russi interessando non solo le associazioni lgbt.
Il ministro tedesco degli Esteri Guido Westerwelle, ad esempio, ha protestato ieri direttamente con l’ambasciatore russo a Berlino, Vladimir Grinin. Gay dichiarato, si sarebbe detto anche ”personalmente deluso”.

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Il ministro ha avvertito Grinin che l’approvazione del progetto legislativo complicherebbe i rapporti tra Russia ed Europa, danneggiando inoltre l’immagine di quel Paese. Infine Westerwelle avrebbe fatto notare all’ambasciatore come la nuova legislazione contraddica la convenzione europea sui diritti umani.
E dopo Milano, anche Venezia discute sul gemellaggio con San Pietroburgo. Il consiglio comunale, infatti, ieri ha approvato una mozione a sostegno della lotta contro l’omofobia che pone in discussione i rapporti con la città russa gemellata con Venezia. Ma la città lagunare deve saper mantenere aperto il dialogo con le altre realtà ”anche partendo da posizioni distanti e critiche”. L’amministrazione comunale veneziana, in una nota, ha sottolineato come ”il rispetto dei diritti fondamentali della persona sia sempre stata una priorità ed è per questo che si esprime la massima considerazione per il lavoro del Consiglio comunale. Tuttavia, si intende con altrettanta forza sottolineare che Venezia ha sempre posto il dialogo come pietra d’angolo del suo sviluppo culturale ed economico”. ”Mantenere il dialogo, costruire nuove e proficue collaborazioni fra le istituzioni dei diversi Paesi – ha rilevato il sindaco Giorgio Orsoni – è indispensabile proprio per affrontare le importanti tematiche che la società ci impone. Chiudersi a riccio non consente perciò alcuna evoluzione del dibattito. Venezia – ha concluso il sindaco – come nella sua tradizione, continuerà a perseguire tutte le iniziative che possono portare ad una sempre migliore collaborazione fra genti e culture diverse”.

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